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Catania, bomba dissesto: un debito di 1.830 euro anche per i neonati

Di Gianluca Reale |

CATANIA – Quella di Catania è la quarta provincia in Italia per il mancato pagamento della tassa dei rifiuti e mancano all’appello 82 euro per cittadino. Cifra che aumenta a 122 euro se si considera Catania come città metropolitana. Nella sola città di Catania, tra il 2012 e il 2016, il Comune ha incassato in media soltanto il 56% delle tasse sui rifiuti dovute dai cittadini. Insomma, quasi un cittadino su due non paga la Tari e mancano all’appello 167 milioni di euro che sarebbero dovuti entrare nelle casse comunali. Così come mancano 100 milioni di incassi dall’Imu, anche se in generale la percentuale di riscossione è intorno all’80%. Va malissimo, poi, la capacità di incassare le multe, incamerate dal Comune per meno del 30%. Sono questi i risultati dell’analisi dell’agenzia Crif Ratings che ha preso in esame i bilanci del Comune nel quinquennio 2012-16. Dati che da un lato evidenziano un’amplissima evasione, dall’altro una chiara difficoltà economica del tessuto sociale, comune a quasi tutto il Sud Italia.

«La situazione di Catania – afferma Marco Bonsanto, associate director dell’agenzia di rating – non è isolata e non possiamo escludere che nel corso del 2018 la Corte dei Conti debba accertare altre situazioni di dissesto».

Difficoltà di riscossione che nello specifico contribuiscono in maniera rilevante, assieme al taglio di trasferimenti da Stato e Regione, a mettere in difficoltà le finanze di Palazzo degli Elefanti. Contesto che l’amministrazione comunale conosce bene. Martedì scorso, quando è stata resa nota la deliberazione della Corte dei conti sul dissesto, l’assessore al Bilancio, Roberto Bonaccorsi, aveva già detto che «la metà della Tari l’anno scorso non è stata riscossa e lo stesso è avvenuto negli anni passati. Parliamo, per il solo 2017, di un ammanco di 44 milioni di euro. Bisogna partire da qui per trovare soluzioni che riducano l’evasione procedendo allo stesso tempo a discutere con Stato e Regione l’utilizzo dei fondi perequativi». E per adesso non vuole aggiungere altro, in attesa di avere un quadro completo con i tecnici della Ragioneria e costruire l’eventuale ricorso.

L’oggettiva sofferenza del Comune nel riscuotere tributi e multe, d’altronde, è stata evidenziata anche dalla Corte dei conti siciliana nella delibera 154 che accompagna quella che dichiara le condizioni di dissesto (la 153). I giudici contabili annotano le criticità «sulla capacità di riscossione dell’ente» fotografata dai bilanci 2015 e 2016. La Corte si concentra più sul «recupero dell’evasione tributaria, pari a un misero 0,49% nel 2015 e al 22,6% nel 2016», un dato solo «in apparenza migliorativo in quanto risultano considerevolmente diminuiti gli accertamenti collegati alle predette riscossioni».

Le medesime criticità contraddistinguono la riscossione delle entrate provenienti dalle sanzioni per la violazione del Codice della strada: nel 2015 «la riscossione è pari al 10% e nel 2016 al 5% per cento di quanto accertato nei predetti esercizi». La Corte rileva che la difficoltà di incamerare tasse e sanzioni «non è solo riferita alla capacità di riscossione delle entrate in conto competenza (cioè dell’anno, ndr), ma si manifesta con altrettanta significatività anche relativamente alla riscossione in conto residui (cioè sulle somme non ancora riscosse relative agli anni precedenti, ndr)». Ad esempio, sulla tassa sui rifiuti, «si registra, con riferimento agli esercizi 2012-2016, un tasso medio di riscossione in conto residui pari al 7 per cento» e sulle multe «una percentuale annua inferiore al 4 per cento».

Secondo l’analisi di Crif Ratings, questa difficoltà di riscossione ha «obbligato il Comune di Catania ad accantonare nel 2016 più di 230 milioni di euro nel fondo crediti di dubbia esigibilità, pari al 45% dei residui attivi (crediti)». E, dal punto di vista finanziario, «il Comune ha fatto ricorso in maniera decisa alle anticipazioni di tesoreria durante il periodo 2012-2016 per 1,8 miliardi di euro», utilizzo che è «da collegarsi al ritardo temporale nel pagamento da parte dei cittadini di tasse, tributi e tariffe».

La situazione debitoria – rileva ancora l’agenzia di rating – mostra «un debito di funzionamento (verso fornitori) in graduale diminuzione e pari a circa 170 milioni di euro (da circa 375 milioni di euro in media tra il 2012-2013) e un debito di finanziamento (verso il sistema bancario) per circa 585 milioni di euro a fine 2016». Debito che «in capo a ciascun residente catanese, indistintamente dall’età, grava complessivamente per 1.830 euro».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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