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Manifesti osé, gruppo social ostile, auto danneggiata: a Castel di Judica caccia alla bella “strega” del paese

Di Mario Barresi |

Credeva di aver toccato il fondo, quando qualche tempo fa – il 23 maggio del 2017 – i muri del paese furono tappezzati con una sua foto intima (rubata non si sa come né da chi) ingrandita e spiaccicata su 20 manifesti. Lei, svestita, con un lenzuolo bianco che le scopre un fianco. E un malizioso “slogan” politico: «Un impegno concreto: c’è pilu pì tutti».

E invece no.

Le indagini, come si dice in questi casi, restano aperte. Ma a Castel di Judica, paesone sulla punta del Catanese che si affaccia verso Enna, quel giallo – fra sessismo e politica – ora si tinge di noir. Perché un episodio che poteva anche restare nell’album degli orrori, ma tornare nel cassetto delle cose dimenticate.

 E invece no.

 Perché la protagonista suo malgrado – Lorena Mileti,   giovane consigliera comunale – ha subito (e regolarmente   denunciato) altri episodi. L’ultimo in ordine di tempo, una   decina di giorni fa, è finito dal gommista, prima ancora che   dai carabinieri: mentre era in un locale a mangiare una pizza,   qualcuno ha tranciato uno pneumatico della sua auto. «E   vabbe’, che volete che sia, può essere un incidente», dice al   bar chi tende a sminuire l’accaduto. Del resto anche   autorevoli voci istituzionali sposano la tesi meno allarmista:   «Le cose brutte possono sempre succedere».

 E invece no.

 Perché nelle stesse ore in cui si consumava   l’avvertimento dentro il cerchione, dalla melma di Facebook   emergeva un gruppo dal titolo inequivocabile: “Lorena Grazia   Mileti fuori dal Comune”. Con annessa spiegazione affidata ai   potenziali adepti social: «Questa consigliera continua a   denigrare il lavoro di altri colleghi di maggioranza e continua   ad ostacolare il lavoro del sindaco e di chiunque vuole fare   qualcosa di positivo». E quindi? «Dobbiamo mandarla via dal   nostro comune». Il covo virtuale, dopo la segnalazione a Fb,   è stato chiuso. E poi l’ennesima denuncia in caserma.

 Una caccia alla “strega”.

Che, per intenderci, non ha alcuna intenzione di finire al rogo. «Andare via? Macché. Io non mollo, resto a Castel di Judica e provo a continuare a vivere la mia vita come sempre», ci dice tutto d’un fiato. E aggiunge: «Ho ricevuto tanta solidarietà, il mio rapporto con i cittadini è ottimo. A parte qualche battuta, sono più quelli che mi sento vicini rispetto a quelli che…». A quelli che odiano questa giovane donna – 33 anni, un po’ in ritardo con gli ultimi esami e la tesi in Giurisprudenza, mentre lavora in una multinazionale di elettronica di consumo e fa l’arbitro di pallavolo – fino al punto di invocarne l’“esilio”.

In amore e in guerra tutto è permesso. E anche in politica. «Sono una rompipalle, ma faccio soltanto il mio dovere», sussurra lei. Che, eletta la prima volta a 22 anni nel 2008, è al terzo mandato. «Sempre all’opposizione», precisa. Rivelando di aver avuto soltanto una volta una tessera di partito (quella del Pdl) e di essere oggi «vicina alle posizioni dell’assessore regionale Marco Falcone». Nulla di straordinario, una micro-storia politica di provincia come ce ne sono a centinaia. Nel suo curriculum le barricate sulla vecchia gestione del Cara di Mineo, la guerra sul project financing al cimitero, la curiosità su ascese e discese di dipendenti comunali.

Tutto qui?«Non ho scheletri dentro il mio armadio. Qualcuno – ammette – mi accusa di cercare notorietà perché voglio candidarmi a sindaco (ma le elezioni sono fra quattro anni, ndr), ma io faccio solo il mio dovere». La mafia? «Non c’entra, non c’è bisogno di altri eroi antimafia». La matrice delle intimidazioni, sostiene Mileti, «è politica». Condita di misoginia: «Se fossi stata uomo non avrebbero messo sui muri le mie foto, né mi avrebbero etichettato con epiteti che vanno dalla tipica calzatura estiva in su…».

Manifesti osé, gruppo social ostile, auto danneggiata. Se c’è un unico filo rosso, lo scoprirà chi sta indagando. Lei, intanto, oltre a sentirsi «molto protetta dalle forze dell’ordine», ha solo il cruccio «dei miei genitori in ansia, con mio padre costretto a subire umiliazioni sul lavoro». E l’incubo di «sentirmi seguita, fotografata, spiata nella mia vita privata».

No, la “strega” non scappa.

Resta qui. Bella e grintosa. Con un po’ più di una paura. E una certezza. Non ascolterà mai il “consiglio” di un consigliere (comunale) che una volta le disse: «Ma perché non lasci la politica e pensi a cercarti un marito?».

Twitter: @MarioBarresi

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