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Cara di Mineo, «Salvini ci chiuderà ma costerà una penale di 14 milioni»

Di Mario Barresi |

Francesco Magnano, direttore del Cara di Mineo, che aria tira lì?«Pessima. Gli ospiti stanno vivendo sommessamente questi giorni».

Il blitz sulla mafia nigeriana nel centro è stato un duro colpo.«Veramente io mi riferivo alla percezione del repentino cambio delle politiche del governo sull’immigrazione. Ma capisco che gli arresti sono la notizia del giorno. Io, però, devo deluderla: sono stato tutta la mattinata dentro il posto di polizia per altre emergenze. Mi aggiorni lei: che si dice?».

Il procuratore Zuccaro ha detto che il Cara «così com’è stato concepito, è stato un grosso errore».«Il procuratore magari si riferisce ai vecchi numeri: oggi non ci sono più 4mila ospiti, ma poco più di 1.300».

Ma gli arrestati per droga, armi e violenze erano al Cara adesso. La Lega parla di «ricettacolo di criminalità».«Ricettacolo di umanità, semmai. Ma questo è un altro discorso. Il punto è che dentro il centro le forze dell’ordine svolgono un efficace controllo dell’ordine pubblico. E se non ci fosse questo alla base, non ci sarebbe stato il blitz. Gli operatori mi hanno raccontato che la polizia è andata a colpo sicuro: sapevano in quali villette dovevano entrare. È strumentale dire che nel Cara non c’è controllo. Lo è altrettanto citare inchieste e processi per corruzione: il nuovo appalto, su legalità e trasparenza, è blindato. Certo, gli errori veniali, quelli a cui rimedi con due Ave Maria, si possono commettere sempre. Ma il passato è passato».

Salvini, per l’ennesima volta, ha detto che Mineo chiuderà. Ma stavolta ha dato un termine: entro l’anno.«Con questo trend può succedere anche fra poche settimane. Non mi stupirebbe. Il colpo di grazia è vicino».

Ha ricevuto comunicazioni ufficiali?«Nessuna. Ma la chiusura è nell’aria: lo dicono i numeri. E noi ci stiamo preparando: siamo a 1.352, ogni giorno decine di allontanamenti arbitrari di chi ha capito che l’aria è cambiata».

Nel contratto c’è un numero minimo di migranti, ovvero 1.200, sotto il quale i gestori dei servizi hanno la facoltà di rescindere. Lo faranno?«I lotti sono diversi e ogni realtà fa i conti con una sua programmazione delle risorse. Certo, se si scende sotto la soglia minima, qualcuno potrebbe avvalersi della facoltà di rescissione».

O magari è meglio aspettare che sia Salvini a buttarvi fuori….«Se dovesse arrivare un editto costantiniano del ministro noi siamo pronti. Certo, lo spot elettorale della chiusura del Cara di Mineo per lui avrà benefici in termini di voti. Ma pure un costo. Che non pagherà lui di tasca sua».

Si riferisce alla penale per il Viminale prevista dal contratto?«Certo. Il corrispettivo di un anno di appalto. Faccia un po’ lei i conti…».

L’appalto triennale è di quasi 41 milioni. Quindi: fa quasi 14 milioni.«Più o meno. In quota parte ai vincitori dei lotti. Ma quando dicevo “ci stiamo preparando” pensavo al destino degli ospiti. non alle carte bollate».

Alla deportazione modello Castelnuovo di Porto?«Stiamo lavorando sui soggetti vulnerabili, sui nuclei familiari. C’è già una cintura di solidarietà che s’è messa a disposizione: le diocesi di Catania, Caltagirone e Piazza Armerina, Sant’Egidio, Pax Christi… Vorremmo evitare di lasciare almeno i più deboli in mezzo a una strada. Speriamo bene».

Sta per finire un’era. Ma cosa non ha funzionato nel modello Cara?«Noi stiamo rispettando un capitolato enormemente ridotto rispetto al passato: ci hanno chiesto minore quantità di servizi, ma quelli che facciamo sono di qualità. Per intenderci: non c’è più il découpage o il “corso occupazionale di danza”, ma tutti i servizi alla persona e livelli adeguati di quelli medici. Tutto ciò, in base al capitolato, con 170 lavoratori in meno. Ma con passione e professionalità. Di tutti».

Quante persone occupa il Cara di Mineo in questo momento?«Circa 220 direttamente, più un indotto stimato dalla Cgil in 900 unità».

E che fine faranno se chiuderete?«Questo deve chiederlo a Salvini».

Twitter: @MarioBarresi

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