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Blitz "Lumia", “u vitraru” del clan Laudani torna in carcere

L'indagine è scattata da un esposto anonimo che però ha dato un certo riscontro ad alcuni dati che gli investigatori avevano incamerato durante l'operazione Report

Laura Distefano

25 Giugno 2025, 16:16

Blitz "Lumia", “u vitraru” del clan Laudani torna in carcere

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Stamattina è tornato in carcere Orazio Scuto “u vitraru”, che appena scarcerato nel 2023 era nuovamente ai vertici del clan dei Laudani di Catania. Il Gico della Guardia di Finanza è riuscito a inchiodare il boss che già era stato arrestato nell'operazione Report che aveva documentato i nuovi assetti della famiglia mafiosa dei “Mussi i Ficurinia” dopo le ferite causate dalla mega inchiesta Vicerè del 2016.

Oggi è scattata l'operazione Lumia, così denominata in quanto i finanzieri sono riusciti a documentare il controllo della filiera agrumicola da parte della cosca catanese soprattutto nella fascia pedemontana. L'indagine è scattata da un esposto anonimo che però ha dato un certo riscontro ad alcuni dati che gli investigatori avevano incamerato durante l'operazione Report in cui avevano sequestrato dei contratti in bianco per procacciatore d'affari a casa di Scuto. Ed è questo il nuovo metodo – raffinatissimo – che avrebbe utilizzato il clan Laudani per farsi pagare le estorsioni dagli imprenditori. Il boss, che durante la detenzione sarebbe stato sostituito dal giovanissimo Antonio Di Pino (“u picciriddu”, 28 anni), avrebbe ricevuto una provvigione per un lavoro in realtà mai fatto. Ma la cosa grave – come evidenziato dal procuratore di Catania, Francesco Curcio – è che il boss è riuscito a comunicare all'esterno nonostante nel periodo di indagine fosse detenuto al carcere di Tolmezzo in regime di alta sicurezza. Avrebbe usato delle utenze citofono intestate a straniere. Insomma avrebbe avuto a disposizione dei telefonini arrivati anche con un drone nella casa circondariale. Scuto si era creato un cerchio di fedelissimi che per contattarlo lo chiamavano “Papà”: Angelo Puglisi, Ivano Aleo, il nipote Salvatore Faro, Di Pino, Orazio Scuto e Alessandro Settimo Bonaccorso.

Il 6 luglio 2022 Puglisi raccontava a Di Pino che Faro e Aleo erano stati convocati da Scuto, all'epoca detenuto. «Ha chiamato ieri il papà?», diceva Puglisi. E Di Pino rispondeva: «Ieri gli ha detto va bene Ivano e Turi c'ha parlato ciao lvano cosi, va bene Angelo gli ho detto che ci deve andare Angelo e Antonino gli ha detto la per i soldi … a lvano gli sta dicendo, ci sei».

Un altro fedelissimo del boss Orazio Scuto è Giuseppe Scuto (non c'è alcuna parentela fra i due) che per un periodo è stato anche il capo pro-tempore dei Laudani.

Una mafia imprenditoriale quella colpita dal blitz di stamani. Ci sono infatti due società che sono finite sotto sequestro: la Vetrans operante nel settore del trasporto merci su strada di Aci Sant'Antonio (affidata a Puglisi da Scuto per affermare l'egemonia sulla logistica sul territorio etneo) e un centro scommesse sempre nell'acese. Il punto scommesse aveva come uomo di riferimento Ivano Aleo, a casa di quest'ultimo stamattina i finanzieri hanno trovato e sequestrato 60.000 euro in contanti. Il network di imprese trae origine nella Friscus già con i sigilli nell'operazione Report. La Vetrans infatti è ritenuta la figlia di quella società.