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I segreti della strada lunga Ottanta Palme

Di Tony Zermo |

Se chiedete a un catanese nato nel secondo dopoguerra dove si trova il quartiere della Concordia, lui indicherà il rione attorno all’omonima via che inizia dalla piazzetta Caduti del Mare di fronte alla parrocchia Maria SS. Assunta e si compenetra con una incerta estensione geografica con gli agglomerati urbani di S. Cristoforo, Angeli Custodi, Palestro, Castello. Nella direzione nord confina con la parte bassa di via Plebiscito, nella direzione ovest con il cimitero e la stazione ferroviaria di Acquicella, nella direzione sud con il quartiere di Zia Lisa e a est con via Domenico Tempio. Ma se voi parlate con i cristiani nati nella prima metà del secolo scorso, quindi abbastanza anziani, loro di quel quartiere ricordano altri nomi, di quando via della Concordia si chiamava a strada di 80 palme, che più correttamente doveva essere chiamata 80 palmi.

Nella mia totale ignoranza del quartiere e dei rudimenti di costruzione credevo che la sede stradale misurasse proprio 80 palme, un palmo dopo l’altro, una mano dopo l’altra. Solo di recente ho appreso con meraviglia alcuni dettagli: la strada che doveva collegare facilmente il porto e la stazione ferroviaria di Bicocca è nata abbastanza ampia rispetto alle altre strade. E considerato che un palmo corrisponde tecnicamente a cm 25,80 la larghezza della strada risulta di metri 20,65: una rarità a quel tempo rispetto alle altre strade dai 6 agli 8 metri, stritti stritti, appena sufficienti a far transitare due carri o carrozze che si incontravano.

In effetti il progettista del tempo (1887) del piano regolatore e di Risanamento, Bernardo Gentile Cusa, ne stabilì la larghezza in metri 16,80 e lunghezza in metri 1450, prevedendo un’ampia piazza tra le vie De Lorenzo e Cordai che non venne mai realizzata. La strada 80 palme superò comunque i venti metri e venne realizzata nel 1955 sulla spinta del sacerdote Salvatore Pignataro, un parrino spertu, ma devoto, nativo di Adrano, che da parroco si rivelò vero catanese e vero operatore di fede e carità in quelle squallide strade: è in corso la causa di beatificazione.

La via Ottanta Palme inizia dalla piazzetta del Tondicello della Plaia, ca tutti canusciunu come il Passo dei ladroni, dove il turista che ci passa non s’ha fimmari mai, anche se gli dicono che ha una gomma a terra. A nord il quartiere va riferito all’ex via Gallazzo, poi della Vittoria (di S. Agata sulla lava) e oggi via Plebiscito. A ovest ci sono il cimitero che i vecchi catanesi chiamano ancora i Tre Cancelli e la ferrovia di Bicocca, nome derivato da una roccaforte saracena esistente in quei luoghi. A sud il quartiere confina con via Acquicella Porto così ’ntisu per la presenza di un porticello con la funzione della difesa delle barche dei pescatori alla foce del torrente Acquicella. A est il quartiere della Concordia arriva al Faro Biscari e alla via Gazometro: ai catanesi piaceva chiamarla così quando all’altezza della via Cristoforo Colombo (prolungamento della via Domenico Tempio) installarono il Gazometro.

Un grande quartiere per estensione, ma in buona parte periferico, costituito da piccole industrie e grandi magazzini ad uso depositi, falegnamerie, stalle e ricoveri di carri e carrozze, alcune industrie di pelle e suola come quella degli Aleo al civico 58 sulla via Domenico Tempio da decenni abbandonata. Al di là della via Domenico Tempio, ex via Gazometro, si incontrava il mare che d’estate veniva goduto dai proprietari frontisti. A quel tempo il lavaggio dei carretti, delle carrozze e dei cavalli veniva utilizzata la parte di mare sotto gli Archi della Marina, perché più vicina alla città e con il fondo del mare dove si appiricava.

Tornando alla via Ottanta Palme piena di negozietti di tutti i tipi, siccome la zona era abitata anche da famiglie povere, la suora catanese Maria Marletta nel 1921 fondò al numero civico 75 l’istituto religioso Madonna della Provvidenza per accogliere ragazzi e ragazze emarginati. I fanciulli venivano avviati alla scuola pubblica, invece di andare al lavoro da piccoli, e le fanciulle seguivano corsi per ricamatrici, stiratrici, occhielliste, parrucchiere. Allo stesso modo si operava all’istituto Santa Angela Merici di via Cordai e soprattutto in via delle Salette dove i Salesiani accoglievano i maschietti, seguiti inizialmente dal fondatore cardinale Dusmet e poi da don Bonomo.

Un cinema che si chiamava immancabilmente Concordia venne acquistato una ventina di anni fa dal Comune per fare una biblioteca di quartiere che tutti continuano a chiamare «Biblioteca Concordia», mentre la denominazione assegnata dal Consiglio comunale era quello di «Biblioteca Alberto Sordi». Non chiedete quindi dove si trova la Biblioteca Alberto Sordi perché vi risponderanno che è a Roma.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA