26 dicembre 2025 - Aggiornato alle 25 dicembre 2025 21:29
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Catania, l'imprenditore e le relazioni sospette finite negli atti dell'inchiesta Filo Conduttore

Il numero 1 di Sielte non è stato sfiorato dalle indagini, ma il suo nome compare parecchie volte. La replica della società.

Laura Distefano

09 Luglio 2024, 14:39

INTERCETTAZIONI1

Ogni galassia ha una stella di riferimento. La galassia imprenditoriale – come l'ha definita la gip Simona Ragazzi nell'ordinanza del blitz Filo Conduttore - del clan Pillera avrebbe avuto come centro di gravità permanente la Sielte, società leader nel settore delle infrastrutture delle telecomunicazioni (quelle assicurano di poter parlare al cellulare per dirla in soldoni, ndr) che avrebbe assicurato le commesse alle ditte “amiche” della cosca catanese. L'inchiesta ha lasciato fuori la Sielte però. Questo va detto e chiarito. Non ci sono indagati tra i manager. Ai domiciliari sono finiti Domenico Lombardo, cognato del numero 1 di Sielte Salvatore Turrisi e già fuori dalla governance dal 2023, e due dipendenti.

Le accuse del pentito: «Turrisi era a conoscenza degli accordi»

Ma il nome di Turrisi, stimato imprenditore nei campi Tlc e Information Tecnology, viene citato diverse volte nelle pagine dell'ordinanza. Intercettazioni e verbali di pentiti, che non hanno portato a una contestazione. Anche se la gip è molto dura nel descrivere la condotta della Sielte.

A dire del collaboratore di giustizia Salvatore Messina, detto Turi Manicomio, Turrisi sarebbe stato «a conoscenza degli accordi in essere» con Lombardo. E avrebbe presenziato «ma di rado» ad alcune riunioni. Inoltre l'imprenditore si sarebbe rivolto al clan – e nel 2007 direttamente a Messina – per recuperare macchine rubate o gioielli rubati. Ma resta tutto “parola di un pentito”.

Gli incontri con il nipote del boss

Dalle intercettazioni invece emerge una familiarità tra l’indagato Santo Finocchiaro (titolare di una delle imprese in odor di mafia e nipote del boss Turi Pillera) e il numero 1 di Sielte. Addirittura Finocchiaro si sarebbe fatto trovare fuori dagli uffici di Turrisi per risolvere questioni su commesse e sblocchi di pagamenti. E ci sarebbero state interlocuzioni nel periodo in cui a Sielte si tenevano gli incontri con l’amministratore giudiziario di Catania Impianti sugli strani cali di fatturato. Segnalazioni da cui ha preso la spinta l’inchiesta.

La nota di Sielte

Ai vertici del colosso abbiamo chiesto chiarimenti su ogni questione emersa dalle carte giudiziarie. La società si è limitata a inviare questa nota che pubblichiamo integralmente.

«Sielte ha sempre riposto piena fiducia nell’operato dell’autorità giudiziaria. Il doveroso rispetto verso il riserbo delle indagini in corso impone che eventuali chiarimenti vengano resi nelle forme e nei tempi stabiliti dagli inquirenti. Sielte comunica di aver già conferito mandato ai propri legali affinché venga assicurata la piena collaborazione con la Procura di Catania. In ogni caso, si ribadisce che nei confronti dei dipendenti sottoposti a misura cautelare sono state avviate le procedure disciplinari, che sono stati risolti gli ordini di lavoro con le ditte coinvolte nel procedimento penale, attestando così l'assoluta cesura tra le attività di Sielte e i soggetti (persone fisiche o giuridiche) nei cui confronti vengono mosse contestazioni. Si precisa in ogni caso che i rapporti con il signor Finocchiaro erano esclusivamente di natura professionale, e che tutte le volte che l’azienda o i suoi rappresentanti hanno subito furti (di automezzi o beni personali) si sono prontamente attivati denunziando i fatti alle Forze dell’ordine».