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Lady Firrarello e quel no deciso al Cavaliere per mantenere un "dolce" segreto

«Era pazzo della mia torta al pistacchio ma rifiutai un baratto della ricetta con quella di mele del suo chef»

Mario Barresi

15 Giugno 2023, 11:17

maria firrarelloMaria Firrarello, Silvio Berlusconi

Maria Firrarello, Silvio Berlusconi

Anno domini 2005, nel pieno fulgore dell’impero berlusconiano, ai primi di maggio. Palazzo Biscari è pieno come un uovo. I 500 selezionatissimi invitati alla cena - a Catania funziona da sempre così - sono diventati più di 800. «Il presidente è in ritardo, c’è stato un guasto all’aereo». E l’attesa si consuma fra arancinetti e bollicine, con Umberto Scapagnini, candidato sindaco, a fare da mattatore. Fin quando arriva Silvio Berlusconi. Accolto da una ventina di signore che gli cantano l’inno di Forza Italia. Al momento di sedersi ai tavoli è tutto un ticchettio di tacchi dodici, scalzando anche i distinti signori (tutti con spilla del partito), per accomodarsi accanto - o nei pressi - del Cavaliere. Ma lui, con una platealità teatrale, comunica il suo gradimento: «Vicino a me voglio una sola persona: la signora Maria. Abbiamo un discorso di dolcezza in sospeso…».

La moglie del senatore

Panico e curiosità. Quando, accanto all’ospite d’onore, si materializza una minuta signora, elegante ma senza eccessi glamour: Maria Prestianni in Firrarello (Pino). Moglie del senatore di Bronte. L’ammiccante «dolcezza» condivisa col Cav era la sua torta al pistacchio. «Il presidente ne era golosissimo, mio marito gliela portava a Roma molto spesso. La fece mangiare anche a sua madre, donna Rosa, e mi mandò i suoi ringraziamenti con un bel messaggio in un libro di foto che mi regalò». Ma quella sera, sotto gli occhi invidiosi degli invitati al party catanese, la lunga “trattativa” Silvio-Maria non andò a buon fine.

Il "baratto"

«Mi propose un “baratto”: voleva che gli rivelassi la ricetta della mia torta al pistacchio e in cambio mi avrebbe fatto chiamare dal suo chef personale, Michele, per darmi quella della sua torta di mele. “Maria, questo dolce - mi disse per convincermi - l’hanno gustato tutti i grandi del mondo”». Ma Lady Firrarello fece spallucce: «Con tutto il rispetto, la torta al pistacchio è un’altra cosa: gliela preparo e gliela mando ogni volta che la desidera. Ma la ricetta no, resta segreta…». A proposito: pistacchio, uova e un non meglio identificato «liquore» sono gli unici tre ingredienti che riusciamo a strapparle. Ascolta e sorride Firrarello, oggi 83 anni, tonico sindaco di Bronte. Fra i primi democristiani a convertirsi al berlusconismo. In Sicilia diventò il faro di Forza Italia a oriente, da quando «feci capire al presidente che, contrariamente a quanto gli dicevano i soloni del Nord, il partito doveva partecipare alle amministrative». E a studiare il “caso Catania” (da due a una trentina sindaci in pochi mesi), arriva pure uno sherpa nazionale. Firrarello diventa uno dei consiglieri più ascoltati di Berlusconi. «Parlavamo di tutto, anche di femmine (la signora Maria, nel frattempo, s’è allontanata, ndr). E, quando mi raccontò delle sue feste, io gli dissi: “Presidente, Cossiga si salvò perché legato ai carabinieri, non sarebbe meglio avere una polizia privata a tutela?”. Lui mi rispose che ci avrebbe pensato, poi fece di testa sua».

La gaffe

«Una volta mi disse: sei una quercia con il cuore d’oro», ricorda Firrarello. Era dopo aver ospitato 8mila persone sulla “nave azzurra”. «Mi sembra di essere al Maracanà», esultò il leader. L’unico black-out fra Arcore e Bronte non è l’addio a Fi per seguire, col genero Giuseppe Castiglione, il ribelle Angelino Alfano in Ncd. Ma è una gaffe del Cav a un evento in cui dimenticò di citare il senatore-organizzatore nei saluti. E lui non la prese bene. «Qualcuno glielo fece notare, mi chiamò dall’aereo e io lo mandai a quel paese». Ma la settimana dopo erano assieme a pranzo a Roma. «Come lui ne nasce uno ogni mille anni», sospira Firrarello. «E anche di Pino…», rivendica Maria. Una delle poche donne che ha detto di no a Berlusconi.
Twitter: @MarioBarresi