Mafia nell'asse Catania-Vittoria: Il boss Rinaldi e le relazioni pericolose di Greco
I retroscena del blitz Fenice della Gdf di Catania e dei carabinieri di Ragusa.
Boss che dialoga con un altro boss. Elio Greco, arrestato ieri nell’ambito dell’inchiesta Fenice coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Alfio Gabriele Fragalà, avrebbe avuto un rapporto diretto con Salvatore Rinaldi, detto Turi millimachini, che per diversi anni ha coordinato gli affari illeciti del la famiglia catanese Santapaola-Ercolano. Due parigrado, quindi, che avrebbero avuto dei rapporti diretti per chiudere affari mafiosi. Greco negli ultimi anni, hanno scoperto i finanzieri del Gico di Catania e i carabinieri ragusani avrebbe fatto il salto di qualità all’interno di Cosa nostra siciliana, diventando a tutti gli effetti il referente criminale per Vittoria. Un boss in giacca e cravatta che si muove nella mafia imprenditoriale cercando, attraverso intimidazione, ricatto e violenza, di imporre il suo potere nel mercato degli imballaggi dell’ortofrutta ma anche dei carburanti.
Ed è in questo settore che emerge la figura del mafioso catanese, che non risulta indagato nell’ordinanza emessa dal gip Stefano Montoneri. Il colonnello di Cosa nostra etnea, prima di essere arrestato due anni fa nel blitz Agorà per cui è stato recentemente condannato, ha dialogato diverse volte con il criminale vittoriese. Rinaldi avrebbe agito «come punto di collegamento con il clan Santapaola-Ercolano, curando i rapporti con le altre articolazioni territoriali di Cosa Nostra» e inoltre avrebbe giocato «un ruolo cruciale» nel «facilitare operazioni criminali su vasta scala». Il catanese e Greco avrebbero «collaborato attivamente nel settore del traffico di idrocarburi». Ed è nelle transazioni illecite di combustibile, che si arriva al coinvolgimento di Raffaele Giudice (arrestato ieri per concorso esterno) e i fratelli Prisco di Napoli. Anche se a un certo punto la situazione con i partenopei si complica per alcuni debiti. Ma Rinaldi, che ci ha messo la faccia, è lapidario: «Si vende la macchina, si vende a sua moglie…… mi deve dare questi soldi».
Ancora il boss mafioso catanese avrebbe saputo influenzare le assunzioni in alcune imprese del calatino. Greco e Maurizio Piedigaci, un altro indagato destinatario di una misura cautelare, sollecitano Rinaldi per ottenere un posticino. Ed è un collaboratore proprio della zona di Caltagirone a raccontare ai magistrati che fu proprio “Turi u meccanico” (altro nomignolo di Rinaldi) a consigliargli di entrare in contatto con Greco, come referente di Vittoria, per «ottenere protezione» per un’operazione commerciale. «Conosceva tale Elio che aveva una azienda che produceva cassette di legno o cartone per la frutta, che diceva essere un loro amico, un loro punto di riferimento da cui potevo andare a nome suo e che questi si sarebbe messo a disposizione», spiega il pentito ai pm. Palio, inoltre, certifica ai magistrati che Greco avrebbe nelle mani il mercato ortofrutticolo proprio grazie alla sua amicizia con il boss di Catania: «Si è potuto affermare facilmente nel mondo dell’indotto del mercato ortofrutticolo di Vittoria grazie alla protezione che il meccanico gli garantiva da Catania».
Le relazioni pericolose tra i due esponenti di Cosa nostra diventano “illuminanti” quando Raffaele Giudice propone «di aprire un’agenzia di intermediazione nei trasporti a Francofonte, un’area sotto l’influenza del clan Nardo». Giudice non avanza l’ipotesi a caso, ma lo fa in quanto «consapevole dei solidi legami mafiosi tra Greco e Rinaldi.
Quando Greco finisce dietro le sbarre a tenere i rapporti con il boss etneo è Gaetano Valenti. Almeno fin quando non arrivano le manette anche per lui.