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Voto in case di riposo, indagato Sammartino. «Atto dovuto, io estraneo»

Di Orazio Provini |

La vicenda che lo vede indagato insieme ad altre otto persone, nasce da un video (è il 7 novembre) che circolò sui social network, girato da un uomo che entra all’ufficio elettorale di Gravina di Catania e scopre che la madre, 88 anni, come dichiara egli stesso «da tre anni allettata e incapace di mangiare», ricoverata in una casa di cura di quel paese, la domenica precedente – era il 5 Novembre – aveva votato alle regionali, pur essendo interdetta e senza l’autorizzazione dei figli, nessuno dei quali aveva firmato per dare il consenso. Verificate le firme sui documenti di voto, proprio in quell’ufficio, come dimostra il filmato, l’uomo affermò che le stesse erano state falsificate «qualcuno le ha copiate dalla carta d’identità» affermò. Sorpreso per la scoperta e logicamente infastidito dall’accaduto fece le sue rimostranze all’impiegata chiedendo come fosse stato possibile tutto ciò. La risposta della donna fu «… che le posso dire, qui è stata richiesta l’autorizzazione ed è tutto in regola».

Nel video l’uomo tra l’altro dice che la madre dopo essere stata vestita e portata dalla sua stanza in quella dove era prevista l’operazione di voto “avrebbe, o meglio dice l’avrebbero inconsapevolmente fatta votare per Luca Sammartino, risultato poi il più votato in provincia. Lo stesso signore, nel video, dialogando con i suoi interlocutori, avanza il sospetto, suffragato da quelle che definisce come numerosissime testimonianze raccolte, che sia stato fatto lo stesso con gli anziani ricoverati in quella casa e in tante altre della provincia, tanto che la stessa impiegata dell’ufficio elettorale ammise di avere dovuto, su specifica richiesta, insediare un seggio speciale appositamente creato con un presidente e due scrutatori addetti alle operazioni di voto.

Nel video, che dura circa sei minuti, l’uomo si dice pronto ad andare alla Guardia di Finanza per sporgere denuncia. Evidentemente così deve essere stato se da quel giorno di novembre risulta l’apertura di un’inchiesta della Procura etnea che, partendo anche da quel filmato, sta indagando proprio per verificare eventuali responsabilità legate a questo caso e se realmente il beneficiario di quel voto e di tanti altri ancora sia stato proprio Luca Sammartino, indicato come particolarmente inserito negli ambienti sanitari, la sua famiglia gestisce tra l’altro una nota Casa di cura a Catania.

110, 48 e 480 del c.p. i reati ipotizzati dall’accusa per lui, in concorso con altre cinque persone: Angelo Santi Borzì, Adalgisa Stella, Carmela Maria Grazia Cutuli e Giuseppina Piraneo. Si tratta di “errore determinato dall’altrui inganno e di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati o in autorizzazioni amministrative”.

Indagati, a vario titolo anche Matteo Mirone, Abate Roberta, Giulia Viscuso e Santa Caterina Maugeri. Sulle indagini vige uno strettissimo riserbo oltre che, come consuetudine, dagli uffici della Procura retta da Carmelo Zuccaro, anche dai legali degli indagati. L’inchiesta, che è nella sua fase preliminare, si sviluppa anche attraverso alcuni atti come l’ex 360 del c.p.p. (accertamenti tecnici non ripetibili) che prevede tra l’altro l’esecuzione di procedure come acquisizione di dati e o altro per i quali si informano gli stessi indagati che possono presenziare nominando anche un consulente di parte.

In serata l’on. Sammartino, sulla questione ha diffuso una nota: «Prendo atto che si stanno diffondendo delle voci circa un incidente probatorio disposto dal Gip presso il Tribunale di Catania in relazione a presunte irregolarità elettorali accadute in occasione delle ultime elezioni regionali e relative a un solo seggio elettorale su oltre mille sezioni della relativa circoscrizione. Non posso che confermare che la diffusione di queste notizie si riferisce a fatti e verifiche disposte diversi mesi addietro e che la magistratura sta doverosamente vagliando cosa possa essere accaduto, semmai accaduto, attesa la mia assoluta estraneità e mancata conoscenza di ogni risvolto concreto e ciò in quanto non mi sono mai occupato (e non mi occupo) di ciò che avviene in ogni singolo seggio elettorale.

L’iscrizione del mio nome nel registro degli indagati , notizia già nota dallo scorso mese di dicembre, è un atto dovuto della magistratura inquirente al fine di consentire la mia valida partecipazione processuale agli accertamenti tecnici svolti dall’Ufficio della Procura catanese. Ribadisco piena fiducia nell’operato della magistratura la cui dettagliata e capillare indagine non potrà che consacrare l’inesistenza di illeciti di qualunque natura a mio carico».

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