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Catania, cosa fare in caso di sisma? Per ora scongiuri, ma accadesse…

Di Giuseppe Bonaccorsi |

«Catania e tutti i Comuni, per legge, devono avere operativo un Piano per le calamità naturali. Catania lo ha operativo da anni, dal 2014 e lo stiamo aggiornando secondo la normativa vigente». Lo sostiene l’architetto Maria Luisa Areddia, responsabile del Coc (Centro operativo comunale) di Protezione civile. Insieme all’assessore alla Protezione civile, Alessandro Porto, la notte del sisma ha attivato l’ufficio rispondendo con i suoi operatovi alle pressanti richieste informative della popolazione impaurita. «Per fortuna in città – spiega – non abbiamo avuto danni e non abbiamo attivato il Coc. Comunque la situazione è stata attentamente monitorata attraverso sopralluoghi».

L’architetto Areddia conferma che il Piano di Protezione per affrontare le calamità è operativo e in fase di aggiornamento. La città di Catania ha a disposizione 103 aree di sosta per le emergenze che sono attentamente indicate da appositi cartelli. Prevalentemente nelle aree di emergenza sono comprese tutte le piazze cittadine. Secondo questo piano, in caso di calamità naturale, i cittadini devono recarsi in queste aree in attesa dei soccorsi. Inoltre il Piano indica ai cittadini le pratiche che si devono inoltrare per la richiesta di eventuali risarcimenti da calamità naturali che non riguardano soltanto un sisma, ma anche il rischio idrogeologico come si è verificato alcuni giorni fa con le due “bombe d’acqua” che si sono abbattute in città.

Nel piano è prevista anche una sinergia con gli enti sanitari, anche se la parte sanitaria è affidata all’Asp che attiva tutti i servizi, a partire dal 118 sino agli ospedali. Di rilievo, poi, il ruolo riservato al volontariato, che comprende anche quello sanitario. Ovviamente il Coc si attiva ad ogni emergenza. Compresa ad esempio una nube tossica o un maremoto.

Una parte importante di questo piano è riservata anche ai parcheggi scambiatori che si trovano nelle aree periferiche della città, come quello di via Due Obelischi oppure il Fontanarossa. In questo caso il Piano prevede di riservare queste ampie aree soprattutto ai soccorsi e ai velivoli che potrebbero arrivare da fuori area colpita. In questo modo è possibile installare in questi parcheggi dei centri di comando per meglio indirizzare le squadre. «In un secondo tempo – spiega ancora la Areddia – queste aree potrebbero essere anche riservate a tendopoli e centri di soccorso e assistenza medica».

A ogni emergenza che si verifica l’ufficio di Protezione civile di un Paese si attiva, ma non avvia il Coc se l’emergenza riguarda altri paesi, come in questo caso. Ciononostante gli uffici si allertano e vengono attivate le squadre di soccorso. Ieri notte l’ufficio ha ricevuto in particolare telefonate di cittadini che chiedevano se era possibile prevede altre scosse e se bisognava recarsi in una area di sgombero. «Abbiamo dovuto fare principalmente opera di persuasione nei confronti di cittadini veramente allarmati».

L’architetto Areddia ha aggiunto che periodicamente in ogni paese sono previste esercitazioni di emergenza, soprattutto nelle scuole, in cui gli operatori di Protezione civile informano gli studenti come devono comportarsi in caso di calamità». A breve invece alcune parti della Sicilia saranno teatro di esercitazioni di grande livello. Una di queste si dovrebbe tenere a breve a Catania e il centro sanitario di riferimento sarà il Policlinico col nuovo pronto soccorso che aprirà il prossimo 18 novembre. In una sala del nuovo presidio di emergenza sono ammassate numerose barelle che dovrebbe servire nel corso dell’esercitazione che ha lo scopo di monitorare le attività sanitarie e di soccorso in una città in cui il rischio sismico è molto elevato.Un’altra esercitazione, ma di altro tipo (sembra orientata ad affrontare una possibile emergenza di bioterrosismo) dovrebbe tenersi nell’area di Trapani.

L’allarme suscitato due sere fa dalla forte scossa di Licodia Eubea riapre la discussione sulla necessità di mettere mano al nostro patrimonio edilizio per adeguarlo ai normali standard antisismici. E’ un dibattito che si perpetua da anni e al quale il governo ha dato il suo apporto emanando norme di defiscalizzazione contributiva per chi adegua il proprio immobile. Un’altra questione riguarda invece, la preparazione della popolazione. I Piani esistono e sono consultabili su internet. Ma siamo sicuri che tutti i cittadini in caso di calamità sappiano realmente cosa fare, come invece sanno a memoria i giapponesi?

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