Blitz “Sangue blu”, le richieste di condanna della Procura di Catania: «Quindici anni al boss Ciccio Napoli»
Conclusa la requisitoria dei pm al processo per mafia ed estorsioni. In 21 hanno optato per l’abbreviato
Due udienze e una decina di ore. Questo il tempo che è servito ai pm Rocco Liguori e Lina Trovato per affrontare la requisitoria nel processo abbreviato frutto dell'inchiesta Sangue Blu. Blitz che lo scorso autunno – a fine settembre – ha portato dietro le sbarre quello che è ritenuto l’ultimo rappresentante provinciale della famiglia catanese di Cosa nostra, Francesco Napoli. E da qualche mese, come scritto su La Sicilia, recluso in regime di 41 bis. Il due sostituti procuratori hanno chiesto alla gup Chiara Di Dio Datola di condannare a 15 anni, applicando lo sconto di pena del rito alternativo, il rampollo dei Ferrera cavadduzzu.
Napoli, appena libero, avrebbe preso le redini del clan Santapaola-Ercolano per un’investitura ricevuta già in carcere (raccontano i pentiti) ma avrebbe cercato di depistare qualsiasi sospetto su di lui tenendosi lontano, almeno in apparenza, dal frequentare gente che aveva addosso i radar della magistratura e degli investigatori. E inoltre non usava mai i telefoni per comunicare, ma solo incontri face to face. I carabinieri infatti lo hanno seguito e pedinato in quei luoghi ritenuti strategici dai militari.
A fare le sue veci nelle riunioni sarebbe stato Cristian Buffardeci (12 anni la richiesta di pena), che si costituì ai carabinieri dopo qualche giorno dall’esecuzione dell’ordinanza. A puntellare il quadro accusatorio furono anche le dichiarazioni dell’ex reggente del gruppo santapaoliano dei Nizza Salvatore Scavone che raccontò di un preciso incontro risolutorio in merito a una faccenda con il capomafia dei Cursoti Milanesi Carmelo Distefano (oggi sotto processo per la sparatoria di Librino dell’estate 2020). Una tensione che per essere risolta necessitava dell’intervento del “capo”. E quindi di Ciccio Napoli, identificato dal super collaboratore Santo La Causa come uno dei pochi “uomini d’onore riservati” di Catania. Una descrizione respinta dall’imputato durante l’udienza del tribunale del Riesame.
Il dipendente di Sostare
Nel ciclone investigativo finì anche Domenico Colombo un dipendente della Sostare (oggi Amts) che è accusato di concorso esterno all’asociazione mafiosa (8 anni la richiesta dei pm). L’imputato - in carcere da fine settembre - avrebbe intrattenuto rapporti con boss santapaoliani a cui avrebbe fatto favori. E inoltre alla famiglia mafiosa avrebbe mostrato “devozione” anche con una serie di post. In uno di questi scrive “che gli esami hanno dato esito «sangue blu S». Per la Procura non ci sarebbero dubbi sul significato (nascosto).
Tutte le richieste
Di seguito le richieste di pena formulate dai due pm alla gup: Carmelo Bonaventura 8 anni e 30mila euro di multa, Cristian Buffardeci 12 anni, Francesco Caserata 4 anni e 18mila euro, Domenico Colombo 8 anni, Massimo Di Salvatore 4 anni e 18mila euro di multa, Rosario Lombardo 8 anni e 1.600 euro di multa, Corrado Gabriele Muscarà 3 anni, Francesco Napoli 15 anni, Vincenzo Pino 3 anni, Francesco Platania 8 anni e 30mila euro di multa, Carmelo Raciti 5 anni e 4mila euro di multa, Francesco Santapaola 8 anni e 1.600 euro, Gabriele Santapaola 8 anni e 8 mesi e 30mila di multa, Giuseppe Santapaola 4 anni e 27mila euro di multa, Enzo Sapia 3 anni e 9mila euro di multa, Giuseppe Scaletta 2 anni, Lorenzo Michele Schillaci 8 anni e 1.600 euro di multa, Gaetano Sortino 3 anni e 10mila euro, Gaetano Tringale 6 anni e 8 mesi e 30mila euro di Catania, Gerardo Zammataro 2 anni e 6mila euro di multa, Daniele Carmelo Zappalà 8 anni e 30mila euro di multa.