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Abusivismo edilizio, «Troppe case costruite dove non si poteva»

Di Concetto Mannisi |

Catania – Quindici giorni possono bastare per far sfumare un ricordo. A volte anche per cancellarlo. Casteldaccia, per quanto vicina, è comunque distante dai “nostri luoghi” e, allora, rincorsi e travolti da altri eventi, si corre il rischio di accantonare in un luogo remoto la tragedia accaduta, salvo ricordarsene quando, speriamo mai, la natura tornerà a far sentire la propria “voce”, riappropriandosi di quel che l’uomo, stoltamente, ha provato a sottrarle. Giuseppe Toscano, magistrato in pensione della Procura di Catania, teme che tutto ciò possa accadere presto in Sicilia e, ancora più nel dettaglio, nel nostro comprensorio. Ciò perché l’opera delle demolizioni dei manufatti abusivi che esistono ancora nell’Oasi del Simeto e nel Parco dell’Etna sembra essere frenata da lacci e lacciuoli che si farebbe bene a sciogliere rapidamente. Per cancellare le ferite dal nostro territorio e forse, perché no, per salvare delle vite umane.

«Sono certo – chiarisce Toscano – che nessuno sta sottovalutando il problema, ma credo che ci sia ancora da fare nel settore delle demolizioni. Ciò, magari, sfruttando gli appositi protocolli di legalità che ci hanno permesso di raggiungere in questi ultimi anni risultati apprezzabili. E tutto questo attraverso metodi razionali, concreti ed essenziali. In una parola sola: praticabili». Fu il procuratore Giovanni Salvi, a suo tempo, che le diede l’incarico di predisporre un progetto ben definito e che potesse superare le difficoltà esistenti, al fine di approdare a ben precise soluzioni.

«Esattamente. E fu così che, con l’ausilio di funzionari qualificati del Comune di Catania, quale l’ingegnere Orazio Palmeri, e di personale scelto nell’ambito del Corpo Forestale Regionale, quale l’ispettore Consoli, si imboccò la strada giusta, abbattendo numerosi manufatti abusivi, piccoli e grandi, realizzati in zone di inedificabilità assoluta quale la stessa Oasi del Simeto. Fra l’altro con costi ridotti al minimo e peraltro recuperabili, in virtù dell’utilizzo di ruspe e di personale del Comune, ma anche attraverso l’affidamento delle opere di rimozione degli inerti a imprese confiscate alla mafia. Ciò, lo ripeto, in piena osservanza di un piano dettagliatamente ideato, che sin dall’inizio aveva ricevuto anche il pieno sostegno, per quanto ci risulta, dell’attuale procuratore capo, Carmelo Zuccaro».

Tragedie come quelle di Castedaccia si sarebbero potute e si possono ancora evitare, quindi.

«Certamente. E oggi aggiungo che i disastri ambientali non devono farci dimenticare che, come sostenevano gli antichi greci, le sofferenze sono insegnamenti che dovrebbero servire a risvegliare “il sonno della ragione”. Io stesso, dopo l’insediamento alla Regione del presidente Nello Musumeci, ho cercato di informarlo sui risultati delle interessanti esperienze acquisite nel corso dell’attività sopra evocata e con l’esclusivo intento di potere esporre un punto di vista, maturato in tanti anni di lavoro della Procura di Catania, sulla necessità da parte della Regione Siciliana di richiedere e pretendere dai sindaci del territorio la piena osservanza, senza indugio, dei principi della prevenzione e della precauzione, ineludibili per la protezione dell’ambiente e per la doverosa tutela della incolumità delle persone. Non sono stato fortunato. Ma credo che questa strada si possa ancora percorrere senza i suggerimenti, che sarebbero stati del tutto disinteressati, di Giuseppe Toscano, magistrato in pensione».

