Mafia: il “Terzo capitolo” della storia criminale degli Arena, i signori della droga di Librino
il blitz di martedì scorso segna un ulteriore passo nell’ascesa mafiosa della “famiglia” catanese
Il “terzo capitolo” della storia criminale degli Arena di Librino. Il blitz di martedì della squadra mobile segna un ulteriore passo nell’ascesa mafiosa della “famiglia” che ha fatto dello spaccio il suo codice genetico. Nelle oltre 500 pagine dell’ordinanza si certifica la capacità di Massimiliano Arena, seppur detenuto, di costruire un’organizzazione autonoma seppur all’interno di Cosa nostra.
Il capostipite di questa eredità mafiosa è quel Giovanni Arena, l’uomo che fu arrestato nel 2011 dopo 18 anni di latitanza. Nel 1993 sfuggì all’operazione Orsa Maggiore, la bibbia delle indagini sulla mafia catanese. Fu condannato nel 2003 per un omicidio in uno dei capitoli del processo Orione. La squadra mobile, all’epoca diretta da Giovanni Signer, trovò Arena in un nascondiglio ricavato in un letto a ponte nella sua casa, a Librino.
Prima di quella data, gli Arena però ingaggiarono una guerra con i Nizza per il controllo della droga nella città satellite, in particolare all’ombra del Palazzo di Cemento. Nel 2007 ci fu un summit che decretò un armistizio. I Santapaola scelsero di dare il ruolo di narcotrafficanti ai Nizza (diventarono uomini d’onore Fabrizio, oggi pentito, e Daniele). Gli Arena invece passarono con gli Sciuto-Tigna.
Ma fu una migrazione temporanea: il ritorno in Cosa nostra avvenne prima dell’arresto nel 2015 di Massimiliano Arena, anche lui latitante (ma solo per un mese). Arena e i fratelli scelsero di firmare un’alleanza con Andrea Nizza, che - i giochi del destino sono strani - fu catturato anche lui dopo un periodo da ricercato. Una partnership che fu cristalizzata anche in diverse operazioni che poi smantellarono l’impero dei Nizza, che hanno pagato anche lo scotto di avere un pentito tra i familiari. Gli Arena però non si sono lasciati trascinare e hanno costruito un nuovo fortino al viale Moncada 12 e 13.
L'uomo di fiducia
L’uomo operativo di fiducia di Arena, libero, è il cognato Marco Turchetti. Anche se qualcuno avrebbe dubitato della sua appartenenza con gli Arena. Il 27 maggio 2022 il giovane parlando con il padre Rosario discute delle tensioni interne. In particolare ci sarebbe stato un confronto con Saro Russo e con Giuseppe Ardizzone, dei Cursoti Milanesi, a causa di un dissidio con Agatino Arena. Marco Turchetti temendo per la sua sicurezza si sarebbe sentito minacciato e si sarebbe rivolto a Domenico Querulo, dei Cappello e suo fornitore di droga, per cercare di trovare una tregua.
Il confronto
Nel confronto, finiscono coinvolti personaggi di spicco dei cappelloti: Michele Vinciguerra, oggi pentito, Orazio Finocchiaro, da qualche tempo in carcere, e Sebastiano Miano ‘piripicchio’ (protetto da Querulo e anche lui in gattabuia). Russo lo avrebbe accusato di “oscillare” tra la sua alleanza con Querulo e quella con gli Arena. Rosario Turchetti avrebbe evidenziato che Querulo non aveva «il peso» per essere paragonato con il genero Arena. Turchetti junior comunque ribadisce la sua appartenenza alla famiglia Arena e che «non permetteranno a estranei di entrare nel loro territorio».