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«L’ex monastero dei Carmelitani? diventi un’accademia»

Di Maria Elena Quaiotti |

«Se la città volesse investire nella creatività e nelle nuove tecnologie, vale a dire le professioni del futuro, sarebbe perfetta per una grande Accademia», o un museo se non addirittura una grande area produttiva in pieno centro cittadino: l’oggetto del contendere, in senso positivo, è l’ex monastero dei carmelitani – monumento vincolato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali – che oggi ospita la Caserma Fulci adibita a Centro Documentale, ovvero un immenso archivio cartaceo in fase di digitalizzazione (circa 2 milioni e mezzo di schede) sulla leva militare a Catania e provincia a partire dal 1860, cioè dall’Unita d’Italia.

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Ad esprimere l’ambizioso desiderio è Gianpiero Vincenzo, docente di Sociologia all’Accademia delle Belle Arti, la cui sede è poco distante dalla caserma: lui ci ha condotto a verificare, dopo quasi quattro anni dall’intervento di pulizia e sistemazione, le condizioni della tomba romana del II secolo dopo Cristo che avrebbe visto la prima sepoltura di Sant’Agata e costituisce comunque uno dei monumenti più antichi della Sicilia Orientale, diviso a metà fra le mura della caserma e la Chiesa di Santa Maria del Carmine in Piazza Carlo Alberto.

La parte della tomba romana appartenente alla chiesa è ancora oggi utilizzata come deposito merci dai commercianti della Fiera. Dall’intervento dell’Accademia niente è cambiato, non si parla di un eventuale progetto di scavo «anche perché non sappiamo ancora cosa c’è sotto – sottolinea Vincenzo – e comunque ci vorrebbero anni prima di ottenere l’autorizzazione dalla Soprintendenza. I pochi privilegiati che riescono ad accedere al sito possono vedere la porta, ancora murata, che dà accesso diretto alla Chiesa del Carmine ed una vasca utilizzata per la cura delle malattie tipo la sifilide quando la caserma era utilizzata come presidio ospedaliero delle truppe. Unico vantaggio che l’ex convento sia stato per tutti questi anni presidio militare è che così non ha subito il degrado di tante altre strutture simili».

In effetti il decreto che parla della chiusura del Centro Documentale di Catania con trasferimento a Palermo fissa come tempistica il 2018: i lavori di ristrutturazione della grande struttura sono continui, presi in carico dallo stesso esercito, “eseguiti quasi a costo zero dall’XI Infrastrutture e minuta manutenzione – assicurano – Vero che il servizio della leva obbligatoria è stato sospeso, ma è anche vero che dobbiamo essere pronti ad ogni eventualità di richiamo. Abbiamo trasportato tutto il materiale che apparteneva al Circolo Ufficiali D’Annunzio in apposite sale, si parla di pezzi di pregio, che sono accessibili al pubblico per esempio in occasione di “Caserme aperte”, nella ricorrenza del 2 giugno».

Senza nulla togliere al pregevole lavoro dell’esercito, perché non inserire anche la Caserma Fulci nel programma di valorizzazione degli immobili dismessi o in fase di dismissione dalla Difesa istituito nel 2014?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA