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Marcia via del Rotolo, istituzioni compatte, ma i catanesi erano in pochi

Di Pinella Leocata |

Eppure il presidio e il corteo silenzioso lungo via del Rotolo è stato un momento importante per la città e soprattutto per i vigili urbani che esprimono il desiderio e il bisogno di non sentirsi soli, di non essere abbandonati dalle persone per cui lavorano. Tutti, quelli a presidio delle transenne e quelli in corteo, esprimono solidarietà al collega, ma anche dolore e rabbia. Rabbia per la violenza diffusa, per i ragazzi che non hanno più il senso del rispetto dell’autorità e delle istituzioni e quando si fanno di droga e di alcol perdono ogni controllo e sono capaci di tutto. Dispiacere anche per la gestione della Festa della Bambina. Si aspettavano che avesse una connotazione esclusivamente religiosa, che non ci fossero botti, fuochi d’artificio e bancarelle «come se nulla fosse accaduto». E hanno rabbia per la mancata riforma che faccia dei vigili urbani un Corpo dello Stato con quel che questo comporta in termini di corsi di preparazione, di karate, di guida veloce, di addestramenti al poligono. «Presidiare le transenne è un servizio di ordine pubblico e non dovremmo essere noi vigili a farlo. E poi non si manda un ufficiale a fare questo lavoro con al fianco un ausiliario disarmato che magari prima faceva il bidello o il maestro a scuola». E ancora lamentano di essere appena 300 in una città di 300.000 abitanti, e tutti sui sessant’anni, «quando non dovremmo più stare in strada. Ma concorsi non se ne fanno e il nostro servizio non è riconosciuto come usurante, eppure respiriamo smog e tanti di noi sono morti di tumore».

Intanto i gestori dei bar della strada augurano pronta guarigione al vigile aggredito, dicono che la solidarietà è giusta «ma oggi tante famiglie non lavorano». Il proprio piccolo particolare anteposto al bene collettivo. E la proprietaria di una delle giostre spiega che in questo tratto di strada nel fine settimana convergono migliaia di persone per cui, data la folla enorme, è necessaria una maggiore presenza dei vigili urbani. Di più. Spiega l’attacco all’ispettore Licari – che reputa gravissimo – come espressione e frutto della «tensione degli operatori della zona nei confronti dell’amministrazione comunale che impone scelte senza discuterne. Qui le giostre, i venditori di torroni, panini e palloncini ci sono da sempre. Molte famiglie ci vivono. Allontanarli perché abusivi è vissuto come un’ingiustizia perché di abusivi è piena via Plebiscito, e nessuno li fa sloggiare, e così anche via Etnea per la festa di Sant’Agata. La legalità e il decoro non possono valere solo al Lungomare, e una volta al mese. Bisogna creare un equilibrio giusto».

Intanto molti cittadini si stringono ai familiari di Licari, al fratello Matteo che ringrazia «tutti quelli che ci stanno vicino. Li consideriamo amici, persone che ci danno forza. Siamo qui per accogliere l’affetto e la solidarietà di chi ci stringe la mano e ci dice che prega per noi». E aggiunge. «Sulla situazione della sicurezza a Catania ho le mie idee, ma non è questo il momento per esprimerle». E mentre l’arcivescovo Gristina e la prefetta Silvana Riccio hanno parole di conforto per i figli dell’ispettore – e ricordano l’uno che «bisogna stare attenti a come pensiamo e ragioniamo perché l’agire esterno ne è una conseguenza», e l’altra che «le regole servono a far vivere tutti meglio» – Dario Montana di Libera dice che non gli è piaciuta «la risposta della città improntata alla richiesta di repressione. C’è un’emergenza educativa in tutta la città – e non solo nelle periferie, ma anche in centro e negli ambienti cosiddetti “bene” – che va affrontata insieme alle istituzioni. C’è un’illegalità diffusa e una generale violazione delle regole. L’intera città deve diventare una comunità educativa altrimenti non basteranno mai né vigili urbani né poliziotti».

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