Catania, Pride 2023 sotto lo slogan "Polpo di Stato": migliaia in piazza
Concentramento in piazza Cavour e arrivo previsto in piazza Bellini
Hanno invaso il centro storico al ritmo di musica, canti e balli. Un arcobaleno di colori che si moltiplica nelle bandiere, nelle collane di carta, negli archi di palloncini, negli abiti, sui volti, nei ventagli, nelle parrucche e nei tanti travestimenti con cui i giovani giocano a mettersi in mostra. Uno sberleffo a chi li vuole invisibili. È il popolo del Catania Pride che quest’anno, più numeroso che mai, ha sfilato all’insegna dello slogan “Polpo di Stato” riappropriandosi in chiave ironica del termine dispregiativo con cui in dialetto vengono chiamati gli omosessuali.
I VOLTI E I COLORI DELLA PIAZZA: LA FOTOGALLERY
Un “polpo di Stato” anche perché - come ribadisce l’attivista Dario Accolla - questo è un «Pride antifascista, che si ricollega ai valori della Resistenza, e un Pride che prende posizione contro la guerra».
Tanti i Temi affrontati lungo la sfilata, anche grazie alle madrine Karma-b, nel flash mob davanti al Giardino Bellini e poi in piazza Bellini al termine del corteo quando sul palco hanno preso la parola i vari relatori, a partire da Franco Grillini che ha ripercorso la storia del movimento, nato quarant’anni fa nella nostra terra dopo l’assassinio dei due fidanzati di Giarre. Un percorso che ha portato a conquiste quali le unioni civili e l’ottenimento della protezione internazionale per i migranti omosessuali vittime di persecuzioni e torture.
Vera Navarria, presidente Arcigay Catania, annuncia al sindaco e alla Giunta che il movimento avanzerà le proprie richieste, dalla trascrizione degli atti di nascita dei figli e delle figlie delle famiglie arcobaleno, a spazi di accoglienza e protezione per le persone Lgbtqia+, al potenziamento dei consultori e degli ambulatori, alla creazione di luoghi per la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili, al recupero di San Berillo nell’ottica di garantire la qualità abitativa per sex worker e migranti. Questioni che richiedono un grande impegno politico. Ed è quello che sollecita Daniela Lourdes Falanga, una donna bella e sinuosa, nata Raffaele, primogenito di un boss della camorra. Lei che si è “partorita da sé”, rivendicando la propria libertà di affrancarsi da un retaggio culturale-familiare e da un corpo biologico che non sentiva propri, si batte perché la comunità trans «sappia di politica e sappia fare politica, e soprattutto vada a votare».