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Partecipate, coop sociali, enti culturali… Il dissesto-Catania angoscia i sindacati

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – Aprire un “tavolo” sulla vertenza Catania, alla luce della richiesta di dichiarazione di dissesto contenuta nell’ordinanza della Corte dei conti n. 153; avviare una concertazione continua tra i sindacati e l’amministrazione per mettere sul tavolo tutte le problematiche più urgenti da affrontare. E, inoltre, conoscere i dettagli dell’eventuale ricorso avverso alle decisione dei giudici contabili e conoscere anche i nomi dei professionisti al quale l’amministrazione ha o avrebbe intenzione nei prossimi giorni di rivolgersi per elaborare una tesi difensiva. E infine incontrare subito il sindaco Pogliese e la sua Giunta per fissare le priorità. Sono fortemente allarmati i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Giacomo Rota, Maurizio Attanasio, Enza Meli e Giovanni Musumeci che ieri mattina, nel corso di un incontro con il solo punto del dissesto all’odg, hanno chiesto e sollecitato al sindaco di aprire un “tavolo di lavoro” già la prossima settimana, nonostante la pausa estiva, per evitare che in autunno la situazione possa precipitare.

Durante la riunione si è parlato in particolare delle possibili conseguenze di una dichiarazione di dissesto sulle Partecipate, del destino delle coop sociali, degli enti culturali collegati al sostegno del Comune, come l’istituto Bellini, lo Stabile e il teatro Massimo Bellini e anche delle possibili conseguenze che un fallimento potrebbe avere sui finanziamenti comunali per le opere del Patto per Catania. Insomma una mole di problemi che tiene sulla graticola il Comune, e con i sindacati che devono dare risposte a migliaia di lavoratori preoccupati (in primis quelli delle società collegate al Comune) delle conseguenze di un fallimento che metterebbe a rischio anche una serie di servizi essenziali, come l’assistenza agli anziani e ai minori svantaggiati. Per i segretari «Le criticità elencate toccano punti nevralgici del mondo del lavoro e delle imprese. E’ perciò necessario fare fronte comune con associazioni datoriali che comprendano artigiani, cooperative e industriali. Ogni ipotesi minimalista è invece molto pericolosa».

Dal dibattito è, tra l’altro, emersa la necessità di fare squadra tra lavoratori, associazioni, istituzioni come Inps e Regione, e partiti a prescindere dalle appartenenze, guardando anche al modello del «Salva Napoli». «Siamo in una situazione delicata – hanno spiegato il segretario della Cgil, Rota, e quello della Cisl, Attanasio -. Proprio per questo ci auguriamo che il governo nazionale e la Regione non facciano fallire la nona città d‘Italia, ma adottino quelle misure correttive e legislative che possano invertire la tendenza».

I primi timori riguardano i dipendenti comunali dei servizi, i precari e l’efficienza dell’apparato amministrativo, dato che i dirigenti di aree strategiche oggi sono con contratti a termine di prossima scadenza. Su questo punto i sindacati hanno detto che bisogna avviare tutte le misure adatte a garantire tutte queste categorie di lavoratori».

La paura più forte, è rivolta soprattutto al mancato pagamento delle Coop sociali da parte del Comune. Già in questa fase il timore è che i servizi fino ad oggi assicurati ai più deboli naufraghino miseramente a causa della mancanza di liquidità che potrebbe colpire il Comune soprattutto nei primi mesi dalla eventuale dichiarazione di fallimento. Ma a rischio c’è anche la predisposizione dei progetti esecutivi relativi alle opere pubbliche del “Patto per Catania”.

Il 16 giugno, inoltre, uno studio della Uil ha evidenziato come i catanesi si sarebbero trovati a pagare 22 euro in più rispetto alla media nazionale per il solo acconto Imu-Tasi sulle seconde case che non sono un lusso: lavoratori e pensionati, infatti, sono nel nostro Paese il 76 % dei proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale.

Ma i timori, in particolare, dei sindacati riguardano le Partecipate, soprattutto Multiservizi e Amt (non è stata esclusa dalle sigle l’ipotesi di chiedere commissariamenti nell’attesa che vengano nominati i nuovi Cda).

«Un miliardo e 600 milioni di euro sono purtroppo una montagna di debiti che i catanesi si ritrovano oggi a scalare – hanno detto Rota, Attanasio, Meli e Musumeci -. I cittadini pagano ormai da tempo aliquote tributarie al massimo livello possibile. Ai tributi con sovrapprezzo, quindi, i catanesi dovranno ora aggiungere a causa del dissesto anche forti riduzioni nella spesa sociale e la immane ricaduta occupazionale che verrà provocata dal mancato pagamento dei crediti dovuti dal Comune alle imprese fornitrici. Insomma, una sciagura che si spera venga scongiurata dal ricorso contro la delibera della Sezione di controllo della Corte dei conti. Al sindaco chiediamo, quindi, un confronto su questioni concrete, a partire dall’affidamento dell’incarico tecnico-legale per la stesura del ricorso contro la delibera della Corte dei conti. Chiediamo inoltre di conoscere che tempi ci sono per il ricorso». I sindacati si augurano anche che l’amministrazione, sostenuta dalla Regione, riesca a portare avanti nelle sedi romane un provvedimento legislativo che eviti il tracollo.

Alla fine il commento amaro della segretaria Uil, Enza Meli: «Questa città non può versare lacrime e sangue per colpe antiche e recenti su cui rivendichiamo una operazione verità…». Operazione che è già stata avviata con la trasmissione da parte della Corte dei conti di tutti gli atti sul caso Catania alla Procura della Repubblica.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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