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Piano del porto di Catania, i termini scaduti e il "taglio" alla cubatura: perché il dibattito è diventato aspro

In Consiglio comunale la discussione tra distinguo e denunce

Luisa Santangelo

21 Marzo 2025, 08:39

Paolo La Greca

Per quanto sia un parere solo consultivo, il voto sul Piano regolatore portuale rischia di diventare la fotografia di un consiglio comunale confuso. In cui le posizioni dell’Mpa si avvicinano a quelle dell’opposizione e in cui il Partito democratico annuncia un voto favorevole con distinguo da rompicapo: su tre componenti, il capogruppo dice sì, uno direbbe sì se fosse presente ma sarà assente, e l’ultimo annuncia un no convinto.

Il contesto

Il contesto: ieri mattina a Palazzo degli Elefanti è cominciata la discussione sulla delibera sul Piano regolatore portuale, presentato dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale e attualmente in attesa di Vas (Valutazione ambientale strategica) dal ministero dell’Ambiente. Il percorso per l’ottenimento della Vas prevede che i vari portatori di interesse presentino le proprie osservazioni. Arrivano così quelle delle associazioni, quelle dei privati che avanzano un diritto di prelazione sulla scogliera d’Armisi, e quelle di una consigliera comunale di Augusta. Niente, invece, da Palazzo degli Elefanti. Una mossa che avrebbe lasciato intendere una totale adesione del municipio al progetto dell’Autorità portuale, soprattutto sui due allargamenti, a nord e a sud, con altrettante nuove darsene: una per gli yacht, l’altra per il traffico commerciale.

I termini scaduti

Invece, scaduti i termini per le osservazioni al ministero, la direzione Urbanistica invia una proposta di deliberazione ai consiglieri. Affinché la votino nonostante, per ammissione del direttore Biagio Bisignani, siano scaduti i termini di 45 giorni dalla trasmissione del Prp. «Il termine non è perentorio», puntualizza l’ingegnere Bisignani. Fatto sta che è lui a firmare una proposta di delibera che è lungi dall’accettare il Piano regolatore portuale presentato. Fornendo, invece, un’alternativa: non più tre milioni e mezzo di nuova cubatura possibile, ma solo un milione e 400mila metri cubi (per quanto: la tabella era sbagliata «per refuso di stampa» ed è stata sostituita all’ultimo minuto), riducendo il rapporto di copertura del suolo e aggiungendo un vincolo di inedificabilità in tutta la fascia di cuscinetto tra l’area portuale e la città. Suggerimenti, più che prescrizioni. Un’attestazione di moderata disapprovazione da parte dell’amministrazione comunale.
«Nel Documento di pianificazione strategica mancano i porti di Pozzallo e Siracusa, non c’è ancora il Piano di utilizzo del demanio marittimo e la scogliera d’Armisi non rientra ancora tra le aree a disposizione del porto», elenca la consigliera Mpa Serena Spoto, la più attenta rispetto ai movimenti che riguardano l’Autorità portuale. La sua proposta di prendere altro tempo viene respinta: 32 presenti, 20 bocciature, due astensioni e dieci sì. Quelli degli autonomisti, giustappunto, insieme a M5s, Pd e a Giuseppe Gelsomino (ex Lega, ora Misto).

Il dibattito

La discussione, così, prosegue. Graziano Bonaccorsi (5 stelle) parla di «sudditanza» rispetto all’Autorità portuale; la collega di partito Gianina Ciancio definisce questo Prp «un ibrido privo di ambizione e di visione»; Damien Bonaccorsi (Pd) ricorda che si prevede una «cementificazione agghiacciante in una città che è già tra le peggiori d’Italia per consumo di suolo». E qui finiscono le obiezioni. Perché poi cominciano i «sì, ma». Come quello di Matteo Bonaccorso (Pd): lui spiega che non potrà essere presente stasera, quando ci sarà da votare, e che comunque sarebbe stato favorevole, pur sottolineando l’«assoluta mancanza di rispetto per noi consiglieri, sembra che non vogliano darci il tempo di studiare». E quello del capogruppo dem Maurizio Caserta, che preannuncia un «voto favorevole per Catania, perché pensiamo che sarà importante vigilare dopo». È un «sì, ma» anche, a sorpresa, quello di Erio Buceti, presidente della commissione Urbanistica ed esponente di Fratelli d’Italia: «Se saranno accolti i nostri emendamenti…».

Gli emendamenti di FdI

FdI ne ha pronti 12, in totale dovrebbero essere una quindicina. Molti arriveranno alla presidenza del Consiglio domattina. La compressione dei tempi genera mostri, dicono (quasi) da tutte le parti. «Li porteremo in aula senza i pareri di regolarità tecnica e contabile - puntualizza il presidente Sebastiano Anastasi, ringraziando il personale per il super-lavoro - La tempistica è quantomeno inopportuna».
Si torna in aula stasera. Per una seduta che si preannuncia un fiume in piena. Per la durata, probabilmente, ma anche per l’intensità di accuse e difese in un clima esacerbato da presunte «intimidazioni e pressioni esterne». A denunciarle sono Daniele Bottino (FdI), Piermaria Capuana (FI), Maurizio Zarbo (Lega) e Alessia Trovato (Trantino sindaco). «Minacce di esposti, diffide e azioni legali rivolte ai consiglieri rappresentano un tentativo inaccettabile di condizionare l’esercizio libero e autonomo delle nostre funzioni, delegittimando chi è stato scelto dai cittadini per decidere nell’interesse della collettività», dicono in una nota. Il riferimento è alla nota del Comitato per la scogliera d’Armisi e alla simile posizione di Sinistra italiana.