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L'anima busker di Lunaspina: «Felice di X Factor ma è la strada il vero palco della vita»

La cantante catanese ha partecipato le audition e ai bootcamp della gara canora di Sky con un ottimo riscontro di pubblico e dei social. Tra i suoi sogni c'è un duetto con Fiorella Mannoia

Carmela Marino

10 Ottobre 2024, 12:22

Lunaspina Caruso durante l'esibizione ad X Factor

Lunaspina Caruso durante l'esibizione ad X Factor

Lei è un’artista che ama la strada. Visceralmente. Perché la strada è il palcoscenico della vita dove ti puoi esibire con senso di libertà e per un pubblico che sceglie di fermarsi a guardarti e ad ascoltarti senza aver pagato il biglietto prima. Lunaspina Caruso è una busker convinta e risoluta, nonostante la fatica di un mestiere che la porta su è giù per l’Italia, all’estero e sulle navi da crociera. Cantante, ma anche autrice di testi e in futuro spera pure di graphic novel per adulti, recentemente ha tentato la carta di X Factor dove è stata selezionata per le audition e per poi approdare ai bootcamp, da cui però è stata eliminata.

Lunaspina, cominciamo da lì. Cosa ti ha lasciato X Factor oltre, immagino, ad un comprensibile pizzico di delusione…
«Sono sincera, non si va lì soltanto per partecipare. E’ un palco importante e può essere un buon trampolino di lancio. Per il giudice Jake La Furia, il mio genere - ho interpretato Non, je ne regrette rien di Edith Piaf e Lunaspina di Ivano Fossati - non era compatibile con il suo. Pazienza, per me resta comunque un’esperienza felice. Mi sono sentita comunque accolta, integrata e ben voluta anche dai più giovani e dal pubblico. Ho ricevuto i complimenti da Giorgia (la conduttrice di X Factor, ndr.), il massimo per me, e poi ho avuto un riscontro sui social che non immaginavo di ricevere».

Lunaspina Caruso con Giorgia

X Factor ti ha regalato una ribalta popolare, il nome della tua gatta Primpi la merda e la canzoncina che le ha dedicato La Furia, sono diventati virali. Tu però canti da quando avevi 13 anni. Quando sei diventata Lunaspina?
«Ho cominciato da ragazzina ad esibirmi ai matrimoni e ad altre feste private. Poi a 15 anni mia madre mi fa ascoltare Lunaspina di Fossati: ero esattamente io, o meglio quello che sarei diventata. Una persona libera, che detesta il pregiudizio e che ha molto lottato, e continua a lottare, per abbatterlo. E lo faccio attraverso i miei testi e le mie interpretazioni. Da ragazza sono stata bullizzata per il mio aspetto fisico che non è conforme ai canoni tradizionali della bellezza. Non ho le gambe lunghe e affusolate. E allora? Reagisco mettendomi la minigonna; per un periodo nel mio armadio c’erano solo minigonne. Il mio “manifesto” per oppormi ad un certo modo di pensare: vi faccio vedere le gambe, anche se non sono belle. E devo sentirmi libera di poterlo fare senza subire il pregiudizio».

I temi della libertà femminile, della sorellanza e dell’inclusività ti stanno molto a cuore. Ad un articolo sulla tua partecipazione ad X Factor (da me scritto per la laSicilia.it) hai reagito con un video di risposta in cui spiegavi il tuo punto di vista…
«E sì, quella frase “con un fisico non proprio da modella” non mi è piaciuta affatto, anche se capisco che c’è un modo di pensare comune sull’aspetto, sull’apparenza. Ma è proprio questo che va scardinato. Il sessismo e il patriarcato vanno combattuti anche con il linguaggio, che deve essere appropriato. Purtroppo viviamo ancora in una società in cui l’occhio pretende di essere la prima parte in causa, ma fa male ricevere quel tipo di critica, indipendentemente dal fatto che io ho anche una malformazione ossea. Ero molto amica di Stefania Noce (la studentessa uccisa dall’ex fidanzato nel 2011 a Licodia Eubea, ndr): lei era una ragazza brillante, un’attivista proprio su quei temi e purtroppo è rimasta vittima di quel patriarcato che tanto aveva contrastato».

Lunaspina con la sua gatta Primpi la merda

Torniamo alla musica, che artista sei?
«Mi definisco eclettica. Sono un jukebox umano, canto un po’ di tutto, tranne trap, neomelodico e rap. Spazio dal cantautorato al folk (adoro Rosa Balistreri), al rock, jazz e soul».

Sull’arte del busking hai una proposta da fare all’amministrazione comunale, di cosa si tratta?
«A Catania ci vuole una regolamentazione, esattamente come avviene in altre città italiane ed europee dove puoi registrarti in una piattaforma per avere uno spazio assegnato in cui esibirti. Non siamo accattoni, è un lavoro che comporta tanti sacrifici e che ti ripaga con l’amore di un pubblico spontaneo, che talvolta è anche molto generoso».

I tuoi sogni?
«Mi piacerebbe essere “riconosciuta” come artista dalla mia città, trovare dei produttori che credano e investano in me e mi piacerebbe, infine duettare, con Fiorella Mannoia, con la quale canterei proprio “Lunaspina” di Fossati».