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Catania, capimafia, sicari e narcos al “carcere duro” TUTTI I NOMI

Sono 46 i boss e killer di Cosa nostra detenuti al 41 bis. Tra loro Nitto Santapaola e tre familiari. 
  

Laura Distefano

15 Febbraio 2023, 17:45

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Sono quarantasei i catanesi detenuti al 41 bis. Dal braccio finanziario di Cosa nostra Vincenzo Aiello allo specialista del riciclaggio del denaro sporco Roberto Vacante, seguendo l’ordine alfabetico. Santapaola è (naturalmente) il cognome più presente nell’elenco degli etnei in regime di carcere duro. 
 Una lista aggiornatissima, quella che La Sicilia ha consultato, perché è stato già aggiunto Matteo Messina Denaro, il superlatitante trapanese catturato lo scorso mese.. 
In un momento in cui, a livello nazionale, si dibatte sulla valenza dello strumento del regime detentivo più duro previsto dall’ordinamento penitenziario dopo le proteste dell’anarchico e terrorista Alfredo Cospito e le conseguenti manifestazioni (e guerriglie) di piazza, cerchiamo di scattare una fotografia dei boss della provincia a cui è stato applicato il massimo livello di sicurezza in un istituto penitenziario. 
Da dove cominciamo? Dai detenuti a L’Aquila, che il 16 gennaio scorso è diventato il carcere più famoso d’Italia. È quello in cui è recluso il padrino di Castelvetrano catturato dal Ros dopo 30 anni di latitanza in una clinica oncologica di Palermo. Seguendo il filo della massoneria, una cella è riservata al boss di Cosa nostra Aldo Ercolano, figlio di Sebastiano. L’ultima inchiesta che lo vide coinvolto è quella che rimestò - appunto - i legami tra mafia e logge. L’epilogo processuale ridimensionò la fotografia emersa dalle indagini, ma confermò (almeno fino in appello) la sua caratura di vertice. Il detenuto “di sangue” non va confuso con il cugino classe 1960: al figlio di Pippo Ercolano e Grazia Santapaola, che fu il mandante del giornalista Pippo Fava, è stato revocato il regime di carcere duro dopo il reclamo dei difensori. Nella casa circondariale abruzzese è detenuto Giovanni Arena, l’ex ras della droga di Librino che - come il mafioso trapanese - riuscì a sfuggire alle manette quasi per venti anni. La Squadra Mobile lo scovò nascosto in una sorta di sarcofago creato dietro un letto a ponte nell’appartamento di uno dei grattacieli del rione. Il suo nome fu inserito nella maxi operazione Orsa Maggiore nel 1993, che disintegrò la famiglia di Cosa nostra. A L’Aquila è detenuto un altro santapaoliano: Francesco Di Grazia, Franco 'u spasciu, del quartiere Monte Po, ultimamente processato per l’inchiesta Thor che fece luce su 23 omicidi di mafia commessi tra la fine degli anni 80 e il 2007. “Collega” di carcere di Messina Denaro è anche l’uomo d’onore Orazio Magrì, anche lui catturato da latitante. Per un “periodo” - precisamente dopo il blitz Summit a Belpasso in cui fu interrotta la tavola rotonda del gotha della mafia nel 2009 - assieme  Benedetto Cocimano  e Daniele Nizza (in regime di carcere duro a Sassari) diresse in una sorta di triumvirato le file del clan Santapaola-Ercolano. Un altro uomo d’onore, ritenuto di elevato spessore criminale che vive in una cella del carcere de L’Aquila, è il paternese Franco Amantea. Il boss fu protagonista di un dialogo (finito nei faldoni di Kronos) dalla forte valenza del codice e dell’ortodossia mafiosa con il vecchio padrino calatino Salvatore Seminara, detenuto a Novara. Nel capoluogo abruzzese sta scontando la condanna Giovanni Colombrita, personaggio di spicco del clan Cappello. Gli altri etnei detenuti a L’Aquila sono il killer acese dei Laudani Camillo Fichera, il capo criminale di San Pietro Clarenza Francesco Stimoli, gli adraniti Giuseppe Scarvaglieri (boss degli Scalisi) e Gianni Santangelo (nipote del padrino Alfio e designato a diventare suo erede nella gestione  della cellula santapaoliana). Un posto “riservato” nell’istituto penitenziario scelto per garantire le cure oncologice al padrino trapanese lo ha anche Salvatore Leonardi, che creò a Catenanuova la squadra della famiglia di Cosa nostra.

