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La “Catania-Gela”: 70 km di sangue Carico di traffico eccessivo sulla statale

Di Mariano Messineo |

Resta una strada “difficile”. Costruita con molti accessi, non è stata progettata per sostenere il transito di mezzi da cui è quotidianamente percorsa. Auto, camion, autobotti e altri veicoli pesanti creano un traffico sproporzionato rispetto alle potenzialità della strada stessa. Che, nell’indice di pericolosità delle arterie siciliane stilato in base al numero di incidenti e di decessi, figura al terzo posto, dopo lo scorrimento veloce Palermo-Agrigento e la Ragusa-Catania.

Ma, negli ultimi anni, grazie anche ad alcuni interventi migliorativi, dalle rotatorie ad altre modifiche che hanno interessato segnaletica e manto stradale, vi si è registrata una sensibile riduzione dei sinistri: nel 2006 erano stati circa 150, di cui 15 mortali, mentre gli ultimi dati parlano di una quarantina di incidenti con un numero di morti di gran lunga inferiore. Serve, però, ancora altro per rimuovere il triste appellativo di “strada della morte” attribuitole negli anni più bui – quelli compresi fra i primi anni Novanta e il 2012 – quando, come detto, i decessi erano in doppia cifra. Benvenuti nella Strada statale n. 417 Catania-Gela: 70 chilometri che hanno inizio dalla strada statale 117 bis (che prosegue per Gela), a valle dell’abitato di Caltagirone, e terminano con l’innesto sulla strada statale 192, a pochi chilometri dall’ingresso meridionale di Catania.

I principali punti di debolezza che permangono sono le stradine d’accesso che si dipartono dall’arteria principale verso fondi privati (e in uscita dagli stessi), i pericoli determinati dalla presenza degli ospiti del Cara di Mineo (adesso diminuiti) che si spostano in bicicletta o a piedi, anche di notte, e il problema irrisolto del divieto all’innesto sulla Catania-Gela (al Km 40) della “Regia trazzera Ponte Monaci-Gabella” (più comunemente inteso come il “bivio della Principessa”), che continua a essere violato. Senza dimenticare i rischi dovuti all’accesso e all’uscita di vetture dalla Strada di Bonifica poco dopo il bivio della Principessa.

Nelle ultime settimane è tornato alla ribalta il problema di alcune rotatorie (quella in località Castelluccio e quella al Km 63) rimaste al buio e pertanto teatro di incidenti autonomi, per fortuna senza gravi conseguenze. Ma oggi i più gravi pericoli sono quelli corsi ogni giorno al bivio per Palagonia e Ramacca. La chiusura del ponte di Ramacca rende impossibile imboccare la strada per il paese del carciofo a quanti provengono da Palagonia o percorrono la Catania-Gela in direzione di Catania. Pertanto molti automobilisti, anziché fare un paio di chilometri in più, raggiungere la più vicina stazione di servizio ed effettuare l’inversione, scelgono incautamente di immettersi nell’arteria dall’opposta direzione di marcia, tagliando la strada a quanti percorrono la Catania-Gela. In più di un’occasione gli incidenti sono stati sfiorati per miracolo, ma di questo passo sarà difficile evitare la tragedia.

«Abbiamo rafforzato i controlli, effettuati pure con il telelaser – afferma il comandante della Polstrada di Caltagirone, Emilio Ruggieri – in questo periodo natalizio si calcola che sulla strada in questione transitano circa 8mila veicoli al giorno e un così alto numero di mezzi in marcia, di per sé, accresce i rischi. Raccomandiamo prudenza e l’assoluto rispetto delle norme del codice della strada ai tantissimi utenti di questa importante arteria». La soluzione dei problemi sarebbe rappresentata dal raddoppio delle corsie, secondo un’idea che si fa largo da tempo, ma che non ha mai trovato la giusta attuazione neppure attraverso il primo “step” di un’adeguata progettazione. Anche se qualcosa (leggi progetto ancora in fase di elaborazione e di studio della fattibilità tecnico-economica) sembra muoversi, come si evince dal piano condiviso da Regione siciliana e Anas.

La priorità e, di conseguenza, la trasformazione più radicale (compreso il raddoppio delle corsie) riguarderebbe il tratto, fra i 20 e i 30 chilometri, compreso fra Palagonia e Catania. Se son rose fioriranno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA