«Prezzi concorrenziali? Non versano all'Erario», i verbali del colletto bianco al pm
C'è chi ha raccontato tutto ai magistrati e ai finanzieri catanesi.
«Ma se ci abbiamo 60 milioni di fatturato me lo spieghi come cazzo facciamo ad avere debiti?». Parlava così Marco Faro, uno degli indagati dell’inchiesta “Alto Livello” condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza. La spiegazione al quesito del “contabile” del gruppo criminale sgominato ieri è semplice: le reti di società che avrebbero offerto “manodopera con la formula del distacco” alla galassia di 439 società in tutta Italia non avrebbero versato all’Erario quanto dovuto. E secondo i calcoli delle Fiamme gialle, coordinate dal sostituto procuratore Fabio Regolo, ammonterebbe a 29 milioni di euro.
Il ragioniere intercettato
Un colletto bianco interrogato dai pm ha ben spiegato come agivano: «Loro possono fare prezzi concorrenziali perché sanno che non verseranno i contributi e tutte le voci accessorie come cassa edile nonché l'Iva». Ed è sempre Faro intercettato a illustrare come preparare le fatture per servizi di fatto inesistenti: «Nella fattura che è del mese “X” tu cosa lo troverai… il costo del servizio che sarà lo stipendio…».
Le imprese distaccatarie sarebbero state contattate con l’attrattiva del risparmio del 20% sul costo del lavoro. Accadeva che i dipendenti (molte volte a loro insaputa) della distaccaria erano licenziati per poi essere assunti dalla distaccante.
Il fratellastro come testa di legno
A capo del raffinato sistema fraudolento, su base nazionale ma con regia a Catania, ci sarebbe Salvatore Carmelo Di Fazio, da ieri dietro le sbarre, che con la consulenza legale e amministrativa rispettivamente degli studi Copia & Partners e Alto Livello srl (dove mette come amministratore finto il fratellastro Riccardo Staicu) avrebbe alimentato un uso distorto della normativa del contratto di rete che gli avrebbe portato a fatturare 61 milioni di euro. I militari hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Anna Maria Cristaldi (una integrativa per il riciclaggio) che hanno portato a eseguire 17 misure cautelari (5 in carcere, 7 ai domiciliari e 4 con obbligo di presentazione alla pg) per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, infedele dichiarazioni dei redditi, omesso versamento di ritenute previdenziali e Iva e concorso in riciclaggio.
L'avvocata e i faccendieri romani
Il braccio destro di Di Salvo sarebbe la giovane avvocata Mariuccia Copia, socia dello studio in corso Italia che è diventata il quartier generale del sodalizio criminale. Nell’organigramma poi figurano Gaetano Vacirca, che gestiva la rete commerciale e poi una serie di commercialisti, faccendieri e teste di legno che avrebbero permesso in cinque anni di fatturare 61 milioni di euro. Il gip ha disposto sequestri di società e beni per 29 milioni di euro. I guadagni illeciti sarebbe stati investiti in lingotti, Ferrari, Porsche, gioielli. Le macchine di lusso sono state sequestrate ieri durante il blitz.
I finanzieri hanno immortalato consegne di denaro contante da parte dei romani, Gianluca Ius e Fabrizio Sarra, amministratore il primo di Bellatrix Sa Holding srl e Imprecs srl e il secondo della Sarfin srl. Il denaro di provenienza illecita poi sarebbe stato giustificato con fatture emesse nei confronti delle società di Di Salvo.