«Appare, infatti, indispensabile – sottolinea l’ex procuratore aggiunto – così come aveva fatto questa Procura, individuare e selezionare le situazioni di reale pericolo derivante dal godimento e dalla disponibilità degli immobili abusivi presenti in zone di inedificabilità assoluta, valutando i concreti rischi per l’incolumità di chi li abita».

Ma chi deve farlo?

«I sindaci. Ma a proposito del recente disegno di legge, che si dice essere stato inoltrato nei giorni passati, credo che la eventuale rimozione dei primi cittadini inadempienti possa essere considerata, a prima lettura, alla stregua di una scatola vuota. Innanzitutto per la difficoltà di ravvisare siffatte inadempienze, ma anche per la genericità dell’espressione in sé. Fra l’altro voglio ricordare che nei confronti di sindaci disattenti e incapaci risultano già configurabili, in materia urbanistica, comportamenti penalmente rilevanti, relativi all’abuso o all’omissione di atti d’ufficio».

«In ogni caso – continua – non è mai troppo tardi per potere iniziare seriamente l’attività di controllo del territorio che ai sindaci compete sempre e comunque, provvedendo ad individuare precipuamente i rischi per la salute pubblica e subito dopo eliminarli con gli opportuni rimedi. Quali, ad esempio? E’ presto detto: murando e sbarrando gli ingressi delle abitazioni abusive, in attesa che si possa procedere con le demolizioni. Del resto, sin dal 1985 in Sicilia e non soltanto è doverosa per ogni sindaco – o, se preferite, dirigente – l’immediata demolizione d’ufficio degli immobili abusivi, dato che l’obbligo è irrinunciabile e immediatamente eseguibile (tanto più quando si tratti naturalmente di territori particolarmente soggetti a rischio ambientale), al di fuori di diffide o ordini, sottoposti soltanto a reclami, ricorsi e rinvii non auspicabili, che non promettono mai niente di buono».

Lo Stato, in qualche modo e per quanto possibile, è venuto incontro ai proprietari degli immobili da demolire.

«Chi è proprietario e decide di demolire mantiene la proprietà del sedime, che non è comunque una cattiva cosa. Chi costringe lo Stato a demolire lo perde e sarò comunque costretto a rifondere le spese».

E’ vero che ci sono svariati immobili – sia nell’Oasi del Simeto sia nel Parco dell’Etna – che, concluso l’iter giudiziario, possono essere demoliti e invece sono ancora in piedi e, per di più, occupati dai proprietari o, come nel caso di Casteldaccia, da intere famiglie in affitto?

«Questo non posso saperlo direttamente, ma non mi stupirei se fosse davvero così».

Palermo. Non solo l’avanzamento del piano rifiuti e la lunga rincorsa per fare raggiungere soglie accettabili alla raccolta differenziata. in un quadro più ampio s’inseriscono i 35 milioni stanziati dalla Regione Siciliana per la bonifica di aree inquinate. Il governo Musumeci ieri ha comunicato di avere messo a disposizione dei Comuni la somma, attraverso il dipartimento Acqua e rifiuti, con risorse del PO Fesr 2014-2020, per potere così procedere alla bonifica dei siti contaminati ricadenti nel loro territorio, in particolare le discariche pubbliche esaurite. Per essere ammessi al finanziamento è necessario che il sito sia stato già oggetto di indagine e di “piano di caratterizzazione”, ossia in possesso dell’esito di indagini sui terreni e sulla falda attestanti lo stato di alto rischio di inquinamento.

«Spero – ha commentato il presidente Nello Musumeci – che entro la ormai prossima scadenza del bando sia significativo il numero dei Comuni partecipanti. Sul fronte della bonifica dei terreni contaminati stiamo lavorando con celerità e impegno, dopo avere istituito l’apposito Ufficio speciale. Sarebbe un peccato se le amministrazioni comunali non cogliessero questa opportunità finanziaria, per porre riparo alle devastazioni paesistiche e ambientali, con grave pregiudizio per la salute dei cittadini».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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