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Scandalo rifiuti a Catania, faro della Procura su funzionari compiacenti, regalie e gare deserte

Di Redazione |

CATANIA – Un appalto che fa gola quello dei rifiuti del Comune di Catania, che profuma di soldi. Tanti. Circa 350 milioni in tre anni. E su quello, sostiene la Procura, avevano messo occhi e mani aziende del settore, con passaggi di società, irregolarità amministrative non riscontrate da funzionari comunali compiacenti, che ottenevano regali costosi. A fare emergere «la punta dell’iceberg», come la definisce la Procura di Catania sono le indagini dell’operazione “Garbage affair” della Dia sfociate nell’arresto dell’imprenditore romano Antonio Deodati, 56 anni, e di Orazio Stefano Fazio, 64 anni, funzionario della direzione ecologia e ambiente del Comune di Catania. Entrambi sono accusati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Ai domiciliari è Antonio Natoli 46 anni, dipendente del consorzio Seneco.

Le intercettazioni: “Così attaccunu a mia, lei chi dici”?

Nomi e accuse

Al centro dell’inchiesta una controversa assegnazione dei lavori per la raccolta dei rifiuti a Catania che dopo un intervento del Tar ha sospeso il vecchio appalto valido fino al 2016 e ne ha realizzato uno “ponte” visto che tre gare erano andate deserte. Eppure, segnala Deodati in un’intercettazione, nelle gare per i rifiuti «Catania è il primo Comune d’Italia». E si lamenta, «… pensa se l’avessi fatta da solo…». In questo contesto, secondo la Procura di Catania, si innestano le irregolarità amministrative di partecipazione alla gara, per mancanza di alcuni titoli richiesti dal bando, ma anche successivi interventi per coprire le irregolarità del consorzio Seneco, formato da Senesi e EcoCar, che si aggiudica l’appalto. E qui entrano in azione, secondo le indagini della Dia, i funzionari pubblici, oltre a Fazio, come Leonardo Musumeci, direttore di ecologia e ambiente, e Massimo Rosso, ragioniere generale del Comune, sospesi per un anno dal pubblico servizio. Stessa interdizione comminata a Francesco Deodati, cugino di Antonio, amministratore unico di EcoCar. Per coprire disservizi Fazio avrebbe ottenuto da Antonio Deodati e Natoli l’acquisto di smartphone, computer e il pagamento di vacanze. La Procura segnala la sua rapida ascesa nelle gerarchie comunali: «entrato da impiegato a chiamata diretta come invalido civile raggiunge posizioni apicali all’interno del Comune». Intercettato si vanta, forse millantando, di «avere un solo superiore, il sindaco». E il procuratore Zuccaro ci tiene a rilevare: «non ci sono Santuari: noi accertiamo responsabilità giuridiche e non politiche. Nel caso non emergono responsabilità penali, perché noi non facciamo sconti ad alcuno».

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Il ragioniere generale Rosso è ritenuto dall’accusa «nel novero dei soggetti stabilmente a disposizione del Deodati», col cui gruppo avrebbe avuto una consulenza. Si sarebbe attivato per consentire pagamenti veloci, in cambio avrebbe avuto dall’imprenditore, scrive la Procura, «il pagamento dell’affitto delle case dalle figlie a Roma, dove frequentano l’università, e l’assunzione dei loro fidanzati». Il Gip ha rigettato la richiesta di sequestro delle società e la Procura ricorrerà. Sull’inchiesta si innescano le polemiche politiche, accentuate dalle prossime elezioni: a Catania a giugno si vota per le amministrative. Il sindaco Enzo Bianco ricorda di avere “licenziato e denunciato dipendenti infedeli che non controllavano la qualità dei servizi di pulizia espletati, richiedendo favori”. Di avere presentato segnalazioni all’Anac e alla Procura e di avere chiesto al Conai assistenza tecnica per formulare gli elaborati della procedura di gara. «Tutto ciò non è bastato – aggiunge – e la vicenda e il quadro che vengono fuori dall’inchiesta sono torbidi e gravissimi. Essi coinvolgono miei collaboratori, che hanno tradito la fiducia da me riposta in loro. Provo rabbia e amarezza». Per i parlamentari catanesi del M5s «la politica si deve assumere le proprie responsabilità: Enzo Bianco tragga le conclusioni del suo fallimentare mandato a Catania e si dimetta». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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