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Era Speziale il catanese con il cellulare in carcere a Favignana

Di Mariza D’anna |

TRAPANI – Era Antonino Speziale, il 27enne catanese detenuto a Favignana dove sconta una condanna a otto anni per l’omicidio del poliziotto Filippo Raciti, avvenuto nel febbraio 2007 prima del derby tra Catania e Palermo, il detenuto che aveva a disposizione un telefonino cellulare in carcere. È stata la prontezza di un agente di polizia penitenziaria ad accorgersi del piccolo telefonino perfettamente funzionante con la scheda sim inserita. Il cellulare era stato inserito in un barattolo.

È accaduto nella serata di giovedì scorso, come ha raccontato Lillo Navarra, segretario nazionale per la Sicilia del Sappe in una nota. «Il detenuto catanese aveva chiesto di andare in infermeria perché stava male. Veniva accompagnato dall’agente di servizio per le cure dovute ma, con la scusa di chiedere un po’ di farina che aveva terminato, chiedeva di avvinarsi ad un’altra cella, occupata da quattro detenuti. L’agente si insospettiva e, dopo aver controllato il barattolo che doveva contenere la farina, ha trovato il telefono cellulare». Speziale solo da qualche mese si trova recluso nel carcere di Favignana, dove è arrivato dopo essere stato detenuto nelle carceri di Agrigento e Trapani, trasferito «per motivi di ordine e sicurezza».

Dopo l’episodio il sindacato ha chiesto al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria interventi concreti e la dotazione ai reparti di adeguata strumentazione tecnologica «per contrastare l’indebito uso di telefoni cellulari o altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti». «Il rinvenimento – ha aggiunto Donato Capece, segretario generale Sappe – è avvenuto grazie all’attenzione, allo scrupolo ed alla professionalità di personale di polizia penitenziaria». Ma non basta. Sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite «è ormai indifferibile adottare – scrive il Sappe – interventi che mettano in grado la polizia penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica, compresa la possibilità di “schermare” gli istituti di pena al fine di neutralizzare la possibilità di utilizzo di qualsiasi mezzo di comunicazione non consentito». Quello di Favignana non è il primo caso, pare che anche al carcere di Trapani sia stato trovato dagli agenti ul piccolo telefonino arrivato dall’esterno con la complicità di qualcuno o addirittura lanciato dal muro di cinta della struttura carceraria.

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