Il quadro di Pippo Fava ritrovato e che «Era da anni al Comune»
La delibera di giunta presieduta dal sindaco Enrico Trantino che autorizza l'accettazione della donazione dell'opera, da parte della Fondazione Fava, è dello scorso 28 febbraio
Quadro di Pippo Fava
Potremmo chiamarlo il “Fava ritrovato" anche se in realtà è sempre stato lì, a Palazzo degli Elefanti e a quanto pare fin dal lontano 1966. Si tratta di un quadro, una “Natura morta", olio su tela di 80x60 cm che, come racconta Pippo Blandini già segretario dell'indimenticato Commendatore Luigi Maina, «negli anni era stato in diverse stanze di funzionari e sindaci, sembrava che nessuno lo volesse, ed era poi era finito in deposito. Infine, dal 2018 è rimasto appeso nella stanza dell'attuale capo ufficio stampa del Comune, Nuccio Molino».
«Solo lo scorso fine febbraio - conferma Molino - è diventato formale l'avvio della procedura di acquisizione da parte del Comune di un quadro la cui mano riconoscibile è quella di Pippo Fava. Il problema era che non esisteva alcun atto di cessione, fino ad ora. Adesso potrà venire restaurato e trovare una collocazione più adeguata e fruibile». Il primo febbraio 2025 la Fondazione Giuseppe Fava aveva infatti inoltrato l’atto con la volontà di donazione del quadro al Comune «per pura liberalità e senza corrispettivo di denaro». La delibera di giunta presieduta dal sindaco Enrico Trantino che autorizza l'accettazione della donazione dell'opera è dello scorso 28 febbraio.
La coincidenza è che quest'anno cade il centenario della nascita di Pippo Fava, giornalista, scrittore, saggista e sceneggiatore oltre che artista e voce libera e indipendente di denuncia delle collusioni fra mafia, imprenditoria e politica, per cui è stato ucciso il 5 gennaio 1984 quando dirigeva il mensile da lui fondato “I Siciliani”. Sembra quasi di sentirlo, Pippo Fava: «Si è sempre cercato di ignorarmi, allontanarmi, si è perfino ucciso il mio corpo, ma in verità io sono sempre qui a ricordarvi ciò per cui ho vissuto».
Come ricorda Giuseppe Maria Andreozzi, genero di Pippo Fava (marito della figlia Elena, scomparsa dieci anni fa), unico curatore delle sue opere e papà di Francesca, instancabile promotrice della “memoria attiva" del nonno, «nel 2018 su segnalazione ero andato di persona a vedere il quadro, misurarlo e fotografarlo, ed è stato poi inserito nella monografia di Giovanna Mori intitolata “La pittura come documento, racconto e denuncia" edito nel 2019. A febbraio 2020 ne aveva accennato l'allora sindaco Salvo Pogliese, all'inaugurazione della mostra alla Gam (Galleria d'arte moderna in via Castello Ursino) “Giuseppe Fava. La pittura come documento, racconto e denuncia", ma poi non se ne sentì più parlare. È così iniziato il confronto con Molino e con l'attuale sindaco Enrico Trantino, che ha portato alla richiesta di acquisizione. Se un quadro di Fava del 1966 è arrivato in Comune, in qualunque modo ci sia arrivato, siamo ben lieti che lì rimanga. E venga valorizzato».
Ed è la storia del quadro che “La Sicilia” ha provato a ricostruire. «Me lo ricordo, l'avrò visto dipinto da bambino – ci ha detto Claudio Fava, figlio di Pippo – e l'epoca è quella, 1966. Non saprei dire come sia arrivato al Comune, ma mio padre aveva alcuni amici funzionari, forse si è trattato di un regalo». Spulciando gli archivi de “La Sicilia" abbiamo rintracciato nell'edizione del 6 aprile 1966 l'annuncio di una mostra personale «del pittore e giornalista Giuseppe Fava, 31 le opere esposte (venti olii e undici disegni)» al Club della Stampa, che allora aveva sede in via Etnea 83, «nell'ultima bottega prima della chiesa dei Minoriti - rileva Andreozzi – Tra le ipotesi è plausibile sia stato regalato a qualche personaggio importante, che poi se lo è portato in Comune e, nelle vicissitudini della politica, sia rimasto lì senza nessun atto ufficiale». Anche Claudio Fava ricorda quella mostra.
«Il 15 settembre di quest'anno, in occasione del centenario dalla nascita di Pippo Fava - annuncia Andreozzi – alla Gam si terrà una mostra che resterà aperta fino al 6 gennaio 2026. Lancio un appello a chiunque fosse in possesso di un'opera grafica di Fava: può contattare la Fondazione, al fine di arricchire la ricognizione della produzione artistica faviana». Che, come abbiamo visto, non smette mai di sorprendere.