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Blitz “Aetna”, «In vetta guide che non sapevano una parola d’inglese»

Di Francesco Vasta |

Catania. Di «casta delle guide» in molti non hanno timore a parlare. Perché il Collegio regionale delle guide alpine e vulcanologiche, l’ente che riunisce gli unici professionisti autorizzati ad accompagnare persone ai crateri di Etna e Stromboli, è “circolo” ristretto con possibilità più uniche che rare per i suoi membri. In primis, lavorare sui vulcani attivi siciliani, un’esclusiva prevista dalla legge e fatta valere sul campo spesso per meriti indiscutibili di tante guide. Ma la difesa delle proprie ragioni pare talvolta diventare il pretesto per la difesa di privilegi di corporazione che non fanno né il bene del vulcano, né la soddisfazione del visitatore. Ne sono convinte, ad esempio, le guide ambientali ed escursionistiche che, nell’ultimo anno, hanno ingaggiato una battaglia nazionale per la liberalizzazione dell’accesso ai terreni escursionistici appannaggio delle guide alpine, in Sicilia alpino-vulcanologiche.

Da una parte, è la visione di sigle dell’associazionismo come l’Aigae, la freschezza di professionisti che non appartengono ad alcuna categoria sancita da norme, in formazione continua e approccio moderno; dall’altra i membri di un collegio che solo negli ultimi due anni ha intrapreso la strada del rinnovamento attraverso i due concorsi – uno bombardato dall’ipotesi parentopoli – che hanno abilitato una quarantina di nuove guide vulcanologiche. Per più di quindici anni, infatti, la Regione non aveva istituito nuovi concorsi e così il turismo sull’Etna è entrato nel Duemila accompagnato dagli scarponi di chi si era formato in un’epoca di visitatori senza smartphone e con esigenze dei consumatori assai diverse dall’oggi.

Nel crinale fra le due epoche, così, è possibile che qualcuno sia rimasto indietro, se le testimonianze raccolte dal mondo dell’escursionismo raccontano di grupponi di turisti accompagnati in quota dalle guide vulcanologiche senza però particolari spiegazioni, né di conversazioni intrattenute in inglese o altre lingue. Del resto, anche negli ultimi concorsi l’ottima conoscenza di idiomi stranieri era considerata fra i requisiti essenziali per diventare guida. Sarebbe così accaduto, in passato come negli ultimi mesi – lo riferiscono vari racconti che manteniamo anonimi, di cui sarebbe però a conoscenza la Guardia di finanza di Nicolosi – che alcune guide dell’Etna abbiano chiesto a semplici guide naturalistiche di seguirli nell’escursione in quota, per condurre di fatto la visita al posto di chi avrebbe titoli e l’obbligo di farlo, ma non provvisto di conoscenza della lingua e conoscenza di storia e aneddoti vulcanici. In cambio, ci sarebbe stata la divisione di quote dei salati costi – comprensivi del proibitivo ticket della funivia di Russo Morosoli – sostenuti dagli ignari turisti. I finanzieri del nucleo di Nicolosi, competente per il versante Sud del vulcano, avrebbero ben chiara la dinamica, riscontrata in una serie di controlli e di colloqui effettuati con gli operatori turistici.

La strana, per qualcuno «parassitaria», relazione si innesta in quello stesso contesto di concorrenza asfittica e chiusura al cambiamento che viene delineato dalle carte dell’inchiesta sul monopolio di Francesco Russo Morosoli. Mentre a maggio si consumava il concorso forse taroccato, l’assessorato del Turismo revocava la contestatissima perimetrazione voluta dall’ex assessore Anthony Barbagallo e legata alla creazione delle guide di media montagna (gmm): questa nuova figura avrebbe potuto operare fino ai 2mila metri e avrebbe dovuto comprendere tutte le guide finora senza inquadramento normativo chiaro. Nel resto del territorio veniva ribadita l’esclusiva delle guide vulcanologiche. Le gmm sono rimaste lettera morta assieme alla perimetrazione che aveva scatenato le polemiche. Resta, di conseguenza, non affrontato anche l’allarme abusivismo sempre crescente: nella carenza di controlli e nel caos legislativo, chiunque può improvvisarsi accompagnatore sul vulcano in cambio di lauti pagamenti.

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