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Catania, fetore e bare “parcheggiate”: obitorio cimitero come stanza degli orrori

Di Pierangela Cannone |

Catania – L’obitorio come la stanza degli orrori al camposanto di via Acquicella. Si torna a parlare del cimitero come zona di degrado e terra di nessuno e, stavolta, a lanciare la segnalazione sono i dipendenti della Multiservizi, che accendono i riflettori sulle condizioni di scarsa igiene in cui si trovano a lavorare ogni giorno. Qui, infatti, nel bagno – per dirne una – manca il water e, qualora ci fosse stato, per usufruire del servizio si sarebbe dovuto fare a slalom tra le bare… Sono una quindicina quelle che occupano la stanzetta dell’obitorio da mesi, ma anche da anni: in una cella frigorifera c’è ancora un corpo che, dal 2014, non trova sepoltura a causa dei cavilli della burocrazia.

«Lavoriamo come fossimo animali – dice un dipendente, che preferisce restare nell’anonimato – e, per andare in bagno, raggiungiamo quelli pubblici che distano oltre 100 metri dal deposito, lasciandolo così incustodito». Ciò che denunciano gli operatori cimiteriali non è solo la mancanza di servizi igienici, bensì anche l’assenza di manutenzione nell’ufficio – se così si può chiamare… – in cui, il pericolo maggiore è dato da un nutrito “gomitolo” di fili elettrici agglomerati e scoperti. A mostrarci le altre problematiche del deposito è un altro operatore, che ci guida dentro la stanza in cui sostano i resti umani: alcune cassette di legno di diversa dimensione contengono braccia, gambe e mani amputate, ma anche feti di bambini, tutti destinati alla sepoltura e, anche questi, in attesa che arrivi il loro momento.

«Si devono consegnare alla terra al più presto – spiega l’operatore, che con una mano si tappa il naso per la puzza e con l’altra fa segnale di uscire velocemente dallo stanzino – perché per noi che ci lavoriamo, più vanno in putrefazione e più è alto il rischio, maneggiandoli, di infezioni».

Ma nell’obitorio si registra un altro problema da non sottovalutare: «Ci sono giorni che non si riesce nemmeno a entrare dal fetore», commenta una signora che prima di pregare sulla bara del marito, defunto da più di un mese, ha dovuto cercarla tra le tante lì dislocate. Così anche altri familiari che, per raggiungere la salma del proprio caro, devono fare molta attenzione per non pestare il liquor che cola dalle fessure di alcune bare…

Abbiamo raggiunto telefonicamente l’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Arcidiacono, che ha confermato l’urgenza degli interventi. «In occasione del mio primo sopralluogo – afferma – mi sono reso conto che occorre agire subito per arginare situazioni difficili. È già stato stilato un piano di interventi di manutenzione, destinati alla realizzazione del servizio igienico nel deposito e allo snellimento della burocrazia per l’inumazione delle salme. Si è dato disposizione anche per il diserbamento delle tombe poste su strada e per un’adeguata igienizzazione e riqualificazione dei bagni pubblici che lasciano a desiderare. Il cimitero è un luogo sacro che tocca il destino di tutti ed è prioritario restituirgli il decoro che merita. Ho pronto il nuovo regolamento, che presto sarà discusso in Consiglio: è mia intenzione aprire il camposanto alla Città metropolitana, così che anche i catanesi non residenti possono chiedere di esservi sepolti».

Sul nodo furti e sicurezza, invece, l’assessore ammette di non essere a conoscenza delle ronde spontanee che alcuni familiari dei defunti stanno mettendo in opera da alcuni giorni. «Quello della sicurezza – conclude Arcidiacono – è un tema che riguarda il settore pubblico e che stiamo già affrontando, affinché possa esserci una sorveglianza continuativa. Invito le persone che si sono fatte carico di questo servizio di sorveglianza a venirmi a trovare, al fine di aiutarmi a meglio focalizzare questa annosa problematica».

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