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Criminalità e movida, l’intervista al “buttafuori”: «Nei locali security a doppio binario»

Di Concetto Mannisi |

CATANIA –  “Roberto” è un volto storico nell’ambiente delle discoteche catanesi. Da lustri opera nel settore della sicurezza e conosce non pochi retroscena. Accetta di svelarne alcuni a patto che gli venga garantito l’anonimato. Richiesta più che legittima, come vedrete: «Non voglio fare di tutta l’erba un fascio ma, pur considerando che da almeno dieci anni si registra un aumento del “fango” in questo settore, da sempre i gestori delle discoteche hanno utilizzato, per la sicurezza del locale, un doppio binario. Accordi con rappresentanti delle forze dell’ordine, che ricevevano stipendi più o meno sottobanco per intervenire in casi di difficoltà nel dancing; accordi con esponenti della criminalità organizzata che avevano il compito di mantenere calmi i loro “carusi” e distanti quelli inseriti in gruppi contrapposti. In questo caso si ingaggiavano i buttafuori, ma poteva accadere che, specie nel caso di rappresentanti delle forze dell’ordine, poliziotti, venisse assunta con mansioni di cassiera, barista o guardarobiera una parente di chi contribuiva a fare girare le cose per il verso giusto».

«Io – prosegue – facevo il mio. Ma il più delle volte preferivo evitare queste situazioni di compromesso. Chiedevo di lavorare con i miei ragazzi, assumendomi le responsabilità su tutto. Il mio compito e quello dei miei collaboratori non era di parteggiare per questo o per quello, ma di mantenere la tranquillità ed eseguire le indicazioni di chi gestiva il locale. Chi mi conosce, anche fra un certo tipo di clientela, sa che non discriminavo nessuno ma mantenevo sempre un equilibrio. Per questo sono ancora rispettato».

Problemi con i ragazzi dei clan?

«Un paio di volte mi sono trovato una pistola puntata al fianco. Poi, però, si trovava l’occasione per discutere e appianare. Non tutti, alla fine, venivano fatti entrare nel locale».

E con gli ubriachi?

«Quelli capitano sempre, specie in orari in cui il dancing dovrebbe già essere chiuso. Guai ad affrontarli con violenza. Vanno fermati almeno un paio di metri prima dell’ingresso, consapevoli che possono sbatterti in faccia il primo oggetto a portata di mano. Ci si parla, si prova a farli ragionare e magari si bluffa chiedendo loro di tornare smaltiti i fumi dell’alcol. Spesso non tornano…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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