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«Malaria qui? Non facciamo allarmismo»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania – La vicenda della povera bimba di Trento, morta a Brescia per una malaria encefalica, continua ad essere un giallo anche se nelle ultime ore si stanno delineando contorni ben precisi sull’origine del contagio. Ciononostante anche da noi si è diffusa la paura strisciante sul possibile ritorno di questa malattia tipica dei paesi dell’Africa e del sud-est asiatico. Ne abbiamo parlato col primario di Malattie infettive e conoscitore delle patologie tropicali del Cannizzaro, Carmelo Iacobello.

Dott. Iacobello la triste vicenda della bimba di Brescia rischia di suscitare paura nei cittadini. E’ possibile che nelle aree catanesi, in origine paludose, prima o poi si possa fare i conti con una malattia debellata da oltre 50 anni?

«In linea teorica sì, ma evitiamo di fare allarmismo. Nelle zone che in passato erano malariche può esserci il rischio remoto che la malattia si ripresenti, soprattutto per il clima che va verso una progressiva tropicalizzazione come in questi ultimi anni. Però il caso bresciano di cui si parla oggi non si è verificato in aree storicamente malariche. Quindi propenderei per altre cause di contagio e mi manterrei molto cauto anche se noi infettivologi abbiamo alzato le antenne. Purtroppo noi esperti viviamo una fase storica sanitaria in cui si sta osservando il ripresentarsi di alcune patologie scomparse».

Di che si tratta?

«Ad esempio di alcune febbri emorragiche. La zanzara tigre rappresenta un rischio perché è una Anopheles in grado di poter trasmettere una febbre emorragica».

Dalle nostre parti si sono verificati negli ultimi anni casi anomali di malaria non da importazione?

«No, di malaria no. Abbiamo avuto alcuni casi della cosiddetta patologia da virus “west nile”, trasmissibile da zanzare, ma sempre di origine benigna».

Nel caso specifico della bimba di Trento cosa può essere successo?

«Attendiamo gli esiti degli esperti inviati dal ministero. Certo quello che sta emergendo lascia spazio a più interrogativi. Nel caso specifico, visto che nelle stanze accanto a quella in cui era ricoverata la povera bimba c’erano due bimbi del Burkina Faso malati di malaria, o si è trattato di una zanzara che ha sviluppato la capacità di trasmissione della malattia, oppure si è trattato di un errore nei prelievi. Insomma è un caso criptico che si sta valutando nei particolari».

La tropicalizzazione del clima soprattutto nel sud rischia di ripresentare malattie mai registrate?

«Rischia di portare da noi malattie che al momento sono endemiche in Africa. E col tempo anche le zanzare comuni potrebbero diventare vettori di malattie. Recentemente abbiamo avuto un caso di Chikunqnya, una febbre emorragica virale. Per fortuna si è trattato di un caso di importazione su un soggetto che era stato in Mali».

Queste malattie possono essere trasmissibili da uomo a uomo?

«No assolutamente».

Quindi è errato fare il binomio – come fanno alcuni – più gente arriva dall’Africa più c’è il rischio che si diffondano malattie debellate?

«Ma certamente, anche se in linea teorica l’aumento di popolazione immigrata – che potrebbe già avere una malattia -, l’approssimarsi di una tropicalizzazione del clima e il proliferare di zanzare che potrebbero essere vettori efficaci, potrebbe alla lunga causare qualche problema su popolazioni che, ad esempio, per la malaria non hanno l’immunizzazione necessaria. Ma, al momento, non è il caso di generalizzare o di fare allarmismo senza motivo».

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