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Il saluto del prefetto Gualtieri ai catanesi: «Sono uno di voi»

Di Concetto Mannisi |

«Per questo – quasi ci ammonisce – accetto questa chiacchierata, ma a patto che sia scevra da ogni forma di retorica».

«Il mio messaggio – prosegue – deve passare diretto e senza orpelli: io in questa città sono stato magnificamente, la gente mi ha fatto sentire a casa sin dal primo momento e non vi nascondo che quando andrò via, fra qualche giorno (il 30 dicembre, mentre il suo successore, Alberto Francini, si insedierà il 3 gennaio, ndc), un pizzico di magone ci sarà».

Controbilanciato dalla soddisfazione della nomina a prefetto, con funzioni di ispettore generale di amministrazione.

«Una soddisfazione vera, inutile nasconderlo, ma ciò non cambia lo stato delle cose. Porto con me l’affetto e il calore, ampiamente ricambiati, che mi sono stati offerti dai catanesi».

Nove mesi non sono poi tantissimi.

«Ma neanche pochi. Li abbiamo vissuti intensamente, raccogliendo anche risultati di prestigio. Risultati, fra l’altro, preventivabili, visto il valore del personale di una struttura come quella catanese, che ho avuto l’onore di guidare».

Immaginiamo pure un briciolo di amarezza – ma appena un briciolo – per qualche lavoro avviato che non potrà concludere personalmente.

«Ce ne sono tanti di lavori avviati e qualcuno, lo confesso, mi sarebbe piaciuto seguirlo fino alla fine. Non accadrà, ma l’importante è che la struttura arrivi organizzata al momento della mietitura. E questo accadrà sicuramente».

E se un giorno dovessero chiederle di tornare a Catania da prefetto?

«Non avrei il benché minimo tentennamento. Riconosco l’importanza di questa città e così come oggi mi dispiace andare, garantisco che sarei felicissimo di tornare».

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