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Le tensioni tra i cursoti-milanesi e la vendetta del boss detenuto: «Appena esco gli scippo la testa»

In una telefonata volano accuse nei confronti del defunto Saretto Pitarà, che era nella cerchia dei fidati dei mafiosi che conquistano 40 anni fa la Milano da bere

Laura Distefano

09 Luglio 2025, 22:14

blitz

Un pentito ha raccontato che quando Nuccio Miano, fondatore dei cursoti milanesi assieme al fratello Jimmy, seppe nel 2020 della sparatoria del viale Grimaldi 18 divenne furioso. Dal carcere sarebbe partito l'ordine di “posare” Carmelo Distefano poiché si era messo contro i Cappello, che per anni erano stati alleati nelle guerre di mafia. Il vecchio boss, quindi, avrebbe deciso di mettere in panchina Carmelo, fratello di Francesco 'pasta ca sassa, e figlio di Tano 'sventra, uno dei più fidati uomini di Miano. Ma un altro mafioso storico del clan era Saretto Pitarà, 'u furasteri, anche lui nella cerchia dei fidati dei mafiosi che conquistarono quarant'anni fa la Milano da bere.

Nel frattempo 'u furasteri è morto (per cause naturali) e i Distefano sono rimasti sul podio. I carabinieri dopo aver eseguito il blitz Centauri nel 2021 hanno continuato a seguire le dinamiche all'interno del clan. Nello stesso anno Francesco Distefano è uscito dal carcere per motivi di salute ottenendo la misura alternativa dei domiciliari a casa in Piemonte da alcuni parenti (attualmente però è tornato in cella). Ciccio 'pasta ca sassa, si è scoperto da alcune conversazioni captate, non avrebbe gradito le decisioni guerrafondaie del fratello, nel frattempo finito dietro le sbarre per duplice omicidio (sta affrontando il processo d'Appello). Ma nemmeno il carcere è riuscito a bloccare le comunicazioni. Carmelo Distefano ha continuato a contattare gli affiliati esterni e detenuti. E tra quest'ultimi anche alcuni parenti del defunto Pitarà, che avevano deciso di schierarsi con i “Pasta ca sassa” invece che con i cugini Giuseppe e Christian Licciardello. Il 26 febbraio 2022 Distefano ha discusso animatamente con Gabriele Piterà (entrambi detenuti e coinvolti nell'operazione Cerbero di fine giugno).

Ed è volata qualche parola di troppo nei confronti del “vecchio” boss defunto, Rosario Pitarà. «il vecchio, il vecchio mi ha tradito fino alla fine a me…», diceva Gabriele Piterà. E Distefano rincarava la dose: «Cose storte ne ha fatte… io al vecchio non ho voluto fare discussioni perché era malato, perché quando vedeva a me il vecchio si metteva con due piedi dentro una scarpa». Ma le accuse maggiori i due interlocutori le hanno riservate ai figli di Pietro Licciardello, Giuseppe “peppolino” e Christian “Merluzzo. Distefano li ha accusati di non averlo mantenuto in carcere e di non aver onorato un pagamento di 2.000 euro che gli era dovuto per la vendita di uno scooter. Il boss è arrivato a dire che appena fuori gli toglierà tutto. «Cugino quanto voglio bene a te sono cattivi, non solo non mi pensano… anche i miei soldi si vogliono …perché io mi sono mosso, io gli ho liberato il quartiere cornuti e sbirri che sono… non potevano dire neanche “pio” (non avevano voce in capitolo, ndr) …omissis …ti giuro sopra la vita dei miei figli, il primo che trovo… se esco io gli scippo la testa… il primo che trovo che gli da un colpo di legno per me glielo faccio dare nelle corna sulla vita». Piterà però si impegnava a far avere il denaro al detenuto: «Ora ci chiamo io… ora io glielo dico vediamo che mi dice… ». Ma le tensioni erano davvero alle stelle.