Catania, 21 arresti al Tondicello della Plaia
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CATANIA - Il conto è servito. E per quelli dello spaccio al Tondicello della Plaia è salato, salatissimo. A neanche due settimane dall’aggressione compiuta ai danni di alcuni poliziotti impegnati nell’arresto di un giovane pusher - il diciottenne Francesco Samuel Grillo, sorpreso in piena azione in via Fiducia e poi, nonostante tutto, ammanettato - personale della squadra mobile ha fatto scattare un blitz che ha portato in stato di fermo di indiziato di delitto ventuno persone. E fra queste una vecchia conoscenza di coloro i quali, specialmente alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Novanta, hanno avuto modo di seguire con particolare attenzione le vicende del calcio catanese: Nunzio La Torre, 46 anni, una grande promessa del mondo “pallonaro” rossazzurro, naufragata troppo presto, fors’anche perché legata a doppio filo a un ambiente come quello del Tondicello, che per il ragazzo ha rappresentato una enorme zavorra.
Sfumato il grande sogno, del resto, La Torre è stato arrestato a più riprese per droga, poi è rimasto coinvolto in un blitz condotto contro una banda che pianificava furti in serie fuori dalla provincia etnea (su Ragusa e Siracusa, in particolar modo), quindi adesso il nuovo fermo - in attesa di convalida - con un’accusa pesantissima: l’uomo è accusato di essere il punto di riferimento del clan Cappello-Bonaccorsi per lo spaccio di stupefacenti in quell’area. Sopra di lui due nomi importanti della criminalità organizzata catanese: Luca Santoro e, soprattutto, Massimo Salvo ‘u carruzzeri, uno che del clan Cappello ha tenuto lungamente in mano le redini fin quando non si è ritrovato agli arresti, quasi tre anni fa, in occasione del blitz denominato “Penelope”.
Tornando al La Torre, l’ex calciatore è accusato, di essere il capo di un’associazione i cui organizzatori sarebbero il congiunto Sebastiano La Torre, nonché Steven Pescatore, Luca e Salvatore Indelicato. Quest’ultimo conosciuto come esponente del tifo organizzato della Curva Nord. Costoro, affiancati da un gran numero di giovani, avrebbero gestito lo spaccio di marijuana e cocaina con il classico sistema basato, come si legge nel decreto di fermo emesso dalla Procura e in attesa di convalida, su «pusher e «vedette, con basi logistiche presso gli esercizi commerciali denominati “Redstore” e “Chiosco Belvedere” e con l’utilizzo anche di diverse abitazioni ubicate in strade limitrofe (via Carombene, via Fiducia e via Molo di Levante) come luogo di custodia della sostanza stupefacente destinata alla vendita». Buona parte di costoro avrebbero fatto parte della gang che quella ormai famosa sera si scagliò contro i poliziotti. Non sembra essere stata una buona idea....