Da L’Aquila a Milano, precisamente al carcere di Opera dove da 30 anni è detenuto al 41 bis l’ultraottantenne Nitto Santapaola, padrino indiscusso di Cosa nostra etnea. Da qualche mese è stato possibile rivedere il suo volto,  anche se da uno schermo, in un’aula del palazzo di Giustizia di Catania. Capelli bianchissimi, sguardo attento a quello che succedeva nel corso dell’udienza dove si dibatte sul sequestro di alcune società ritenute dalla procura create dai soldi che il mafioso - condannato per molti ergastoli - accumulò negli anni Ottanta e Novanta. Due anni dopo la sua cattura, l’amata moglie Carmela Minniti fu ammazzata nella loro casa a Cerza - bene confiscato che potrebbe diventare sede un centro antiviolenza - davanti agli occhi della figlia. Quando seppe del delitto il boss non fece nulla. Si trincerò nel silenzio. Che non ha mai rotto. Qualcuno, dopo l’assassinio, ipotizzò una possibile collaborazione ma Benedetto Santapaola quando decise di sfidare Pippo Calderone per spodestarlo dal trono mafioso, con la benedizione dello scomparso capo dei capi Totò Riina, mise in conto il suo destino dietro le sbarre. E così fu. Anzi è. Il capomafia rappresentò la pagina più oscura della storia catanese, una città  macchiata del sangue di centinaia di morti ammazzati e inquinata dalle infiltrazioni di Cosa nostra. Santapaola ordinava omicidi e nel frattempo   intratteneva rapporti strettissimi con colletti bianchi, politici, esponenti delle Istituzioni. Seppe, forse ricordando Cosa nostra prima dell’epoca stragista dei corleonesi, che il crimine per esistere e resistere deve convivere nelle stanze dei bottoni. Santapaola avrebbe voluto tenere fuori dalla strada mafiosa i figli, ma Vincenzoha seguito  le orme del padre. E come il padre è al 41 bis, anche se nel carcere di Parma. Ci sono altri due Santapaola nell’elenco dei detenuti al carcere duro.  Vincenzo, figlio del defunto Turi,  sta scontando tra gli altri l’ergastolo per l’omicidio dell’infiltrato Gino Ilardo.  Francesco, figlio di  Salvatore Colluccio. è stato fino al 2016 il vertice della cupola più per il cognome che per carisma criminale. 
 E chi prese il  posto di Ciccio Santapaola  quando fu arrestato dal Ros? Le inchieste documentarono l’ascesa di Antonio Tomaselli ‘penna bianca, che finì in manette nel maxi blitz Chaos alla fine del 2017.  Delfino degli Ercolano, riuscì a mettere le mani sulla “carta” della famiglia. Per gli investigatori inoltre utilizzò anche i frutti illeciti del crimine per una serie di attività imprenditoriali. Insomma il Ros toccò (ferendolo) il piano finanziario della famiglia mafiosa. Ma prima della salita al trono di Tomaselli, lo scettro per qualche mese lo detenne Marcello Magrì (arrestato a ottobre 2016 e al 41 bis a Rebibbia). Il fratello di Orazio partecipò ai summit interprovinciali con boss di altri mandamenti. Ma il suo “core business” fu la droga: gestì gli affari degli stupefacenti approfittando anche della latitanza del narcotrafficante santapaoliano Andrea Nizza (anche lui al carcere duro come il fratello Daniele), che fu catturato in una villetta extralusso nel 2017. 

Non porta il cognome della famiglia mafiosa, ma fa parte della stirpe creata dalle sorelle D’Emanuele  Natale Ivan Filloramo (al 41 bis a Sassario ), figlio di Francesco e Piera Santapaola. Per farla breve è nipote del padrino catanese Nitto.
Boss di lungo corso, detenuto al 41bis, proveniente dalle file mafiose dei Ferrera cavadduzzi è anche Carmelo Puglisi, classe 1964, storico boss della Civita. Melo ‘suggi al suo attivo ha collezionato diverse condanne per mafia e omicidio. Stesso destino per il cappelloto Mario Pace, che secondo una recente inchiesta avrebbe approfittato dei permessi premio per continuare a occuparsi di questioni mafiose in quel di Calatabiano, regno dei Cintorino. A proposito, il capomafia Nino è anche lui tra i “ristretti”  a Novara  
  La lista è ancora lunga: tra gli storici boss catanesi che vivono da lungo tempo al 41bis c’è Turi Cappello, Salvatore ‘chachiti Pillera, Calogero Campanella (re mafioso di Picanello). È  tornato dal poco al carcere duro Pietro Puglisi, ergastolano di Mascalucia e braccio destro di Giuseppe Pulvirenti ‘u malpassotu.   scomparso nel 2009. È in regime di 41bis il figlio di quest’ultimo Antonino. 
Ci fu un periodo in cui i corleonesi volevano spodestare Santapaola e decisero di affidare l’ingrato compito a Santo Mazzei, che fu battezzato in una storica cerimonia a Catania alla presenza tra gli altri di Leoluca Bagarella. Il golpe mafioso  però fallì nel 1992 quando in un posto di blocco tra le curve dell’Etna  il boss e killer fu catturato dai poliziotti. A differenza del padre Nuccio Mazzei si è tenuto lontano dalla lupara. Il figlio dell’uomo d’onore, nato nel 1972, ha scelto di dedicarsi agli affari tradizionali della mafia e di investire anche nel settore economico e imprenditoriale. La sua cattura nel 2015. in una casetta a Ragalna, segnò la fine della sua latitanza. Padre e figlio sono al 41bis, rispettivamente a Parma e Spoleto.  I Mazzei, o meglio carcagnusi, hanno allargato i loro confini di governance mafiosa fino a Misterbianco, dove hanno stretto un’alleanza criminale con i Nicotra-Tuppi. L’enfant prodige del clan  Tony Nicotra è finito al 41 bis dopo il blitz Gisella del 2019.
 Non sono servite le lettere di “dissociazione” e le “ammissioni” al boss Massimiliano Salvo per uscire dal regime detentivo più restrittivo. Il figlio di Pippo ‘u carruzzeri per un lungo periodo - almeno fino al 2017 quando è stato arrestato nell’operazione Penelope - ha retto le file del clan Cappello tra droga e ambizioni finanziarie che hanno toccato il sistema dei rifiuti in diversi comuni. E se fino a qualche tempo fa era scampato all’accusa per omicidio, da poco -  direttamente da Caltanissetta - è arrivata un’ordinanza per un delitto commesso a Catenanuova. Ha collezionato invece diversi ergastoli il famigerato killer dei Cappello-Bonaccorsi Sebastiano Lo Giudice, u carateddu, che nei primi anni 2000 dichiarò guerra a Cosa nostra.

