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«Prezzi concorrenziali? Non versano all'Erario», i verbali del colletto bianco al pm

C'è chi ha raccontato tutto ai magistrati e ai finanzieri catanesi.

Laura Distefano

31 Maggio 2024, 11:11

alto livello 1

«Ma se ci abbiamo 60 milioni di fatturato me lo spieghi come cazzo facciamo ad avere debiti?». Parlava così Marco Faro, uno degli indagati dell’inchiesta “Alto Livello” condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza. La spiegazione al quesito del “contabile” del gruppo criminale sgominato ieri è semplice: le reti di società che avrebbero offerto “manodopera con la formula del distacco” alla galassia di 439 società in tutta Italia non avrebbero versato all’Erario quanto dovuto. E secondo i calcoli delle Fiamme gialle, coordinate dal sostituto procuratore Fabio Regolo, ammonterebbe a 29 milioni di euro.

Il ragioniere intercettato



Un colletto bianco interrogato dai pm ha ben spiegato come agivano: «Loro possono fare prezzi concorrenziali perché sanno che non verseranno i contributi e tutte le voci accessorie come cassa edile nonché l'Iva». Ed è sempre Faro intercettato a illustrare come preparare le fatture per servizi di fatto inesistenti: «Nella fattura che è del mese “X” tu cosa lo troverai… il costo del servizio che sarà lo stipendio…».


Le imprese distaccatarie sarebbero state contattate con l’attrattiva del risparmio del 20% sul costo del lavoro. Accadeva che i dipendenti (molte volte a loro insaputa) della distaccaria erano licenziati per poi essere assunti dalla distaccante.

Il fratellastro come testa di legno


A capo del raffinato sistema fraudolento, su base nazionale ma con regia a Catania, ci sarebbe Salvatore Carmelo Di Fazio, da ieri dietro le sbarre, che con la consulenza legale e amministrativa rispettivamente degli studi Copia & Partners e Alto Livello srl (dove mette come amministratore finto il fratellastro Riccardo Staicu) avrebbe alimentato un uso distorto della normativa del contratto di rete che gli avrebbe portato a fatturare 61 milioni di euro. I militari hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Anna Maria Cristaldi (una integrativa per il riciclaggio) che hanno portato a eseguire 17 misure cautelari (5 in carcere, 7 ai domiciliari e 4 con obbligo di presentazione alla pg) per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, infedele dichiarazioni dei redditi, omesso versamento di ritenute previdenziali e Iva e concorso in riciclaggio.

L'avvocata e i faccendieri romani

Il braccio destro di Di Salvo sarebbe la giovane avvocata Mariuccia Copia, socia dello studio in corso Italia che è diventata il quartier generale del sodalizio criminale. Nell’organigramma poi figurano Gaetano Vacirca, che gestiva la rete commerciale e poi una serie di commercialisti, faccendieri e teste di legno che avrebbero permesso in cinque anni di fatturare 61 milioni di euro. Il gip ha disposto sequestri di società e beni per 29 milioni di euro. I guadagni illeciti sarebbe stati investiti in lingotti, Ferrari, Porsche, gioielli. Le macchine di lusso sono state sequestrate ieri durante il blitz.

I finanzieri hanno immortalato consegne di denaro contante da parte dei romani, Gianluca Ius e Fabrizio Sarra, amministratore il primo di Bellatrix Sa Holding srl e Imprecs srl e il secondo della Sarfin srl. Il denaro di provenienza illecita poi sarebbe stato giustificato con fatture emesse nei confronti delle società di Di Salvo.