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La scarcerazione del boss e le tensioni nei clan, otto condanne confermate (e altre sette da ricalcolare)

Il pronunciamento della Cassazione sul processo Black Lotus

Laura Distefano

16 Maggio 2024, 10:15

condannati black lotus

Ultimo capitolo, anzi per alcuni penultimo, dell'inchiesta Black Lotus. La Cassazione ha emesso la sentenza dell'indagine dei carabinieri che nel 2019 decapitò i gruppi santapaoliani che avevano radicato il potere mafioso a Belpasso e San Pietro Clarenza. In particolare l'operazione documentò le tensioni intestine che ci furono con la scarcerazione di Carmelo Aldo Navarria, oggi collaboratore di giustizia, che dopo aver scontato l'ergastolo ebbe mandato di prendere la reggenza di Belpasso.

Da ex killer a boss

Del ruolo assunto dall'ex killer del clan del malpassotu – il defunto Giuseppe Pulvirenti – ebbe però da ridire Giuseppe Felice, che da San Pietro Clarenza aveva allargato la sua gestione delle estorsioni fino a Belpasso. A casa di Felice le telecamere dei carabinieri registrarono parecchi incontri con Antonio Tomaselli, delfino degli Ercolano che appoggiava le ragioni del boss di San Pietro Clarenza, e Francesco “Colluccio” Santapaola, che invece sosteneva lo spazzino dei cadaveri.

Nella rete dei carabinieri finirono anche i fratelli Stimoli, storici boss del gruppo dei Santapaola di San Pietro Clarenza.

Cosa ha deciso la Cassazione

Ma andiamo al dispositivo della Suprema Corte. Gli ermellini hanno annullato la sentenza impugnata nei confronti di Salvatore Messina con rinvio ad altra sezione della Corte d'Appello. Messina, difeso dall'avvocato Alessandro Vecchio, era stato condannato a 4 anni e 4 mesi.
La sentenza è stata annullata anche nei confronti di Felice ma limitatamente al vincolo della continuazione con una sentenza del 2018. La Corte d'Appello quindi dovrà rideterminare la pena: Felice, difeso da Gianluca Costantino, era stato condannato a 20 anni.
Annullata la sentenza limitatamente alle circostanze attenuanti per Mirko Presti e Stefania Lorena Politini, rispettivamente difesi da Antonio Di Miccio e Barbara Ronsivalle. Presti era stata condannato a 2 anni e 4 mesi, Politini a 4 anni e 8 mesi.
Si dovrà rideterminare la pena anche per Navarria, difeso da Maria Carmela Barbera, e Gianluca Presti, difeso da Giuseppe Tessitore. Il pentito Navarria fu condannato a 10 anni e 8 mesi. Presti invece a 2 anni e 4 mesi in continuazione.
Sono stati rigettati i ricorsi di Carmelo Ardizzone (difeso da Michele Pansera e Vincenza Pirracchio) e Domenico Orazio Cosentino (difeso da Francesco Tagliaferri) che la Cassazione ha condannato al pagamento delle spese processuali. Irrevocabile la condanna, a cui dovrà essere tagliata la pena già espiata, a 12 anni e 8 mesi per Ardizzone e 9 anni e 8 mesi per Cosentino.
Inammissibili i ricorsi di Carmelo Distefano (14 anni e 3 mesi), Giuseppe Faro (18 anni) , Venerando Leone (4 anni e 6 mesi), Corrado Monaco (6 anni e 4 mesi), Vincenzo Sapia (8 anni e 4 mesi), Barbaro Stimoli (4 anni e 4 mesi) e Pietro Stimoli (17 anni). Completano il collegio difensivo gli avvocati Maria Lucia D'Anna, Maria Caterina Caltabiano, Salvatore Leotta, Michele Ragonese e Salvatore Sorbello.

Le indagini dopo la denuncia di un imprenditore

Le indagini furono avviate dopo la denuncia coraggiosa di un imprenditore che decise di non piegarsi alle richieste di pizzo. Un passo che permise non solo di assicurare alla giustizia i potenziali aguzzini ma di fotografare le dinamiche interne della potente famiglia mafiosa dei Santapaola nel 2016. Un periodo in cui era tornato in libertà Navarria, che prima di essere nuovamente arrestato uccise Renato Caponnetto con gli orripilanti metodi degli anni Ottanta. Qualche giorno fa sul caso di quell’assassinio c’è stato un convegno organizzato da Libera Impresa.Blitz Black Lotus