 

Ecco l’elenco con i 47 detenuti catanesi al carcere duro.

1) AIELLO VINCENZO MARIA - Gravina di Catania: detenuto casa circondariale "R. Cinotti" Rebibbia (Rm).
2) AMANTEA FRANCESCO - Paternò: det.  L'Aquila. 
3) LA ROCCA GESUALDO GIUSEPPE - San Michele Di Ganzaria: det. L'Aquila.
4) ARENA GIOVANNI - Catania: det. L'Aquila.
5)  CAMPANELLA CALOGERO - Catania: det. Novara.
6) CAPPELLO SALVATORE - Catania: det. Viterbo.
7) CINTORINO ANTONINO - Calatabiano: det. Novara.
8) COLOMBRITA GIOVANNI - Catania: det. L'Aquila. 
9) COSTANZO ZAMMATARO GIUSEPPE - Biancavilla: det. Novara. 
10) CRIMI NINO - Adrano: det. Terni.
11) DI GRAZIA FRANCESCO - Catania: det. L'Aquila. 
12) ERCOLANO ALDO - Milano: det. L'Aquila.
13) FICHERA CAMILLO - Acireale: det. L'Aquila.
14) FILLORAMO NATALE IVAN - Catania: det. Sassari.
15) FORACI ANTONIO - Zafferana: det. Opera (Mi).
16) LEONARDI SALVATORE - Catania: det. L'Aquila.
17) LO GIUDICE SEBASTIANO - Catania: det. Parma.
18) MAGRÌ ANGELO MARCELLO - Catania: det. Rebibbia.
19) MAGRÌ ORAZIO - Catania: det.  L'Aquila.
20) MAZZEI SEBASTIANO - Catania: detenuto Spoleto.
21) MAZZEI SANTO - Catania: det. Parma.
22) MIRENNA GIUSEPPE - Paternò: det. Spoleto.
23) MONTAGNO BOZZONE FRANCESCO - Bronte: det. Opera (Mi).
24) NICOTRA ANTONIO - Misterbianco: det. Spoleto.
25) NIZZA DANIELE - Catania: det. Sassari.
26) NIZZA ANDREA LUCA - Catania: det. Opera (Mi).
27) PACE MARIO - Catania: det. Parma. 
28) PILLERA SALVATORE - Catania: det. Novara.
29) PRIVITERA ORAZIO - Catania: det. Sassari.
30) PUGLISI CARMELO - Catania: det. Spoleto.
31) PUGLISI PIETRO - Catania: det. Rebibbia (Rm).
32) PULVIRENTI ANTONINO - Belpasso: det. Viterbo.
33) QUACECI ANTONINO - Adrano: det. Novara.
34) RAPISARDA SALVATORE - Paternò: det. Cuneo.
35) SALVO SALVATORE MASSIMILIANO - Catania: det. Novara.
36) SANTANGELO ALFIO - Adrano: det. Tolmezzo (Ud).
37) SANTANGELO GIANNI - Adrano: det. L’Aquila.
38) SANTAPAOLA BENEDETTO - Catania: det.  Opera (Mi).
39) SANTAPAOLA FRANCESCO - Catania: det. Spoleto.
40) SANTAPAOLA VINCENZO - Catania: det. Sassari. 
41) SANTAPAOLA VINCENZO SALVATORE - Catania: det. Parma.
42) SCARVAGLIERI GIUSEPPE - Adrano: det. L’Aquila.
43) SEMINARA SALVATORE - Caltagirone: det. Novara.
44) STIMOLI FRANCESCO - Paternò: det. L’Aquila.
45) TOMASELLI ANTONIO - Catania: det. Opera (Mi).
46) VACANTE ROBERTO - Catania: det. Cuneo