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La mafia in "Doppio Petto", stangata contro il clan Pillera-Puntina di Catania

Gli eredi del boss Nuccio Ieni dovranno risarcire l'imprenditore Angelo Di Martino, che quando scattò il blitz due anni fa si è dimesso da presidente etneo di Confindustria.

Laura Distefano

04 Giugno 2025, 13:54

Comunicato stampa seguito Operazione Doppio Petto - esecuzione misura custodiale per due uomini

Stangata contro il clan Pillera-Puntina. Il gup Anna Maria Cristaldi ha letto questa mattina la sentenza che chiude il processo abbreviato frutto dell'inchiesta Doppio Petto. E le condanne sono pesantissime per gli imputati che sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsioni, usura e droga.

Gli eredi del boss Nuccio Ieni

A processo i figli e la moglie del boss Nuccio Ieni, esponente storico dei Pillera-Puntina di Catania, morto prima che scattasse l'operazione in carcere. Il blitz ha portato a scoperchiare la rete di estorsioni della famiglia mafiosa catanese, che poteva contare sui soldi mensili dei colossi dei trasporti e degli sconti per tutte le stagioni dei negozi griffati di corso Italia a Catania. Il gip in prima fase di ordinanza di custodia cautelare aveva fatto cadere il reato di associazione mafiosa, ma poi il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e i pm Assunta Musella e Fabio Platania hanno appellato il provvedimento al Riesame che ha ribaltato la valutazione poi confermata dalla Cassazione. A capo del sodalizio ci sarebbero stati i figli di Ieni, Francesco e Dario, rispettivamente condannati a 20 e 12 anni. La sorella Piera Liliana a 7 anni (ma non ha imputazioni per associazione mafiosa). La moglie, ormai vedova di Ieni, Francesca Viglianesi è stata condannata a 10 anni, ma il gup l'ha assolta dal reato di associazione mafiosa.

Dalle dimissioni da Confindustria al risarcimento a Di Martino

La notizia nella notizia è che gli imputati Dario Ieni, Francesco Ieni e Francesca Viglianesi dovranno risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali (provvisionale di 10.000 euro) ad Angelo Di Martino, l'imprenditore del settore dei Trasporti che si è dimesso dal ruolo di presidente di Confindustria Catania dopo che due anni fa fu eseguito il blitz Doppio Petto. Da quelle carte dell'inchiesta venne fuori che la ditta di trasporti – in particolare il fratello di Angelo – pagasse il pizzo alla famiglia Ieni. Una condotta non in linea con il codice etico – voluto soprattutto da Ivan Lo Bello, recentemente scomparso – è che lo ha portato a fare un passo indietro rispetto al ruolo associativo. Angelo Di Martino e l'azienda si sono costituiti parte civile nel processo. Dario Ieni dovrà risarcire anche l'impresa Fratelli Di Martino spa, la gip ha stabilito che la determinazione della somma dovrà essere calcolata in sede civile.

La sentenza: ecco le condanne

Le condanne: Italo Andrea Abbratuzzato 4 anni e 6.000 euro (assolto da altre imputazioni), Carmelo Bonfiglio 10 anni e 8 mesi, Enrico Alfio Cristaldi 4 anni, 5 mesi, 15 giorni e 6 mila euro di multa, Francesco Cristaldi 12 anni e 8 mesi, Danilo Di Mauro 2 anni, 2 mesi, 20 giorni e 7.000 euro di multa, Riccardo Romano Di Mauro 10 anni e 7.600 euro, Orazio Finocchiaro 7 anni 2 mesi e 20 giorni e 30.000 euro di multa, Dario Ieni 12 anni e 8 mesi e 10.000 euro di multa, Francesco Ieni 20 anni, Piera Liliana Ieni 7 anni , 6 mesi, 20 giorni e 7 mila euro di multa, Gabriele Lo Bianco 4 anni e 4 mesi di reclusione, Francesco Magrì 7 anni e 27mila euro di multa, Vincenzo Manciagli 3 anni, 4 mesi e 7.000 euro di multa, Claudio Natalizio Minnella 4 anni e 4 mesi e 18.000 euro di multa, Graziella Nicolosi 12 anni, Giuseppe Raneri 10 anni e 33.500 euro di multa, Giuseppe Russo 14 anni e 8 mesi, Tommaso Orazio Maria Russo 12 anni, Giuseppe Varoncelli 14 anni e 8 mesi, Francesca Viglianesi 10 anni e 10.000 euro di multa.

La giudice ha anche disposto la confisca delle quote della società Break Cafè. Le motivazioni della sentenza saranno tra 30 giorni.

Colpiti anche personaggi degli altri clan

Il blitz di rimbalzo ha creato problemi ai vertici anche di altre due famiglie mafiose, infatti è stato coinvolto Orazio Finocchiaro, dei Cappello Carateddi, e Franco Magrì, uomo di peso del gruppo Nizza dei Santapaola-Ercolano.