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Niko Pandetta e Baby Gang: dalla musica alle condanne, i destini (giudiziari) incrociati di due cantanti controversi

I pm hanno contestato ai due l'aggravante mafiosa per la telefonata al One Day Music Festival. I dubbi delle difese

Laura Distefano

08 Maggio 2025, 14:15

pandetta_babygang

Quando i poliziotti di Lecco hanno suonato al citofono di Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, non ha risposto nessuno. Nelle mani gli investigatori avevano il decreto di perquisizione disposto dalla procura di Catania dopo la “bravata” del rapper fatta sul palcoscenico del “One Day Music Festival”. E cioè la video-call, ancora da capire se in diretta o registrata, con Niko Pandetta, che è detenuto nel carcere di Rossano.

Gli agenti hanno atteso il rientro del rapper e poi hanno passato al setaccio l’abitazione sequestrando lo smartphone: impossibile al momento capire se è lo stesso che ha mostrato al pubblico della Plaia di Catania, la notte del primo maggio. Il telefonino ora è nelle mani della polizia scientifica e sarà sottoposto ad accertamenti di tipo forense.

Baby Gang è indagato in concorso con Pandetta per accesso indebito a dispositivi idonei a comunicare con i detenuti con l’aggravante mafiosa. «Non ci sono i termini giuridici per contestare questo reato a Zaccaria», dice il difensore, l’avvocato Niccolò Vecchioni del foro di Milano.

Baby Gang ha solo fatto - se sarà confermato dalle indagini - una telefonata a un detenuto. «Io non ho ancora gli atti in mano. Ma ho letto che l’accusa è aggravata dall’aver favorito la mafia, ma non mi pare che Pandetta sia in carcere per questioni di criminalità organizzata».

Vecchioni conosce bene il casellario giudiziario del rapper catanese perchè è stato il suo legale per un procedimento che si è svolto al Tribunale di Milano. Sul profilo dell’aggravante mafiosa, contestata pure a Pandetta, ha delle perplessità anche Salvo Pace, che difende il trapper catanese assieme all’avvocato Maria Chiaramonte. «Nessuna delle condanne che sta espiando è per reati di mafia e non sono aggravati dall’agevolazione mafiosa», precisa Pace.

Il trapper è nipote del capomafia Turi Cappello, a cui ha dedicato anche una canzone neomelodica negli esordi della sua carriera musicale. Al momento sta scontando condanne per spaccio, evasione e rissa. L’ultimo verdetto definitivo è arrivato qualche settimana fa: la Cassazione ha rigettato il ricorso chiudendo il processo per la guerriglia urbana con sparatoria avvenuta in una discoteca al porto di Catania. Ci furono due feriti.

Un destino (giudiziario) che si incrocia con quello di Baby Gang. Il rapper marocchino-pugliese è stato condannato a marzo. La Cassazione ha confermato nei suoi confronti la condanna a due anni e nove mesi nel processo per la sparatoria avvenuta tra il 2 e il 3 luglio 2022 in via di Tocqueville, vicino corso Como, nella movida milanese, in cui rimasero feriti due senegalesi.

Zaccaria ha anche violato la sorveglianza speciale che tra le prescrizioni prevede il rientro a casa a un orario ben preciso. «Ho mandato io stesso la Pec ai carabinieri in cui comunicavo lo spostamento a Catania del mio assistito, con l’indicazione dell’albergo dove avrebbe alloggiato per poter svolgere un eventuale controllo», dice l’avvocato Vecchioni. Ma una trasferta che prevede un mancato ritorno al proprio domicilio all’ora prevista nel provvedimento di prevenzione personale solitamente ha la necessità di un’autorizzazione da parte dell’autorità giudiziaria.

Intanto per quattro anni Baby Gang non potrà più calcare i palcoscenici ai piedi dell’Etna. Il questore ha emesso nei suoi confronti un foglio di via per 48 mesi. Il primo effetto è stato l’annullamento del concerto previsto alla Villa Bellini il prossimo 8 agosto. Evento cancellato si legge da ieri mattina sui portali di prevendita dei ticket. La “bravata” è costata cara al rapper.