Le videocall con il boss detenuto e le trattative social della cocaina
I retroscena dell'inchiesta Leonidi bis scattata ieri all'alba.
«È mandorlata vita! Un mostro». Il commento è una didascalia all’immagine di un piccolo quantitativo di polvere bianca. Nelle chat che sono finite nelle oltre trecento pagine dell’ordinanza del gip anche le trattative di Seby Ercolano e Santo Di Bella, arrestato ieri nel secondo capitolo dell’inchiesta antimafia Leonidi, per la vendita di una partita di cocaina. La droga però sarebbe stata un po’ più cara rispetto alle medie del mercato del narcotraffico ma per i pusher il costo sarebbe stato giustificato dalla “qualità” della sostanza stupefacente. Mostruosa, appunto.
Il ruolo di Gurrieri
I cellulari hanno avuto un ruolo centrale nella gestione degli affari illeciti del gruppo del Villaggio Sant’Agata: perché i referenti a piede libero dovevano avere immediate possibilità di poter parlare con i capi storici, quasi tutti detenuti. A fare da messaggero, una sorta di cerniera tra il mondo dietro le sbarre e l’esterno, è stato Salvatore Gurrieri (“u puffu”, solo un caso il nomignolo uguale a Gagliano dei Cappello, ndr).
Gurrieri ha condiviso periodi di detenzione con Turi Battaglia ad Asti, dal 15 settembre 2022 al 9 giugno 2023. Poi è stato trasferito in Sardegna, a Tempio Pausania a Sassari, dove ha trovato Mario Ercolano. Il boss, storicamente affiliato del Villaggio, ha avuto accesso a diverse utenze “riservate”. Gurrieri è diventato «veicolo di comunicazione». Ruolo che per i pm è la prova del fatto che la detenzione non ha «interrotto la partecipazione ai sodalizi mafiosi» a cui ha offerto un «apporto morale e decisionale».
Sono diverse le conversazioni citate negli atti giudiziari. Videochiamate e telefonate che pare impossibile essersi verificate con un recluso in carcere.
Il consigliere del braccio operativo
Gurrieri è stato ad esempio l’anello che ha messo in contatto il referente storico del Villaggio Sant’Agata Turi Battaglia con il reggente operativo Davide Finocchiaro. O tra Battaglia e un altro detenuto Filippo Scalogna, cognato di Raimondo Maugeri (l’uomo d’onore ucciso nel 2009). Gurrieri inoltre ha “veicolato” le informazioni di Finocchiaro a Mario Ercolano. Ed è stato anche il mediatore tra padre e figlio. Mario e Seby Ercolano.
Il detenuto in diverse occasione ha fornito delle vere e proprie indicazioni strategiche anche su questioni economiche. Avrebbe in qualche modo ottenuto da un esponente del gruppo di San Cocimo (roccaforte di Maurizio Zuccaro) un versamento di denaro. «Questo… allora questo qua a fine agosto… questo Christian… gli abbiamo sistemato una cosa. io e il "cugino"!… A piazza di "San Cocimo", lui lo sa!. Così lo sai anche tu, con il cognato di Nando (forse Santoro, ndr). E ci deve dare soldi questo. Me li doveva dare a fine luglio… E poi l'ha portata a fine agosto, gli devi dire: “Ma il pensiero? per il cugino grande e il cugino piccolo dov'è?”».
Gurrieri è stato l’uomo che ha fatto sapere del trasferimento da un istituto penitenziario all’altro di Turi Battaglia.
Ha fatto anche il consigliere Gurrieri. Anche se l’ultima parola non spettava a lui. Almeno in questo periodo.
Il problema della carta delle estorsioni
Finocchiaro ha confidato al detenuto di «non esser riuscito a inviare il denaro necessario anche a causa della pessima condotta all'esterno di altri sodali» e ha chiesto quindi a Gurrieri di fare pressioni affinché avesse la gestione esclusiva sugli stipendi da parte di Mario Ercolano. «C’è chi può prendere provvedimenti, li prende… io prendo e glielo vado a dire… ci vado e lo dico: “Toglietevi in mezzo la minchia!”…Tu mandaglielo a dire, gli dici: “Dategli quello che gli dovete dare” e si muove, se glielo manda a dire lui. Lo devono fare o sto sbagliando? Lì c'è chi ti può dire… va tu ne puoi parlare là con chi ne puoi parlare.. Eh! Digli che me lo mandano a dire che io me li vado a prendere… e poi ti faccio uscire le fruste di quanti infamoni ci sono in giro». In questo scambio di battute Gurrieri ha chiesto a Finocchiaro se avesse la «carta evidentemente alludendo - annota il gip - al documento dove erano annotate tutte le estorsioni». Finocchiaro ha risposto di «non aver nulla» e ha ribadito: «Se me lo manda a dire lui te lo può mandare a dire te lo dice lui, io ci vado e gli dico: “qua c'è questa situazione, o me li date e si ci mandano oppure mi date conto su quello che state facendo…” Se luiti dice: “Sì, fallo andare…” e lo manda a dire oppure manda un pezzo di carta, uno ci va: “Ora non mi sucare la minchia, mettiti di lato perché adesso me la sbrigo io”.
Il detenuto lo ha anche incitato: «Eh, gli devi dire: “Datemi le "carte", me la sbrigo io”. Non devi andare più in nessun posto».
Le pressioni del rampollo degli Ercolano
Salvatore Gurrieri è diventato un protagonista inconsapevole anche nel progetto di vendetta contro Pietro Gagliano. Seby Ercolano, più volte, lo ha chiamato per chiedergli una mano allo scopo di potersi procurare una pistola. L’affronto, avvenuto a fine ottobre 2023, non doveva restare impunito: «Ah… ieri è successo un manicomio! 'Mpare.. mi devi dire dove me ne devo andare perché mi giova… vah… (contemporaneamente Ercolano indicava con la mano sinistra una pistola, nella foto). Mio cognato (Antonino Santonocito, ndr)… quella cosa… non ne ha più… Per il fatto tuo… gliel'ho detto anche a mio cognato…. per quel fatto l'ho detto a mio cognato… per quello che ti serve… Mi ha detto che non ne ha, ora vediamo».
Ci sono stati anche commissioni pratiche da portare a termine. Come quelle di portare i soldi necessari per l’acquisto di un telefonino in carcere. Guerrieri ha dato le istruzioni: «Ma Angioletto? Ci sei stato da Angioletto? …per il fatto… per il discorso… se sistema queste cose, così andiamo a prendere questo telefono… perché martedì mi devono portare il telefono… e gli diamo. …cinquecento euro ci vogliono. Gli devi dire che mi prende il telefono… stasera gli chiamo…».