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Riposto, dai domiciliari al carcere il sottufficiale della Marina che ha aggredito la moglie

Di Mario Previtera |

RIPOSTO Si è aggravata la posizione del 41enne di Riposto, sottufficiale della Marina Militare in servizio ad Augusta che la notte del 26 febbraio scorso ha tentato di aggredire nel cuore della notte la moglie, provando ad abbattere il portone di casa che dagli arresti domiciliari è stato tradotto nel carcere di piazza Lanza in ottemperanza dell’ordinanza aggravamento misura cautelare emessa dal Tribunale di Catania. Il militare, assuntore di cocaina, nelle scorse settimane era stato già arrestato in una prima occasione dalla polizia per maltrattamenti in famiglia: secondo l’accusa per anni avrebbe ridotto in condizioni di sudditanza psicologica la moglie, picchiandola anche in presenza delle figlie minorenni, pretendendo di avere rapporti sessuali senza il suo consenso e costringendola a stare in casa, in abbigliamento succinto e tacchi a spillo.

Il sottufficiale della Marina era stato poi condotto ai domiciliari che stava scontando nell’abitazione di una zia con divieto di avvicinamento nell’abitazione della moglie. Il 27 febbraio scorso però, in preda ad un raptus, è evaso da quell’abitazione e, in piena notte, si è recato nell’appartamento in cui vive la moglie, tentando di abbattere la porta. Dopo il fermo operato dai Cc, al termine del rito direttissimo, il giudice ha convalidato l’arresto ripristinando l’originaria misura dei domiciliari.

Il sottufficiale era stato preso in carico dal Sert di Giarre e aveva richiesto e ribadito la volontà di essere collocato in una comunità terapeutica; proprio quando era giunta la disponibilità da parte di una comunità di Mazara del vallo ad accoglierlo, è scattata ieri la misura di aggravamento della custodia che ha poi comportato il suo trasferimento  nel carcere di piazza Lanza. Il Gip, su istanza presentata poche ore prima dell’esecuzione della nuova misura cautelare dall’avv. Angelo Patané, dovrà adesso decidere se trasferire il detenuto presso la struttura comunitaria o mantenere, invece, la misura restrittiva presso la casa circondariale. In questo caso, l’ultima parola potrebbe spettare al tribunale del Riesame di Catania.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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