Operazione "Sipario", arriva la condanna definitiva: Orazio Buda va in carcere
Una figura controversa del panorama criminale catanese.
La condanna per Orazio Buda è diventata definitiva. Ora l’uomo dovrà scontare la pena (restano circa sei anni dei dieci inflitti) dietro le sbarre. Il mese scorso - ma la notizia è trapelata solo ora - è stato eseguito dalla guardia di finanza un ordine di carcerazione nei confronti dell’esponente dei Cappello dopo che la Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello nell’ambito del processo scaturito dall’inchiesta Sipario. Un blitz che nel 2021 portò a scoperchiare la rete di relazione che Orazio Buda - cugino del boss ergastolano Orazio Privitera - aveva creato per i suoi affari illeciti e anche economici. Dall’inchiesta vennero fuori anche patti corruttivi con pubblici ufficiali.
Nelle carte del fascicolo della Dda etna finirono anche le dichiarazioni del collaboratore Salvatore Bonaccorsi, figlio di Concetto. Il pentito definì Orazio Buda «una macchina da soldi». Disse che l’imputato aveva il ruolo di investire «in settori imprenditoriali puliti, i fondi provenienti dall’attività illecita del clan». Per la procura l’uomo è un organico del clan Cappello già dal 2012. Dalle carte della finanza sono emersi anche degli screzi tra Buda e il cugino Orazio Privitera, che però sarebbero stati in qualche modo risolti. Nell’ordinanza che portò Buda in carcere e poi ai domiciliari si accennava a qualche frizione per il mancato ‘versamento’ di una parte delle somme delle attività al detenuto al 41bis. I dissapori però sarebbero stati appianati dopo un messaggio inviato nella primavera del 2018 da Buda al boss attraverso lo zio Giambattista che con la moglie è andato a trovare il nipote in carcere. Per la precisione Buda avrebbe mandato “un bacio” a Orazio Privitera.
Ma ci sono anche i collaboratori di altre cosche mafiose che hanno dato input alle fiamme gialle per indagare sui loschi traffici di Buda che più volte è finito al centro di inchieste giornalistiche per il suo coinvolgimento in sospetti affidamenti di chioschi o parcheggi alla Plaia.