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Catania e l’insostenibile peso dello stupro del branco: in piazza lo sdegno della città

Di Pinella Leocata |

A Catania non si era mai vista una manifestazione del genere. In centinaia si sono riuniti in piazza Europa, di sera, per esprimere la propria solidarietà alla ragazza americana barbaramente stuprata dal branco, da tre ragazzi catanesi tracotanti al punto da immortalare le loro gesta in un video. Per una volta la città si è ritrovata unita per dire no alla violenza sessuale di genere, per rivendicare rispetto per le donne, per dire basta alla loro continua svalutazione nei gesti e nel linguaggio, per gridare contro il senso diffuso di impunità tra tanti maschi e per contestare la deriva politica del nostro Paese per cui le destre stanno cercando di annullare le conquiste di civiltà degli ultimi decenni, a partire dalle leggi sul divorzio, sull’aborto, sul diritto di famiglia. Un modo per dire no alla proposta di legge Pillon e al convegno di Verona in cui politici divorziati e con più famiglie si scagliano contro chi ha fatto le loro stesse scelte sbandierando un ideologico modello di famiglia tradizionale.

Per una volta, incredibilmente, a piazza Europa, vicino al luogo in cui è stato perpetrato lo stupro, si sono ritrovate persone di ogni appartenenza politica, sindacati, associazioni di ogni tipo, da quelle a sostegno delle donne a quelle culturali e sociali tra cui la rete “Restiamoumani” che denuncia l’indifferenza verso le migranti stuprate nei campi libici. Era presente persino la Fondazione carnevale di Acireale il cui carro dedicato alla violenza contro le donne quest’anno ha vinto il primo premio. E c’erano i sindaci di tanti comuni della Provincia e ancora tante testate on line e non, a partire da “Paesi etnei oggi” che è stata tra i promotori dell’iniziativa insieme alla Comunità di Sant’Egidio, alla moschea della Misericordia e a cinque donne di estrazione partitica diversa: Sonia Messina, Maria Grazia Leone, Laura Iraci, Sonia Grosso e Agata Montesanto.

Tra i tanti presenti anche associazioni universitarie di destra, già scese in piazza a sostegno della dottoressa violentata a Trecastagni, e due madri le cui figlie sono state trucidate da mano maschile. A Giovanna Zizzo l’ex marito, per vendetta, ha ucciso la figlia Laura Russo, che non aveva ancora 12 anni. Vera Squatrito è la mamma di Giordana Distefano massacrata a vent’anni, a Nicolosi, dall’ex fidanzato. Sono qui per dire che «il silenzio ci stava portando alla follia», che «bisogna uscire dal tunnel dell’omertà e denunciare sempre». Sono qui per esprimere solidarietà alla ragazza americana e per chiedere certezza della pena per tutti i reati contro la vita umana.

In piazza c’è anche l’adulto che è «contro ogni violenza, anche quella fatta dalle donne», c’è la signora che per gli stupratori chiede il carcere a vita, l’anziano che approva la nuova legge sulla legittima difesa perché «è un segnale contro il senso di impunità ormai diffuso». C’è chi chiede maggiore repressione e la costruzione di altre carceri e chi punta il dito contro l’organizzazione farraginosa del 112 per cui chi si trova in pericolo non trova immediato aiuto. C’è anche chi evidenzia come all’origine di tutto ci sia un problema culturale, una grave carenza educativa da cui bisogna ripartire, cominciando dalle scuole.

Poi le donne si mettono in cerchio dietro i loro cartelli che gridano stop alla violenza. Ognuna di loro stringe una gerbera rossa in mano. Fernando Adonia, direttore di “Paesi etnei oggi”, prende la parola. Ringrazia la città che ha aderito all’iniziativa volta a riflettere insieme e a confrontarsi “per trovare le ragioni di civiltà dello stare insieme”, “per affrontare il grave problema educativo evidenziato da questa feroce violenza superando le differenze di schieramento”. E ringrazia i sindaci che con la loro presenza dicono “ci siamo, vigileremo”. Un applauso accoglie l’iman della Moschea della Misericodia, Keith Abdelhafid, che spiega che “i membri della comunità musulmana si sono sentiti chiamati in causa in quanto esseri umani”. Ripete il suo no alla violenza contro le donne ed apprezza il segno che Catania dà “nel presentarsi unita nelle sue tante diversità. Un modello di civiltà”.

Ed Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio, nel condannare il terribile stupro, sottolinea che “la città non vuole cedere alla tentazione della vendetta, ma lanciare un messaggio di solidarietà per la vittima e di attenzione per il prossimo”. Infine Anna Di Salvo della rete femminista La Ragna-Tela ricorda che soltanto nel 1996 l’inviolabilità del corpo delle donne è stata sancita per legge, quando lo stupro è stato definito come un reato contro la persona e non contro la morale. Sottolinea come la violenza contro le donne sia cresciuta in maniera esponenziale, e come questa sia un problema dei maschi. Di qui l’invito ad avviare percorsi educativi con i ragazzi affinché diventino uomini nuovi, nella consapevolezza che “la civiltà sta nelle mani delle donne”. Poi conclude con un vecchio slogan femminista: “Per ogni donna stuprata e offesa / siamo tutte parte lesa”. E la piazza esplode in un grande applauso, drammatico e liberatorio.

LA FOTO E’ DI ORIETTA SCARDINOCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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