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Aci Sant'Antonio e l'affaire dei contributi post sisma, il sindaco indagato: «L'inchiesta non ci destabilizza»

Le reazioni in paese all'indomani dei 42 avvisi emessi nell'ambito dell'indagine dalla Procura etnea

Laura Distefano

01 Marzo 2024, 15:23

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«C’è indagata mezza Aci Sant’Antonio». Questi i commenti che ieri si facevano nel paese dell’acese leggendo la notizia dei 42 avvisi emessi dalla procura etnea nell’inchiesta sulla gestione dei contributi statali sul sisma di Santo Stefano del 2018. E in effetti 42 indagati in una cittadina di 17 mila anime sono numeri da “maxi processo”. E pensare che la cifra è lievitata, perché prima risultavano 36 dalle carte portate in discovery.

Ad aver ricevuto l’avviso di conclusione indagini da parte dei carabinieri della sezione Pg di piazza Verga ci sono anche la funzionaria comunale Rosa Mammino e il geometra Angelo Patanè, che lo scorso ottobre - come già pubblicato su La Sicilia - erano stati destinatari di una misura interdittiva: dieci mesi di sospensione dal pubblico servizio la prima e di sei dalla professione il secondo. Il provvedimento fu emesso dal Tribunale del Riesame che accolse, in parte, l’appello della pm Rosaria Molè che impugnò il rigetto della misura cautelare da parte del gip Stefano Montoneri. Il difensore della Mammino, l’avvocato Umberto Terranova, fece ricorso per Cassazione che però il mese scorso rigetto facendo diventare l’interdittiva esecutiva. Patanè, assistito dall’avvocato Orazio Consolo, invece ha già in gran parte “scontato” la sospensione. Mammino, coordinatrice dell’ufficio Sisma, e Patanè sono indagati per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, truffa aggravata, falsità ideologica, distruzione e occultamento di atti veri.

Secondo la procura l’inchiesta avrebbe permesso di «portare alla luce un trasversale sistema illecito» sui contributi post sisma nel quale «risultavano pesantemente coinvolti, a vario titolo, pubblici amministratori, funzionari comunali, tecnici di parte e privati cittadini». Ma poi sarebbe emerse «plurime falsificazioni dei verbali di giunta e delle relative delibere adottate».

Nella lista degli indagati c’è l’ex sindaco Santo Caruso, l’attuale primo cittadino Quintino Rocca e il presidente del Consiglio Salvatore Santamaria. Quest’ultimi due sono indagati nel loro ruolo di ex assessori comunali.

«Le attività di indagine, appena conclusesi, non devono destabilizzarci. Mi preme predicare serenità - afferma il sindaco Rocca a La Sicilia - perché la ricerca della verità deve animare lo spirito di tutti. Dobbiamo, anzi, continuare a lavorare all'insegna della concretezza che ci ha contraddistinto finora, senza timori. Nello specifico, la mia posizione - come quella di alcuni fra gli altri indagati - riguarda presunti falsi compiuti nella redazione di sparuti verbali di giunta che, in quanto componenti della giunta, abbiamo sottoscritto. La questione dei verbali di quella giunta nulla ha a che vedere con la vicenda del terremoto, della ricostruzione post sisma o con i lavori pubblici oggetto delle altre attività investigative. Sono fiducioso nel corso della giustizia, siamo nelle mani di un sistema che ha tutte le carte in regola per stabilire chi ha commesso un illecito e chi no. Del resto - conclude - già il gip ed il tribunale del riesame hanno mostrato fermezza nello smentire l'opportunità di ricorrere alle misure cautelari richieste in piena campagna elettorale».