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Si apre da Catania la caccia ai pianeti sosia della Terra

Di Adele Lapertosa |

ROMA – I dati dei telescopi spaziali e terrestri lo confermano: i pianeti piccoli e rocciosi, possibili sosia della Terra, sono più comuni del previsto. Ma finora, fra i quasi 4.000 mondi alieni individuati, non sono nemmeno una cinquantina quelli che potrebbero essere abitabili. Le prossime missioni europee e americane cercheranno di raccogliere più dati sulle loro condizioni di luce, atmosfera e superficie, che aiuteranno a trovare i più simili alla Terra. Quelli finora scoperti nella Via Lattea sono una variegata moltitudine: si va dai giganti gassosi come Giove, caldi perché molto vicini alla loro stella, ai piccoli e misteriosi pianeti rocciosi, poco più grandi della Terra o poco più piccoli di Nettuno. Sono anche stati scoperti pianeti rocciosi delle dimensioni della Terra che si trovano nella cosiddetta zona abitabile, ossia alla giusta distanza dalla loro stella per ospitare acqua liquida in superficie.

La scommessa, osserva la Nasa, è affinare gli strumenti per riconoscere i sosia della Terra quando comincerà ad arrivare la mole di dati attesa dal nuovo cacciatore di pianeti Tess, lanciato il 19 aprile scorso dall’agenzia spaziale americana. E’ grande fin da ora l’attesa per i dati della missione Plato, che l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) intende lanciare nel 2026 e che vede l’Italia in prima linea. Ci sono poi gli indizi forniti da un’altra missione europea, Gaia, lanciata nel 2013, che finora ha rilevato la posizione di 1,7 miliardi di stelle.

«L’abitabilità di un pianeta dipende dalla stella», rileva Isabella Pagano, dell’Osservatorio di Catania dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). «I pianeti più facili da osservare – prosegue – sono quelli più vicini alle loro stelle, ma in realtà quelli piccoli e rocciosi si trovano più vicino alle stelle più fredde, le nane rosse». Un aiuto a individuarli dovrebbe venire dalla missione Plato: «fornirà massa, dimensione ed età di migliaia di pianeti intorno a stelle simili al Sole, molti dei quali mai identificati prima», rileva Pagano. Gaia continuerà ad essere uno straordinario cartografo del cielo e le sue mappe saranno preziose per individuare nuovi piccoli pianeti rocciosi. Tess dovrà fare una sorta di “scansione” del cielo in cerca delle variazioni nella luminosità nelle stelle dovute al passaggio dei pianeti che ospitano.

E’ una caccia entusiasmante perché le analisi più recenti indicano che dal 20% al 50% delle stelle potrebbero avere pianeti rocciosi nelle loro zone abitabili. «Ad oggi sono 16 i pianeti esterni al Sistema Solare trovati nelle regioni abitabili delle loro stelle», prosegue Pagano. «Di questi, due ruotano attorno a stelle simili al Sole e si chiamano Kepler-452b e Kepler-1638b. Di essi sappiamo però molto poco – osserva – e non siamo in grado di studiarne l’atmosfera. Ci sono poi quattro dei sette pianeti della stella Trappist-1, e ancora il pianeta della stella più vicina, Proxima Centauri, e quello della stella LHS 1140». A questi se ne aggiungono circa 30 «che si trovano in regioni marginalmente abitabili». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA