Dopo tanti anni al 41bis, torna in libertà Roberto Vacante: imparentato coi Santapaola, ripulì i soldi sporchi della mafia catanese
Ha terminato di espiare la condanna inflitta nel processo Bulldog che determinò anche la confisca del patrimonio
Roberto Vacante è un uomo libero. Ha terminato di espiare la condanna inflitta nel processo Bulldog che determinò anche la confisca del patrimonio. Quello che fu indicato come lo specialista del lavaggio dei soldi sporchi di Cosa nostra catanese ha trascorso il suo tempo da recluso al 41bis. Ma il suo conto con la giustizia è stato pagato.
Fu arrestato dalla squadra mobile nel 2016. Il pm Rocco Liguori disse in conferenza stampa: «Oggi stiamo toccando la famiglia di sangue del clan Santapaola Ercolano».
Fu sicuramente il matrimonio con Irene Santapaola, figlia di Salvatore (deceduto nel 2003) e nipote del padrino Nitto, a spianargli la strada per l’ascesa criminale all’interno della cosca catanese. Secondo gli investigatori Vacante “entrò” ufficialmente “in famiglia” agli inizi degli anni ’90. Nel 1993 venne arrestato per la prima volta. Poi ci furono altre inchieste: fu condannato a un anno di reclusione per l’operazione Arcangelo. Venti anni fa.
La rete
Con la retata Bulldog Vacante tornò protagonista dello scacchiere della mafia catanese. Secondo l’accusa (confermata in tre gradi di giudizio) fu in grado di creare una rete di attività illecite che portavano il timbro dei Santapaola.
Il paradosso è che il procedimento ordinario nato da quell’inchiesta è ancora fermo al primo grado, l’ultima udienza si terrà dopo l’estate.
Il giorno dell’arresto Vacante indossava un piumino gilet di colore blu (nella foto), quando uscì dall’uffici della polizia in via Ventimiglia per essere accompagnato in carcere teneva l’ordinanza in mano. Duecento pagine firmate dal gip Giancarlo Cascino che misero in rilievo le doti “manageriali” del boss nel reimpiego dei capitali illeciti.
In un’intercettazione gli investigatori lo sentirono pronunciare una frase che non lasciò dubbi: «Santapaola sono io, la mia famiglia…».