Mafia, "Nino u biondo" torna dietro le sbarre: era nell'elenco degli "scarcerati Covid"
Rigettata la proroga dei domiciliari per motivi di salute. La difesa impugna.
È tornato in carcere Antonio Rapisarda, il boss di Paternò chiamato “Nino u Biondo”. L’esponente della famiglia mafiosa che è legato a doppio filo ai Laudani di Catania stava scontando ai domiciliari una pena definitiva per mafia e droga nell’ambito della storiche inchieste Baraonda e Lampo. Ma il Tribunale di Sorveglianza non ha ritenuto che vi fossero le condizioni per prorogare la misura alternativa. Una conseguenza che è nata anche per il fatto che Rapisarda è rimasto incagliato nella rete dell’operazione “Athena” dei carabinieri che lo scorso anno ha scatenato un terremoto nel comune di Paternò. Nino “U Biondu” è accusato di associazione mafiosa e droga.
La mancata proroga ha quindi fatto scattare un’ordinanza di carcerazione che è stata notificata dai carabinieri a casa di Rapisarda, che è stato accompagnato lunedì nel carcere di Piazza Lanza. Gli anni che restano da scontare al detenuto sono diciassette anni e otto mesi, frutto della continuazione tra i processi - come detto - Baraonda e Lampo.
Nel curriculum di “Nino U Biondo” c’è anche una sentenza definitiva nel processo Vicerè figlio della maxi inchiesta che nel 2016 rase al suolo la famiglia mafiosa dei Laudani in tutte le sue ramificazioni e alleanze. Toccando anche la cellula di Paternò di cui Nino Rapisarda è un elemento di vertice.
Il nome del boss finì nel famoso elenco degli oltre seicento scarcerati durante la pandemia del Covid. Nino Rapisarda infatti tornò a casa a Paternò per scontare la pena definitiva in considerazione delle sue condizioni di salute.