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Spacciatore torturato, così la vittima era costretta ad auto-offendersi: "Sono sbirro, sono sbirro"

Il giovane non avrebbe consegnato per intero gli incassi della vendita della droga. Sono state arrestate tre persone

Laura Distefano

09 Luglio 2025, 19:56

Spacciatore torturato a Catania

Spacciatore torturato a Catania

Lo hanno trascinato in una stalla al Villaggio Sant’Agata, ancora non localizzata, dove lo hanno legato mani e piedi e infine torturato. Gli hanno rasato i capelli e le sopracciglia, lo hanno picchiato e spintonato. E mentre lo filmavano con due cellulari lo hanno costretto a dire che era «un traditore e uno sbirro». La colpa? Avrebbe rubato piccole cifre dagli incassi giornalieri di una piazza di spaccio che gestiva per il gruppo. I carabinieri della compagnia di Fontanarossa hanno arrestato, eseguendo un’ordinanza firmata dalla gip Daniela Monaco Crea, Orazio Guerino, 22 anni, Paolo Simone Scuderi 36 anni, Pietro Cristian Rungo, 25 anni, accusati di tortura.

La "punizione"

I carabinieri, grazie a un’attività info-investigativa, hanno saputo che uno spacciatore era stato “punito” per un ammanco di denaro. E la cosa risaliva al 29 maggio. I militari hanno quindi avvicinato la vittima: che in effetti aveva i capelli rasati e diverse escoriazioni nel corpo. L’uomo però ha detto di essere stato vittima di un incidente. E, fatto stranissimo, ha anche informato i torturatori che era stato fermato dagli investigatori. Un atteggiamento, per la gip, che prova la totale soggezione del ragazzo nei confronti dei suoi aguzzini che lo hanno anche costretto a umiliarsi.

Il video della tortura e le intercettazioni

La svolta nelle indagini è arrivata quando i carabinieri hanno sequestrato il telefonino di Rungo e vi hanno trovato il video della tortura. Un filmato inquietante dove si sentono anche le voci degli indagati: «Però il video mentre che gli fai la tigna (gli radi i capelli, ndr) era bello». Il giovane legato mani e piedi in una sedia era additato come «traditore». «Tutte le sere che mancavano le dieci euro, le venti euro in più di volta in volta, dieci minuti prima mi facevo i conti e mi mancavano quindici euro», diceva uno di loro. Il pusher è stato costretto anche con schiaffi e spintoni a auto-offendersi: «Dimmelo, dillo sono un poco di buono dillo, dillo, testa di minchia… dillo, sto parlando con te […] ti devi stare in silenzio, dimmelo che sei un poco di buono […] dillo sono sbirro poco di buono e traditore». Il giovane ha cercato di resistere ma poi stanco ha ripetuto quelle frasi davanti alla telecamera del cellulare: « Va bene sono sbirro, sono sbirro».
I tre sono in carcere dalla scorsa settimana. Nell’interrogatorio di garanzia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L’avvocato Francesco Marchese, difensore di Rungo, non ricorrerà al Riesame. Gli altri due legali, gli avvocati Salvo Centorbi e Santi Campione, stanno ancora valutando.