29 dicembre 2025 - Aggiornato alle 09:39
×

Mafia, dissequestrata a Catania l'autorimessa di via Cimarosa

Per la Corte d'Appello Antonio Tomaselli - capomafia della famiglia Santapaola-Ercolano - non sarebbe socio occulto

Laura Distefano

08 Agosto 2023, 14:17

maxresdefault

L’autorimessa di via Cimarosa è stata dissequestrata. La Corte d’Appello ha ribaltato il verdetto del Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione emesso lo scorso 11 marzo 2022 a carico di Antonio Tomaselli, ritenuto il capo di Cosa nostra etnea almeno fino al 2017, anno del suo arresto nel blitz Chaos. Il collegio di secondo grado, analizzando il ricorso del difensore Giorgio Antoci, ha ritenuto non vi sia «sufficiente certezza che il proposto (il boss Tomaselli) avesse un effettivo ruolo, se pure occulto, nella gestione della società e che, pertanto, la società stessa possa essere ritenuta un bene ad esso riconducibile».

La Corte d’Appello - composta da Maria Paola Cosentino, Antonella Bacianini e Antongiulio Maggiore - ha evidenziato nelle sei pagine della sentenza «numerose contraddizioni insite - scrivono - nelle motivazioni del decreto» di primo grado. Nel teorema indiziario ci sarebbe da verificare anche a livello cronologico l’apporto di fondi illeciti nella società Etnea Autoservizi e C che gestisce il famoso garage vicino al “grattacielo”.

Accuse prive di riscontri

Per i giudici della prevenzione «l’affermazione che Tomaselli fosse amministratore di fatto e socio occulto della società è priva di concreto riscontro, così come l’assunto che il proposto abbia in qualche misura partecipato ai finanziamenti di volta in volta conferiti ai soci». Non sono bastati nemmeno i verbali dei pentiti Santo La Causa e Umberto Di Fazio a convincere la Corte a confermare la confisca della ditta che è stata revocata.

Resta invece in piedi il provvedimento di misure di prevenzione del 100% delle quote della Conti Caltestruzzi di Misterbianco scattata grazie a una delicata indagine patrimoniale da parte del Gico della Guardia di Finanza etnea. Va specificato che la confisca del cementificio non era nemmeno oggetto di impugnazione.

Pericolosità sociale

Nessun dubbio, invece, ha la Corte d’Appello in merito all’affermazione della pericolosità sociale di Tomaselli, conosciuto come “penna bianca”.

Il delfino degli Ercolano, detenuto al 41bis, dopo il blitz Kronos riuscì a prendere “la carta” delle estorsioni e a diventare il reggente operativo della famiglia catanese di Cosa nostra. Il capomafia avrebbe avuto il carisma anche per poter vestire i panni del boss della mafia imprenditoriale. «Non emerge alcun elemento che indichi una dissociazione di Tomaselli dalla compagine criminosa di appartenenza. La misura personale va confermata», sentenzia la Corte.