Morte ispettore Raciti, niente processo di revisione: "infondata tesi del fuoco amico"
Lo ha deciso la Corte d’appello di Messina, seconda minorenni penale, che ha dichiarato inammissibile, per manifesta infondatezza, la richiesta di revisione presentata dall’avvocato Giuseppe Lipera, difensore di Antonino Speziale
Morte ispettore Raciti
Non si terrà un nuovo processo per la morte di Filippo Raciti, l’ispettore di polizia deceduto il 2
febbraio del 2007 negli scontri tra forze dell’ordine e ultras del Catania mentre alla stadio Angelo Massimino si giocava il derby col Palermo. Lo ha deciso la Corte d’appello di Messina, seconda minorenni penale, che ha dichiarato inammissibile, per manifesta infondatezza, la richiesta di revisione presentata dall’avvocato Giuseppe Lipera, difensore di Antonino Speziale, che è stato condannato, per omicidio preterintenzionale, reato commesso quando era minorenne, a otto anni e otto mesi di carcere, già scontati. Con la stessa accusa è stato condannato, a 11 anni di reclusione, Daniele Natale Micale, 37 anni, che ha già scontato la pena. I due avrebbero ferito Raciti lanciandogli contro un sottolavello in lamierino che gli avrebbe procurato una lesione letale al fegato.
L’ispettore morì dopo il ricovero nell’ospedale Garibaldi di Catania. Contro la decisione dei giudici di Messina l’avvocato Lipera ha presentato un atto di ricorso in Cassazione.
La Corte d’appello, sezione minori, di Messina, sottolinea che «le prove nuove che si pongono in diretta contrapposizione con quelle fondanti la condanna devono essere dotate di particolare pregnanza dimostrativa, tale da scardinare il ragionamento posto a base del giudicato». Ma, aggiungono i giudici, «i fatti sopravvenuti (le due interviste) posti a fondamento dell’istanza di revisione non sono immuni da profili di inaffidabilità e non sono dotate, per quanto sopra osservato, di pregnanza dimostrativa particolare tale da scardinare il ragionamento posto a base del giudicato».
I due intervistati sono stati poi querelati per diffamazione a mezzo stampa dall’allora capo della polizia, Franco Gabrielli. Processati col rito abbreviato il gup li ha assolti, nel novembre del 2022, con la formula «perché il fatto non sussiste» ma, contesta l’avvocato Lipera, quegli atti non sono stati resi disponibili alla difesa di Speziale. Un fatto, contesta nel ricorso in Cassazione il penalista, che la Corte d’appello di Messina non ha valutato.