A Vizzini la Cunzirìa si trasforma in un hub della cultura
Presentato ufficialmente il progetto che trasformerà il borgo in un centro “digitale” per il turismo e la ricerca
«Mi piace stare dalla parte degli ultimi, dei “vinti”, ma, con la serenità dei credenti poi diventano vincitori, si tratta soltanto di saper aspettare». Nello Musumeci riscrive per una volta il concetto verghiano dei “vinti” e - intervenuto ieri alla presentazione del megaprogetto che trasformerà la Cunzirìa in un hub culturale-turistico nel cuore della Sicilia - il ministro riavvolge il nastro con un pizzico di soddisfazione.
«Non abbiamo saltato neanche una tappa - ricorda -. Alla fine degli Anni Novanta, da presidente della Provincia ben conoscendo i luoghi, essendo vissuto a due passi da qui, ho compreso come la Cunzirìa grazie al suo patrimonio antropologico oltre che culturale ed economico, potesse rappresentare un grande polo d’attrazione. Ecco perché nel 2000 l’abbiamo sottratto ai privati che l’avevano lasciato in assoluto abbandono e l’abbiamo acquisito al patrimonio pubblico. Da quel momento abbiamo iniziato la riqualificazione del borgo, abbiamo affidato l’incarico al compianto prof Pagnano, ordinario di Disegno all’Università di Palermo, progettato i primi due edifici e finanziati con 5 miliardi lire. Poi lasciai la Provincia e tutto si fermò. Da presidente della Regione mi è poi stata offerta una nuova possibilità quando il ministero della Cultura mise a disposizione della Regione 20 milioni (di euro) del Pnrr per riqualificare un borgo siciliano, e lì non ho avuto un attimo di esitazione nell’indicare la Cunzirìa, l’unico finanziato in Sicilia. Il resto è stato fatto in sinergia con l’Amministrazione comunale e con i privati per un progetto che va al di là di Vizzini».
Certo - vinti o no - trent’anni sono comunque passati prima che arrivasse la sferzata di Franz Di Bella, fondatore e ad di Nenith pronto a scommettersi in quella che tutto il comprensorio giudica come una vera e propria impresa: trasformare il borgo abbandonato da cinquant’anni in un grande polo attrattore di interessi culturali in primis e diffusore “virale” di economia di prossimità, fonte di occupazione, centro innovativo e cuore pulsante digitale.
Un obiettivo ambizioso in una terra di disoccupazione e abbandono abitativo che si gioca la carta del turismo culturale e sostenibile come chance per il futuro.
Una parola evocata più volte, ieri a Vizzini, nel corso della presentazione del progetto alla città nella sala consiliare del Comune, dove un emozionatissimo sindaco Salvatore Ferrara ha tenuto a battesimo una giornata di festa e di grandi aspettative dichiarate. Nemmeno la visita al cantiere sotto il sole cocente ha smorzato gli entusiasmi. E quello che conforta, sul piano dei tempi, è sicuramente la time line del progetto. La ristrutturazione dei dodici corpi di fabbrica del Borgo e dei due mulini ad acqua dovrà concludersi entro il 2025, mentre l’hub culturale-turistico dovrà essere completato “chiavi in mano” - pena la restituzione dei fondi stanziati dal Pnrr -entro il 2026. Un rischio troppo spesso diventato realtà in Sicilia ma che Franz Di Bella ha fugato nel suo intervento annunciando che la roadmap è in linea con i tempi. «Non sarà solo una rigenerazione fisica - ha dichiarato - ma una rigenerazione sociale, economica e culturale. L’intenzione è ripopolare il borgo e avviare un processo di sviluppo sostenibile permanente per tutto il territorio grazie al patrimonio culturale inestimabile di questi luoghi».
L’interconnessione fra pubblico e privato è alla base di questa sfida. Una relazione sottolineata più volte, nei vari interventi, ieri, nel corso della presentazione al Comune di Vizzini. Dalla soprintendente ai Beni culturali di Catania, Irene Donatella Aprile «un progetto che raccoglie anche un valore sociale», alla prefetta di Catania Maria Carmela Librizzi «un progetto che parte dal basso grazie alla costituzione ufficiale delle cabine di regia del Pnrr», al sindaco metropolitano, Enrico Trantino «rivitalizzare finalmente quelle “pietre” significa dare un’impronta diversa al territorio», al dirigente del ministero della Cultura per l’attuazione del Pnrr «un segnale d’attenzione per il Mezzogiorno».