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Ufficio Stalking Questura di Catania per donne vittime di violenza

Di Maria Elena Quaiotti |

Catania – «A breve potenzieremo la nostra presenza su internet e sui social, oltre ad incrementare le attività sul territorio per far conoscere la realtà e le possibilità di intervento dell’Ufficio Stalking della questura, che è più attiva e attenta che mai». Esordisce così Giuseppina Neri, da un anno a capo di una delle divisioni più delicate della Polizia Anticrimine di Catania. Perché non basta parlare di stalking solo in occasioni di ricorrenze o eventi tragici: si può e si deve essere presenti ogni giorno «per tentare di cambiare una mentalità radicata che impedisce al sommerso di venire fuori e considerare reato la pur minima violazione alla libertà personale di ciascuno di noi».

I dati parlano chiaro: dal 2015 al 2017 si è assistito ad una escalation di richieste di aiuto pervenute alla questura – 89 nel 2015, 102 nel 2016 e 106 nel 2017 – con un importante utilizzo di uno degli strumenti più efficaci introdotte dalla legislazione, ovvero l’ammonimento da parte del questore. In particolare i dati della questura riportano un numero di ammonimenti emessi nel 2017 per atti persecutori pari a 25 (19 nel 2016 e 20 nel 2015) e per violenza domestica pari a 17 (12 nel 2016 e 17 nel 2015). Fa riflettere il dato che in 99 casi su 110, quindi il 90%, l’ammonimento del questore sia stato emesso nei confronti di uomini e tutte per relazioni affettive attuali o pregresse con donne, mentre nel resto d’Italia questa percentuale scende al 50%. «Le vittime, non solo donne ma anche anziani o minori – prosegue la Neri – possono e devono rivolgersi ai nostri uffici. Invece tante segnalazioni arrivano grazie alla rete messa in atto sul territorio con i pronto soccorsi e con le associazioni antiviolenza, soprattutto Thamaia, con la quale è in atto un protocollo d’intesa tra questura, procura, ospedali e carabinieri. Sono fondamentali le famiglie, gli amici, i vicini di casa, che possono segnalare situazioni preoccupanti: il principio base della nostra azione è la prevenzione, noi dobbiamo poter intervenire prima che si perpetri la violenza, soprattutto prima che si arrivi all’omicidio. Spesso non si denuncia per paura, ma si deve sapere che abbiamo i mezzi per proteggere le vittime soprattutto in presenza di figli; ci sono strutture sicure e il nostro ufficio, composto da 4 donne motivatissime e preparatissime, non lascia niente di intentato per il fine ultimo di garantire la sicurezza delle persone più vulnerabili».

Perché la violenza, purtroppo, è trasversale, non fa distinzione tra classi sociali, sesso, età. Ed è l’informazione a dover fare la differenza: sui mass media e per le strade, dove il questore Alberto Francini, oltre al classico appuntamento dell’8 marzo, sta programmando una campagna informativa con l’utilizzo del camper della polizia in diversi quartieri della città.

«Noi seguiamo i cosiddetti “reati sentinella” – spiega Salvina Nastasi, assistente sociale nel “pool antistalking” della questura – quindi le percosse lievi e le tentate violenze, per identificare le reali situazioni di rischio. È provato che nella maggior parte dei casi l’ammonimento del questore costituisce di per sé un deterrente, cioè è sufficiente a far desistere l’aggressore. In caso contrario scatta il procedimento penale, fino all’arresto. Esiste un confine molto labile tra maltrattamento e stalking, per questo serve più coraggio da parte delle vittime».

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