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Pubblicato il parere del ministero dell'Ambiente sul piano regolatore del Porto di Catania. Accolte molte osservazioni delle associazioni ambientaliste e socio-culturali catanesi

Dalle interferenze con il fiume Aquicella alla difesa di specie e habitat: ecco i rilievi mossi. Il documento risulta carente di molti studi e approfondimenti ritenuti necessari

Redazione La Sicilia

02 Luglio 2025, 15:30

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Una nota sul parere del Mase (ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica) sul piano regolatore del Porto di Catania è stata inviata dalle associazioni Lipu, Wwf, Comitato Parco Monte Po - Vallone Acquicella, Comitato per la difesa della scogliera dell'Armisi, Volerelaluna che hanno visto accolte molte delle osservazioni da loro proposte. Le associazioni erano scese in campo contestando molte scelte del Piano che vorrebbe realizzare un porto turistico in quel tratto tra la Stazione e il Porto, dove c'è la scogliera dell'Armisi, al centro di numerose contestazioni.

Lo scorso 27 giugno - si legge nella nota - è stato pubblicato il parere della Commissione Tecnica del Ministero dell’Ambiente sulla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) del Piano Regolatore del Porto di Catania. Il Ministero ha accolto la gran parte delle Osservazioni presentate nel mese di febbraio di quest’anno da parte delle Associazioni ambientaliste e socio-culturalicatanesi e ha formulato numerosissimi rilievi al progetto, evidenziandone spesso superficialità e contraddizioni.

In particolare il Ministero prescrive di:

  • assicurare l’integrazione funzionale tra i porti di Catania ed Augusta con specializzazione
    reciproca, con Catania “più orientata a traffico passeggeri e crocieristico”;
  • analizzare le alternative che possano comportarela minor interferenza possibile con il
    fiume Acquicella, cercando di mantenere l’ambiente della foce inalterato sia come corso
    fluviale che in termine di superficie, evitando lo spostamento della foce;
  • tutelare le specie e gli habitat inseriti nelle Direttive europee Uccelli ed Habitat, ed
    applicare anche la Nature Restoration Law (Regolamento UE 2024/2021 del Parlamento
    europeo e del Consiglio);
  • approfondire gli aspetti naturalistici sulle lave della scogliera dell’Armisi riducendo
    l’ampiezza della prevista darsena turistica;
  • predisporre un vero e proprio Piano Energetico Portuale dotato di tempistiche,
    responsabilità attuative, stime economiche e priorità di intervento, valutando la capacità
    effettiva di autoproduzione energetica da fonti rinnovabili;
  • approfondire i valori storici e paesaggistici del Molo Vecchio che,trattandosi di bene
    pubblico con più di 70 anni di età, è tutelato ope legis.
  • Il parere del Ministero sottolineache il Piano Regolatore del Porto presentato risulta carente di molti studi e approfondimenti ritenuti necessari, tra i quali:
  • il rilievo marino costiero dell’area interessata dalla costruzione dell’eventuale nuova
    darsena in corrispondenza dell’Acquicella;
  • uno studio su come le azioni proposte per la rinaturalizzazione della foce dell’Acquicella
    debbano integrarsi con le specie e gli habitat rilevati;
  • lo studio delle acque superficiali e sotterranee delle aree di monte e l’esplicitazione degli
    interventi per ridurre il rischio geomorfologico;
  • la valutazione degli impatti ambientali negativi sia in fase di cantiere che di esercizio
    (qualità dell’aria, produzione di polveri, clima acustico) a seguito dell’incremento di
    traffico portuale e stradale e il loro riflesso sulla salute dei cittadini;
  • la valutazione attenta della interferenza del previsto sottopasso stradale sotto la rotatoria
    del faro Biscari con la falda acquifera sottostante in subalveo dell’Acquicella.

La Commissione Tecnica del Ministero non affronta l’aspetto della enorme quantità di edificazioni
che viene consentita nelle aree portuali, che è stato affrontato dal Consiglio comunale nel suo voto
del 21 marzo scorso
in cui si dice a chiare lettere che i 3.750.000 metri cubi di nuove edificazioni
previsti sono troppi e prescrive che le nuove costruzioni si limitino a un massimo di 1.471.500
metri cubi.
Risulta pertanto chiaro che le osservazioni presentate delle associazioni socio-culturali e
ambientaliste erano fondate e che, per riportare le previsioni del Piano Regolatore Portuale entro
limiti di legittimità e di ragionevolezza, si può e, soprattutto, si deve:

  • redistribuire le funzioni coordinando l’uso dei vari porti del sistema (Catania, Augusta,
    Siracusa, Pozzallo) per assorbire gli eventuali incrementi di traffico portuale sfruttando al meglio le potenzialità di ciascuno di essi. Se almeno una parte del traffico commerciale viene spostata ad Augusta (cosa particolarmente conveniente per l’economia della Sicilia sudorientale) si può evitare la realizzazione di una nuova darsena commerciale a sud, salvaguardando la foce dell’Acquicella e il suo delicato sistema dunale e retrodunale ed evitando lunghi, costosi e distruttivi lavori in quell’area.
  • valutare attentamente la possibilità di non realizzare il sottopasso stradale sotto la
    rotatoria del faro Biscari, considerando che lo spostamento di una parte consistente del
    traffico commerciale al porto di Augusta potrebbe snellire in maniera significativa il
    traffico sia sulla rotatoria che nelle strade adiacenti al porto,che oggi sonocongestionate
    erappresentano un collo di bottiglia nel traffico con l’aeroporto.
  • salvaguardare la scogliera dell’Armisi e i suoi valori ambientali, evitando di realizzare
    strutture portuali dove sono presenti scogliere verticali e affioramenti rocciosi. Anche in
    questo caso, sfruttare al meglio le potenzialità presenti nei porti di Siracusa e Pozzallo
    potrebbe consentire di soddisfare eventuali necessità di nuovi approdi per crociere e
    imbarcazioni da diporto, potendosi così evitare di realizzare la nuova darsena turistica
    prevista a est del molo di levante.
  • ridurre al minimo indispensabile le nuove edificazioni previste in ambito portuale per
    minimizzare i conseguenti impatti ambientali (isola di calore, inquinamento dell’aria e
    delle acque, consumi energetici, rifiuti, ecc.).
    L’amministrazione comunale è stata inerte nel chiedere all’Autorità portuale il rispetto della
    volontà della città. È indispensabile che su questo punto vi sia chiarezza: ed è quindi
    necessario che la mobilitazione continui affinché l’Autorità portuale accetti di rivedere e
    ridiscutere il Piano Regolatore del Porto della nostra città.