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Tremestieri Etneo, l'ipotesi di scioglimento sul tavolo di Palazzo Chigi. Dossier anche su Ramacca

Mario Barresi

25 Marzo 2025, 15:00

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Sul tavolo del Viminale il caso Tremestieri è già arrivato da qualche tempo. L’ispezione della Prefettura - partito lo scorso giugno, poco dopo l’operazione Pandora in cui, fra gli altri, fu arrestato l’ex sindaco Santi Rando - sarebbe giunto a conclusioni precise rispetto al compito di «verificare l’eventuale sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso». Adesso l’ipotesi di scioglimento del Comune sembra imminente: la proposta del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri in una delle prossime sedute. Forse nella prima utile, in programma venerdì.

Sono comunque già trascorsi quasi dieci mesi dall’accesso ispettivo, ma adesso a Roma si stringono i tempi. Anche per evitare, come sostengono autorevoli fonti ministeriali, di far svolgere una campagna elettorale in condizioni di «potenziali condizionamenti» della mafia. Tremestieri, infatti, è fra i nove comuni inseriti nella tornata elettorale amministrativa del 25 e 26 maggio deliberata dal governo Schifani. Fra questi, Palagonia e Castiglione di Sicilia, già sciolti per mafia, sono retti da commissioni prefettizie, mentre il municipio al centro dell’inchiesta Pandora è fra i sette affidati a commissari regionali e sarebbe destinato pure ad andare alla urne. Uno scenario che si può scongiurare, se da Palazzo Chigi arrivasse il decreto di scioglimento.

Un’altra amministrazione comunale «sotto osservazione» è Ramacca. Anche qui gli intrecci mafia-politica hanno aperto una bufera giudiziaria, con l’arresto del sindaco Nunzio Vitale e del vicepresidente del consiglio comunale Salvatore Fornaro. Il blitz Mercurio risale a un mese fa e il Comune è retto dal vicesindaco Filippo Zampogna con tre soli assessori superstiti; tutti i 16 consiglieri si sono dimessi e non sono stati surrogati. Una situazione «anomala» (la scadenza naturale sarebbe a fine 2026, ma con l’addio del sindaco si dovrebbe votare «alla prima tornata utile») sanabile con l’accesso della Prefettura e l’arrivo del commissario regionale. Ma anche senza attendere il lungo iter di accertamento. Ci sono infatti alcuni precedenti (Scalea, Nardodipace e Delianuova) in cui il comune è stato sciolto “per direttissima” perché emergevano «elementi certi nel corso delle indagini dell’autorità giudiziaria».